Roma. Unioni civili, nuovo rinvio: il Pd ancora diviso. Berlusconi: “Votiamo no”

BerlusconiDopo il vertice a Palazzo Chigi nel quale Matteo Renzi ha annunciato che il Parlamento “avrà piena libertà di coscienza” sul tema spinoso della stepchild adoption, riprende, in maggioranza e all’opposizione, il dibattito sulle Unioni Civili. Berlusconi contrario. Riunione in serata della ‘bicameralina Pd’, presieduta dalla responsabile Diritti del Nazareno, Micaela Campana, e composta da 10 parlamentari, 5 deputati e 5 senatori.

Berlusconi contrario al ddl Cirinnà. “Inutile dire – ha dichiarato Silvio Berlusconi alla riunione dei gruppi Fi a Montecitorio – che una cosa sono le unioni civili, alle quali siamo favorevoli e per le quali abbiamo anche presentato una proposta di legge. Altra sono le previsioni del progetto di legge Cirinnà”. Il terreno è di quelli scivolosi, perché si tratta di diritti della persona. E Forza Italia resta ancora un partito liberale. Silvio Berlusconi prova così a evitare che il tema delle unioni civili, con la “contestata” norma sulla stepchild adoption, diventi nuovo terreno di scontro nel suo partito ormai diviso in fazioni.

Alla fine si è deciso: libertà di coscienza, ma Forza Italia voterà contro il progetto di legge presentato dalla senatrice del pd. Con un distinguo, che durante la riunione è stato ribadito dallo stesso Berlusconi: Fi resta favorevole alle Unioni Civili.

Nelle ultime ore molte sono state le pressioni sul leader azzurro perché si prendesse una posizione netta rispetto al provvedimento: chi per sensibilità verso le indicazioni del mondo cattolico, chi per uniformarsi alla linea degli altri alleati di centrodestra, Lega e FdI.

Non è escluso, tuttavia, che qualcuno sia alla Camera che al Senato (dove il voto ‘pesa’ di più) non decida comunque di schierarsi secondo coscienza. Tra gli esponenti di Fi, in passato, c’era già chi aveva dichiarato di essere a favore del provvedimento, come Stefania Prestigiacomo e Michela Vittoria Brambilla.

È dibattito nel Pd. La linea ufficiale del Pd è di votare il testo, ma le posizioni all’interno del partito restano ancora distanti. I cattolici dem restano fermi sull’intenzione di proporre in aula l’affido rafforzato. L’area pro-stepchild adoption non accetta invece passi indietro sull’articolo 5. Nel partito democratico sta quindi crescendo in queste ore la consapevolezza che la strada della mediazione è ormai in salita, che “avvicinamenti non sembrano praticabili”, ma che allo stesso tempo occorre mandare all’esterno un segnale di “unità sul metodo”: e cioè ribadire che tutti vogliono andare avanti con la legge perchè non è il Pd che vuole mettere in discussione le unioni civili.

E in serata durante la riunione alla quale hanno partecipato una quarantina di senatori del Pd, i cattolici dem hanno chiesto che il partito non prenda alcuna posizione sul tema della stepchild adoption e ribadito che nel Paese è forte la domanda di uno stralcio sulle adozioni. Del resto il premier Renzi da tempo ha dato libertà di coscienza ma la linea che per ora viene ribadita è quella del no allo stralcio e di cercare ancora una mediazione sulla stepchild (si lavora ancora per circoscriverla) per avvicinare i centristi ed evitare di dipendere dai Cinque stelle.

L’appello delle deputate dem a votare il testo. Ribadiscono la posizione congressuale del partito le deputate dem Anna Rossomando e Valeria Valente. “Basta rinvii sulle unioni civili – hanno detto – Il segno che sin qui ha premiato questo governo, è stato la capacità di confrontarsi, ma poi di decidere. Le condizioni per decidere ci sono, ora dobbiamo fare quest’ulteriore sforzo”. “L’ipotesi di uno stralcio della cosiddetta stepchild adoption, ovvero la possibilità di adottare i figli del proprio partner, sarebbe un grave errore – spiegano le parlamentari democratiche – Superiamo gli steccati ideologici, preoccupandoci per davvero e in via prioritaria di tutelare i minorenni e i legami affettivi, attraverso questo nuovo istituto giuridico che comunque prevede il vaglio di un giudice, senza alcun automatismo”. “Con la stepchild adoption, più che riconoscere un diritto alla genitorialità, si afferma il dovere alla cura dei minorenni”.
Il voto slitta. Si è deciso durante la capigruppo di posticipare l’arrivo in Aula del ddl sulle Unioni Civili di due giorni. Il provvedimento approderà a Palazzo Madama il 28 gennaio. Prima ci sarà il voto sulle riforme e subito dopo il Pd farà partire i comitati per il sì, con l’obiettivo di allargare il campo anche alle altre forze della maggioranza e di portare dalla propria parte imprenditori ed esponenti di prima linea della società civile.

SCHEDA: Che cos’è la stepchild adoption (a cura de ilFamiliarista.it)

Anche la mobilitazione delle associazioni Lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) si sposta al 28 gennaio nei pressi del Senato, in contemporanea con l’inizio del dibattito al Senato.

I rischi per la maggioranza. Nel Pd sono

una trentina i senatori che hanno già detto no alla stepchild, ma c’è la probabilità che la minoranza dem e i Cinque Stelle nel segreto del voto possano sfruttare le divisioni interne per mandar sotto la maggioranza.

La Stampa