Roma. Salva – banche, Pd sotto assedio. Alle urne rischiamo una strage

pd partito democratico«COSA succede fuori? Sono qui da stamattina…». Basta questa frase – praticamente in fotocopia – a dare il quadro di ciò che succede a Montecitorio sponda Pd. È vero che la seduta domenicale della commissione bilancio era già fissata, ma l’assedio di grillini e risparmiatori inferociti spinge i parlamentari democratici a lambiccarsi il cervello per trovare una soluzione che dia un po’ di sollievo a chi, avendo incautamente investito nelle
bad bank (Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara e CariChieti), ora rischia di perdere tutto. Di qui una riunione che si prolunga fino a sera inoltrata ma senza sciogliere il nodo.

IL CLIMA di caccia all’uomo non aiuta a governare la confusione, anche perché sai che – nella migliore delle ipotesi – lascerai la gente furibonda: «Il governo è favorevole alla costituzione di un fondo di solidarietà – avverte il viceministro Morando – dove convergano una parte di risorse pubbliche, minoritarie, e una quota maggioritaria di risorse delle banche, mantenendosi entro i paletti Ue». In ballo ci sono 120 milioni: ciò significa che quel che troveranno, se tutto va bene, gli italiani che dalla sera alla mattina hanno visto volatilizzarsi i propri soldi, sarà un terzo di quanto perso (300-350 milioni in tutto). Una bella grana per il Pd, visto che la maggior parte di questi obbligazionisti vive nelle cosiddette ‘regioni rosse’. Tanto che alcuni al Nazareno la mettono giù piatta piatta: «È chiaro che tutto ciò si può ritorcere contro il partito. Se si votasse domani, sarebbe un brutto colpo», dicono i renziani.
Più del giorno festivo, dunque, potè la preoccupazione. In parte per le sorti dei risparmiatori, in parte per le proprie. Non è sfuggito a nessuno che Maria Elena Boschi abbia scelto Ercolano per sostenere l’iniziativa ‘Italia coraggio’: tira un’ariaccia per lei, in questi giorni, ad Arezzo. Vero è che le colpe dei padri non dovrebbero ricadere sui figli, ma al suo faceva capo la Banca Etruria, la cassa cioè di un pezzo di Toscana. Né par casuale che – garantendo un ombrello governativo – Renzi tra le righe ammetta l’errore: «La vicenda dei subordinati non è facile, ma cercheremo di aiutare queste persone». Anche lui, raccontano, è stato bombardato di telefonate, sms, mail di protesta al pari di ogni parlamentare delle zone interessate. Con il malcontento, cresce la preoccupazione dei dirigenti Pd. Avverte il bersaniano Zoggia: «Noi democratici dovremmo avere una politica molto attenta a determinate fasce della popolazione, tra cui quella dei piccoli risparmiatori. Il decreto Salva-banche del governo non sembra andare in questa direzione». Messo con le spalle al muro dall’Europa, il premier – che pure rivendica l’intervento «per salvare banche, dipendenti e correntisti senza usare soldi pubblici» – non ha fatto distinzioni tra azionisti e piccoli risparmiatori, tra chi investe 5mila, 10mila, 20mila euro e chi si muove sull’ordine dei milioni. È ciò che gli rinfacciano i suoi elettori colpiti nel portafoglio. «Forse nessuno al governo – incalza il senatore Fornaro – era consapevole che le obbligazioni subordinate venivano vendute come un prodotto al supermercato».

UNA BRUTTA tegola che cade in un periodo piuttosto complicato, con la crescita che non arriva e la disoccupazione che aumenta. Le amministrative alle porte, ovviamente, aumentano la fibrillazione in un partito che sente il fiato di Grillo sul collo: non stupisce che a spendersi di più per trovare un rimedio sono i parlamentari delle zone colpite. «C’è spazio per una soluzione che dia sollievo ai risparmiatori», assicurano i renziani Donati e Parrini. Con il primo a raccontare le angosciate telefonate fatte da toscani anche non direttamente coinvolti nella vicenda. Il bluff delle banche che non possono fallire è oramai scoperto: «Non riesco a capire – sospira Fornaro – come si sia lasciata marcire la situazione di questi quattro istituti per un periodo così lungo». Ma è andata così e ora il Pd rischia di pagare il conto.
«È chiaro che tutto ciò non aiuta il partito – rilancia Zoggia – ed è strano: Renzi è stato sempre attento al consenso popolare».

Il corriere della sera