Roma. Vittime di smog, è scontro “Il nesso non è dimostrato”

smogLO SMOG ci costa decine di migliaia di morti all’anno. A dirlo sono fonti ufficiali come un progetto finanziato dal ministero della Sanità e l’Agenzia europea per l’ambiente. Ma a far rumore nel mondo politico è stato un post sul blog di Beppe Grillo.
«Il 2015 – aveva scritto – si chiuderà secondo l’Istat con 68mila morti in più rispetto al 2014. Come ai tempi delle grandi guerre. Le città italiane vivono sotto l’assedio di nemici silenziosi. Lo smog sta rendendo le città italiane sempre più simili a Pechino. L’inquinamento ci avvelena, avvelenano i fumi dell’Ilva, avvelena la diossina che fuoriesce dagli inceneritori, avvelena l’acqua che beviamo che scorre in tubature d’amianto». A sostegno, Grillo aveva citato lo studio del demografo Gian Carlo Blangiardo, che parla di un innalzamento della mortalità di 68mila unità nel 2015, ma – attenzione – non per cause ambientali. «L’incremento delle morti – chiarisce lo studioso – c’è stato eccome. Ma di qui a imputare la causa solo all’inquinamento ce ne vuole. Ci sono invece un mix di motivi tutti fondanti. Primo l’invecchiamento della popolazione, poi il crollo delle vaccinazioni e la crisi del sistema sanitario nazionale. E poi anche l’inquinamento».
ANCHE l’Istat, ieri, ha negato che l’aumento di mortalità su base annuale sia semplicisticamente attribuibile a quello. Ed è ovvio che non potrebbe perché di inquinamento si moriva anche prima, e non si è iniziato all’improvviso, dal 2015. «Serve cautela – spiega l’Istat – per diversi motivi. Intanto l’andamento mensile dei decessi nel 2015 appare meno eccessivo se confrontato con il 2012, il 2013 e il 2014. La stima di un aumento di circa 68mila decessi a fine 2015 si basa poi su un’ipotesi di mantenimento del tasso di crescita registrato nei primi 8 mesi anche sui 4 mesi restanti dell’anno, tale ipotesi potrebbe invece essere smentita qualora si registrasse una stabilità o addirittura un calo nel numero dei decessi, come altre volte già avvenuto».
VA PERÒ detto che i dati ufficiali relativi alle morti anticipate per smog sono anche peggiori dei 68mila citati da Grillo. Lo afferma nettamente l’Agenzia Europea dell’Ambiente, che in uno studio presentato a novembre parla di 84.400 morti anticipate (persone che spesso avevano altre patologie e che, per effetto degli inquinati sul sistema cardiocircolatorio, si sono aggravate e sono morte) in Italia, delle quali 59.500 per polveri sottili, 21.600 per biossido di azoto e 3.300 per l’ozono troposferico.

SECONDO il progetto CCM Viias, finanziato dal Centro Controllo Malattie (CCM) del Ministero della Salute e coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, con la collaborazione di Università, Arpa e centri di ricerca lo smog è invece responsabile ogni anno in Italia di 35.375 decessi, dei quali 21.524 solo per il particolato fine (Pm 2.5), pari al 7% di tutte le morti, esclusi gli incidenti. In termini di mesi di vita persi, questo significa che l’inquinamento accorcia mediamente la vita di ciascun italiano di 10 mesi; 14 per chi vive al Nord, 6,6 per gli abitanti del Centro e 5,7 al Sud e isole. E queste sono indagini epidemiologiche serie, non polemica politica che estrapola cifre all’ingrosso e le usa come clave.

La Stampa