Per la seconda volta in cinque anni la Roma americana di James Pallotta ha scelto un allenatore che, oltre alle qualità sul campo, avesse anche il «valore aggiunto» di riaccendere la passione in una tifoseria delusa: prima Zdenek Zeman e adesso Luciano Spalletti. Il boemo portò molti abbonamenti estivi, ma la sua seconda avventura naufragò tra rapporti interni logorati e le papere di Goicoechea. Zeman, intervistato ieri da Sky, ha ancora il dente avvelenato: «È la tipica situazione romana: Garcia ha fatto molto bene nel primo anno; nel secondo così e così; al terzo la squadra è in difficoltà.
Adesso si spera di andare meglio, anche se non sempre è così. Mi auguro che Spalletti sia la soluzione giusta, anche se ha lasciato la Roma perché non riusciva più a lavorare e penso che oggi alla Roma ci sono gli stessi problemi che c’erano quando se ne è andato. Nel mio caso non sono riuscito a lavorare secondo i miei principi ed è mancato qualcosa da parte della società. Dichiarano che vogliono vincere, che vogliono essere tra i migliori del mondo ma vendono i migliori. Cosi non ci arriveranno mai». Amen. Luciano Spalletti sarà più forte di questa nuvola nera che aleggia da sempre sopra Trigoria? Lo dicono in tanti – anche tra queli che hanno vestito la maglia giallorossa o che sono stati sulla panchina – che manca la giusta cultura del lavoro. momento della formazione giallorossa. È una verità o una leggenda metropolitana? Lo diranno soltanto i risultati, a partire dalla sfida di domenica contro il Verona.