
(ANSA) – ROMA, 01 NOV – ”Abbiamo trasformato dei banditi in
eroi? Dico di no, definitivamente, abbiamo solo raccontato un
pezzetto di storia”. Giusto vent’anni fa, era il 31 ottobre del
2002, usciva nelle librerie italiane un libro che sarebbe stato
destinato a cambiare le regole del gioco e non solo nella
letteratura: Romando Criminale. L’autore, Giancarlo De Cataldo,
aveva letto 50 mila pagine di atti processuali per raccontare in
quelle 600 pagine le gesta della Banda della Magliana a dieci
anni esatti dalla conclusione dei fatti a cui si ispirava il
libro. ”Il mio maestro Ugo Pirro mi aveva insegnato il
principio dello stravolgimento della storia e così pensai che i
cattivi, quelli sempre nello sfondo dei film western, potevano
diventare protagonisti. Quando il libro fu sottoposto
all’Einaudi 21 anni fa – ha raccontato De Cataldo in un incontro
alla Casa del Cinema di Roma dedicato alla ricorrenza – c’era un
comitato di fucilatori ad attenderlo con una domanda in
testa…’ma come la casa editrice di Calvino si è ridotta a
pubblicare gialli?”. Poi fu pubblicato e poi letto da Riccardo
Tozzi che ne volle fare un film (”quello che ho amato di più
nella vita”, dice oggi Tozzi) e Michele Placido (”non ho letto
tutto il libro io leggo poco”, ma mi venne facile”, spiega il
regista) si prese l’incarico di portare sul grande schermo
quelle pagine lanciando una generazione di attori sublimi nei
loro personaggi archetipici. Poi venne anche la serie. ”De
Cataldo, che è il nostro Ellroy italiano solo che è più
simpatico – ha detto Giorgio Gosetti, direttore della Casa del
cinema che fu il primo a premiarlo al Noir in festival – ha
preso il genere, ci è andato dentro ed ha utilizzato la realtà
per lavorarci in profondità. Un pò come aveva fatto Francesco
Rosi ne Le mani sulla città, è la stessa operazione. Si è
costruito un romanzo corale”. Un testo che ha segnato un punto
di rottura dal punto di vista della narrazione (”quando un
libro che diventa un classico ti fa guadagnare un sacco di soldi
è il massimo”, ha sottolineato l’editore che lo scoprì Paolo
Repetti per Stile libero di Einaudi), poi divenne un film con la
regia di Placido che ha lanciato metà degli attori del cinema di
oggi con Pierfrancesco Favino (il Libanese), Kim Rossi Stuart
(il Freddo), Claudio Santamaria (Dandi), Riccardo Scamarcio (il
Nero), Stefano Accorsi (il Commissario) e una vera “fucina” di
talenti del miglior cinema italiano di oggi: da Jasmine Trinca a
Anna Mouglalis, da Antonello Fassari a Stefano Fresi, da Elio
Germano a Massimo Popolizio, da Gianmarco Tognazzi a Brenno
Placido. Due i “camei” d’eccezione firmati dallo scrittore e dal
regista. Un film che ha portato anche sullo schermo un racconto
dal basso che è diventato poi di successo, ed infine ha
inaugurato la serialità italiana di qualità con Sky e la regia
di Stefano Sollima. Ma la storia non finisce perchè poi De
Cataldo ha scritto Suburra ed ora si sta girando la quarta
stagione per Netflix, dice Tozzi. Una storia che però non è
finita nemmeno nella realtà, come ha spiegato Miguel Gotor, nel
doppio ruolo di Assessore alla Cultura di Roma Capitale e di
storico contemporaneo: ”quella di Romanzo criminale è una Roma
che c’è ancora oggi, anche nel centro storico, dove la
criminalità controlla molti negozi, per questo appuntamenti come
questo hanno anche una funzione civile”. (ANSA).
—
Fonte originale: Leggi ora la fonte