Roma. Sparò ai ladri, condannato a risarcirli Muore d’infarto: «Colpa del verdetto»

pistolaAVEVA soltanto 62 anni e un macigno sul cuore. E proprio il cuore ha deciso di non poterlo sopportare. Ermes Mattielli è morto ieri nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Vicenza. L’altra sera il malore, ieri la fine in qualche modo «annunciata». Ermes Mattielli era un robivecchi, raccoglieva metalli e oggetti usati nella zona di Vicenza e poi tornava nella casa di Arsiero dove, a lungo, aveva vissuto con la mamma poi scomparsa. «Una vita tranquilla, onesta. Una vita come quella di tanti italiani che faticano, lavorano e non diventano famosi». Invece Mattielli è diventato un nome conosciuto, purtroppo per lui. Nel 2006, di notte, sentì rumori provenire dal suo magazzino e scese a vedere. Sorprese due rom intenti a rubare le povere cose accumulate con fatica. Fece fuoco. Il mese scorso è stato condannato per tentato omicidio a 5 anni e 4 mesi di carcere e a rifondere i due malviventi con 135.000 euro. Una cifra impensabile per l’artigiano, una somma che non ha mai visto nella vita. La sentenza del Tribunale di Vicenza aveva destato molte polemiche e grande solidarietà nei confronti di Mattielli. Sono nati comitati spontanei, sono partite raccolte fondi. Non soltanto sponsorizzate dalla Lega di Salvini che ha «sposato» il caso, ma anche da semplici cittadini.
«Il sindaco di Arsiero, dopo la condanna, gli aveva scritto una lettera di appoggio e solidarietà», racconta Gianantonio Vettori, consigliere comunale del centro del Vicentino. In paese parlano in pochi, tutti chiusi nella riservatezza di queste terre. Tutti lo conoscevano e tutti, adesso, lo piangono. «Era una persona tranquilla che faceva una vita tranquilla e riservata – ricorda Vettori – anni fa un incidente aveva provocato l’amputazione di una gamba. La nostra comunità è colpita profondamente da quanto è avvenuto. Sappiamo bene quanto lui si fosse sentito “attaccato“ in casa sua, per questo aveva reagito». «Credo – aggiunge il consigliere comunale – che i giudici siano andati pesanti. Non hanno tenuto conto che si trattava di una persona che non ha mai avuto problemi con nessuno».

MATTEO SALVINI è durissimo e parla di «morte di Stato» mentre «Renzuccio va saltellando». In sintonia, Maurizio Gasparri e Giorgia Meloni accusano i magistrati autori del verdetto contestato. Però lo choc è trasversale e non porta solo vessilli politici. Arriva a toccare i poliziotti del Coisp che spendono parole di pietra affermando che «quest’uomo è stato una vittima, prima della violenza altrui e poi di un sistema che non trova il modo di curarsi dei bisogni e delle necessità reali dei cittadini».

Resto del Carlino