Roma. “Vertice sulla Libia”. Renzi: negoziati, serve una scossa

Matteo RenziA METÀ dicembre Roma potrebbe essere crocevia della diplomazia sulla Libia come Vienna lo è per la Siria. A dirlo è Matteo Renzi: «Un intervento in Libia – ha detto ieri alla presentazione del libro di Bruno Vespa – non è un tema all’ordine del giorno, almeno per il momento. Ma il governo italiano sta cercando di costruire le condizioni perché Roma possa ospitare un evento sulla Libia come quello che Vienna ha ospitato sulla Siria».
All’incontro ci dovrebbero essere le parti in causa, gli attori regionali (Egitto, Algeria, Emirati, Tunisia, Turchia, Qatar) più Italia, Usa, forse Francia. Cala una carta importante il premier, per cercare di dare una scossa al processo negoziale in Libia. Con la Nato, che anche ieri, per bocca del segretario generale Jens Stoltenberg, ha negato ogni ipotesi di nuovo intervento in Libia, la patata bollente tocca a noi. Renzi – che vuole invece evitare un impegno in Siria – lo sa bene e lavora alla conferenza e intanto conferma tutti gli impegni militari italiani all’estero.

IERI L’Italia ha ribadito, nell’incontro tra il segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli esteri Paolo Gentiloni, che il nostro contingente in Afghanistan rimarrà per tutto il 2016: saranno 900 uomini, ad Herat.
Il rinnovato attivismo italiano sulla Libia è motivato anche dalle notizie che vengono da Sirte. «Stiamo osservando con attenzione la Libia per le infiltrazioni jihadiste. Siamo preoccupati» ha detti ieri il ministro della Difesa, Roberta Pinotti. «Un gruppo di jihadisti è giunto a Sirte dalla Siria e dall’Iraq, per unirsi all’Isis in Libia, sono partiti da Raqqa ed arrivati circa tre giorni fa sulle coste libiche a bordo di imbarcazioni» hanno detto all’agenzia
Ansa «fonti libiche concordanti».

DI SICURO in Libia operano almeno un migliaio di jihadisti tunisini: poco meno di un terzo delle forze dell’Isis in Libia. Nei giorni scorsi il ministero degli Esteri tunisino ha anche fornito ai libici una lista di 44 di loro, con nomi, cognomi e foto. Ma andare a prenderli sarà impossibile se non nasce un governo di unità nazionale in Libia. Che per ora resta una finzione, anche se oggi il premier incaricatoFajez Serraj vedrà a Tunisi i membri del suo consiglio presidenziale. Il fatto è che ieri il Congresso di Tripoli – filoislamista – ha rigettato la bozza dell’accordo, e il parlamento di Tripoli ha rinviato ancora il voto sul testo. Quella che monta tra Tripoli e Tobruk è la ricerca di una soluzione ‘tra libici’ per la quale potrebbero vedersi nei prossimi giorni i capi dei due parlamenti. Nell’assenza di un governo nazionale, Isis ha così rispolverato il piano di attacco ai pozzi della Cirenaica. Un piano che preoccupa Tobruk, e infatti ieri postazioni dell’Isis a Sirte sono state colpite da un raid dell’aviazione lealista.

Il Corriere della Sera