Roma. Tronca debutta con assist del Papa “mi da la forza per andare avanti”

PAPASBARCA nella Capitale di prima mattina lasciandosi alle spalle le emozioni di Expo. Niente vertigini dopo il gran finale con Mattarella. In valigia orgoglio, tenacia e senso delle istituzioni. Ad accoglierlo trova una Roma sfacciata e suadente: sole a 22 gradi, lo splendido affaccio dal balcone sui Fori, l’appuntamento col Papa al cimitero del Verano, la notizia di risorse per 300 milioni in arrivo dal governo per emergenza e ripresa.
È un frullato niente male la prima giornata romana del commissario prefettizio Francesco Paolo Tronca. Quasi un condensato dei mesi che verranno. Non fosse per l’esperienza da pompiere, maturata in cinque anni alla guida del Dipartimento Vigili del Fuoco – Soccorso pubblico – Difesa civile, ci sarebbe da montarsi la testa. Ma lui, l’uomo scelto da Renzi per il dopo-Marino, non è tipo da perdersi nell’anticamera delle sfide.
Per uno di quegli scherzetti della burocrazia il commissario assume i poteri di legge dal prefetto Franco Gabrielli, che è il commissario straordinario per il Giubileo, ma anche l’uomo che da Tronca ricevette il testimone della Protezione civile il 13 novembre 2011, nei giorni del tracollo berlusconiano e dell’uscita di scena di Guido Bertolaso. Poi l’altra stagione vissuta insieme, quella della Costa Concordia. Nessuno dei due è naufragato.

ECCOLI qua. Si ritrovano sul Tevere in quest’autunno della Capitale, prefetti di una primavera anticipata da provocare a suon di atti. Tronca reggerà l’impatto? «Lo scopriremo solo vivendo…», la butta sul musicale Gabrielli, tanto per non zavorrare la strada del collega definito «ottima scelta».
Ricevuto ufficialmente l’incarico, Tronca si trasferisce in Campidoglio e non resiste all’educato saluto dall’alto: «Buongiorno e buona domenica» dice ai giornalisti e ai romani che stanno di sotto nella salita Sisto IV. Poi si rintana a colloquio con il segretario generale del Comune Serafina Buarné e il vicesegretario Luigi Maggio. Tre ore di lavoro ad alta intensità. «Ho dato un’occhiata alle priorità. E ora le metabolizzo» dice il neo commissario uscendo dal Campidoglio. Il ruolo è nuovo anche per lui che pure in carriera ne ha viste parecchie. Ma commissario in un capoluogo mai: solo a Lesmo e Vizzolo Predabissi.

L’UOMO che ha sterilizzato Expo a suon di interdittive antimafia percorre le strade malconce della Capitale in direzione Verano. Indossa la fascia tricolore per accogliere il Papa che a Philadelphia ha aperto la prima voragine sotto Marino. Stretta di mano prima della funzione. E colloquio doppio. Prima e dopo i sacramenti. Con inchino d’esordio, anteprima della serie giubilare. «Bellissime parole di benvenuto e di forza per andare avanti», afferma il commissario. Ora aspetta le consegne di Renzi. Incontro a breve? «Spero di sì, ma non ho alcun appuntamento per domani» quasi si lamenta. Dopo otto ore a Roma già non sembra più il marziano di Expo. «È una sfida, vedremo quello che riuscirò a fare» promette. Una cosa l’ha subito capita e dichiarata. Senza ‘squadra’ la partita non si vince. E di questo ha parlato con Gabrielli a palazzo Valentini. Servono una cabina di regia e una decina di attori di qualità. Tutti di alto profilo. Primi nomi? Quelli che già circolano: l’ex assessore Alfonso Sabella per la legalità; il soprintendente del Teatro dell’Opera, Carlo Fuortes alla cultura; il presidente del Coni, Giovanni Malagò per Roma olimpica; l’ex direttore operativo di Italferr, Marco Rettighieri, ai trasporti; la dirigente di Expo, Gloria Zavatta, per rifiuti e decoro urbano. Tronca tace e valuta. Mai sbagliare la prima mossa.

La Stampa