In un’era dominata dai feed di Instagram e dalle notifiche di TikTok sotto l’albero, c’è chi prova a riportare le lancette dell’orologio indietro nel tempo, quando la magia delle feste aveva il sapore semplice di farina e zucchero e la messa di mezzanotte era l’unico “after party” concesso. Frida Vasini, la celebre “azdora” nota al grande pubblico per le sue apparizioni televisive nel salotto di Antonella Clerici su Rai 1, lancia un vero e proprio tour culturale e gastronomico in Romagna. Obiettivo: salvare dall’oblio le tradizioni culinarie più antiche, dagli strozzapreti dolci ai cappelletti col cedro candito.
La missione di Frida non è una mera operazione nostalgia, ma una difesa dell’identità territoriale. “Stiamo vivendo una sorta di sradicamento che ha affievolito il nostro senso di appartenenza”, spiega la cuoca romagnola. “Ecco perche’ raccontarlo significa riappropriarci un po’ di quella romagnolità perduta. Perche’ come diceva Jean Lèon Jaurès la tradizione non consiste nel mantenere le ceneri, ma nel mantenere viva una fiamma”. E per tenere accesa questa fiamma, Vasini scende in piazza incontrando le nuove generazioni.
Il primo appuntamento è fissato per venerdì prossimo, 12 dicembre, al Brienz Xmas Village di Bellaria Igea Marina. Alle ore 16.30, l’azdora guiderà un laboratorio per bambini insegnando loro a preparare una merenda ormai scomparsa dalle tavole moderne: gli strozzapreti dolci, un impasto povero di farina, latte e zucchero, guarnito con una glassa. “Impareremo vecchi trucchi dei nostri nonni”, assicura Frida, che porterà il suo storytelling anche a Forlì. Nel capoluogo, all’interno del “Magico Borgo di Natale”, sarà protagonista il 4 e il 6 gennaio con show cooking dedicati alla piadina dolce fritta e alle cantarelle.
Al centro del racconto c’è la storia sociale della Romagna, quella terra passata dalla miseria al benessere grazie all’ingegno. “Perche’ è grazie alla fame di quegli anni che oggi possiamo assaporare il benessere”, sottolinea Vasini. “Quella fame ci ha dato la spinta per costruire il nostro impero romagnolo. Senza tecnologia, la socialità era tutta fisica: la messa del 24 dicembre, le carrube dei cavalli al posto dei dolci, le infinite partite a carte”.
Il tour è anche l’occasione per fare chiarezza su alcuni “dogmi” della cucina locale, a partire dal re della tavola natalizia: il cappelletto. “Sulla riviera, diciamolo una volta per tutte, i cappelletti erano soltanto quelli col formaggio”, precisa l’esperta. “La carne non era mica per tutti, quella la mangiavano solo i più ricchi”. Frida cita una ricetta storica depositata alla Biblioteca Malatestiana di Cesena per svelare un dettaglio sorprendente sui cappelletti dei signori di un tempo: nel ripieno, oltre a formaggio, petto di cappone e lonza, c’era il cedro candito. “Un ingrediente che oggi è letteralmente scomparso dalle nostre ricette”, conclude Vasini, pronta a impastare e raccontare per non dimenticare chi siamo.













