Roma. Unioni Civili, democratici spaccati. Alt dei 5 stelle: La legge non si cambia

logo-movimento-5-stellePIÙ si avvicina la data in cui la legge sulle unioni civili approderà nell’aula del Senato, il 26 gennaio, più si complica la partita. Rischia di saltare il fragile equilibrio trovato sul punto più controverso della legge, la
stepchild adoption (possibilità di adottare il figlio biologico del partner). Per i cattolici dem e per quelli presenti negli altri partiti della maggioranza (Ncd, soprattutto, ma pure Popolari-Demos), oltre che per l’opposizione di centrodestra (Gasparri, Salvini), la pratica è considerata come «l’anticamera dell’utero in affitto».
Un fronte che s’ingrossa, quello dei contrari alla legge, in tutto o in parte, che ha già messo in allarme i sostenitori del ddl Cirinnà, convinti che invece la legge vada approvata così come è uscita dalla commissione Giustizia.
I dubbi e le incertezze di chi teme aperture verso la maternità surrogata sono tornati a galla con nuove ipotesi di mediazione. La senatrice (fiorentina e renziana) Rosa Maria Di Giorgiha messo a punto, con altri senatori catto-dem, «correttivi» per attenuare la stepchild adoption e sostituirla con l’«affido rafforzato» (consente al convivente di occuparsi del figlio del compagno e la possibilità, ai 18 anni, di passare all’adozione vera). Ma così verrebbe smantellato l’attuale ddl. La relatrice, Monica Cirinnà, fa sapere che si opporrà a qualsiasi cambiamento contando su quella «strana» maggioranza che già in commissione aveva detto sì al suo testo (Pd+Psi+M5S+Sel+ex M5S) e il senatore grillino Alberto Airola ripete che i 5 Stelle sono pronti a votare il ddl in aula purché non cambi di una virgola.
Ma se il premier ha ribadito più volte che la partita è tutta parlamentare), proprio per circoscriverne i contraccolpi politici dentro la maggioranza, anche i laici di Ncd (Cicchitto) e Sc (Della Vedova) invitano i cattolici ad «evitare chiusure ideologiche».
Dentro il Pd, i senatori bersaniani Guerra e Gotor lanciano un altolà ai colleghi cattolici e confermano il loro sì al ddl Cirinnà «così com’è». E il sottosegretario alle Riforme, Ivan Scalfarotto, li rassicura: «non c’è alcun cambio di rotta, sulla stepchil adoption, la linea resta quella».

Corriere della Sera