Roma. Unioni civili, dubbi di Renzi sull’esito: «Ma una legge va fatta, e non ci sarà uno stralcio»

matrimonio-gayROMA Con i senatori a lui vicini Matteo Renzi è determinato: «Nessuno stralcio della stepchild adoption», chiarisce il premier per far capire anche ai più dubbiosi che non si può continuare a «giocare» sulla «pelle degli altri», a «giocare» su una legge «da Paese civile», che interessa una parte degli italiani. «È una questione di serietà, quindi si vada in Aula», spiega per motivare il suo «no» alla richiesta di quanti, cattolici del Partito democratico in testa, chiedono di mandare in Aula il testo Cirinnà senza la parte che riguarda la stepchild adoption. Ergo, non è pensabile presentare il testo della legge sulle unioni civili monco di una sua parte. Non è vero perciò che Palazzo Chigi voleva o vuole lo stralcio. «Si va in Aula e si vota, non esistono altre opzioni», avverte il presidente del Consiglio. È ovvio che il governo non interviene su questa materia. Né interverrà. Tant’è vero che con i collaboratori Matteo Renzi ragiona in questi termini, senza pallottoliere: «Sinceramente non so come finirà in Aula, con il voto segreto, e non so come alla fine voteranno non solo i nostri, ma anche quelli di Forza Italia, o i grillini che, pubblicamente, dicono di essere d’accordo. Però una legge va fatta senza meno, non possiamo continuare così». Dunque, si va avanti, anche se il Partito democratico non si presenterà unito alla conta sulla stepchild adoption. È un rischio che il leader è disposto ad assumersi. Tanto, alla fine, il dissenso all’interno del Pd non sarà esteso come appare oggi.

Il Corriere della Sera