Romeni evasi da Rebibbia, è ancora caccia all’uomo. E infuria la polemica

Schermata 2016-02-15 alle 18.24.47Il Dap: “Nel padiglione c’erano 300 detenuti e 9 agenti, tre per piano”. I sindacati attaccano: “Carenza di personale”. Gli avvocati dei fuggitivi: “Consegnatevi”.

Roma, 15 febbraio 2016 – Mentre continua la caccia ai due detenuti romeni evasi dal carcere di Rebibbia, infuria la polemica, politica e sindacale. I due criminali, di 28 e 33 anni sono evasi intorno alle 18.30 di ieri. Si chiamanoCatalin Ciobanu e Mihai Florin Diaconescu. Entrambi romeni, il primo è nato il 6 marzo 1983, il secondo il 28 ottobre 1988. Nessuno dei due ha una condanna all’ergastolo. Il primo è stato condannato, in via non definitiva, per omicidio. Il secondo ha invece una condanna definitiva per rapina, legata in particolare a rapine in villa, con fine pena nel 2021. Erano detenuti del reparto G11 del carcere romano. I due evasi avrebbero segato le sbarre del magazzino in cui erano impiegati come lavoranti, poi sarebbero passati nella zona passeggi e infine avrebbero scavalcato la recinzione e il muro di cinta. E’ questa la ricostruzione è del segretario del sindacato di polizia penitenziaria Cisl Fns Lazio Massimo Costantino. Una vera e propria evasione da film: i due detenuti si sarebbero addirittura calati dalla finestra con le lenzuola.

Oggi il Dap getta acqua sul fuoco: “Un eccesso di allarme per l’evasione di due detenuti non deve creare paura nella collettività, i nostri istituti sono sicuri”, ha detto Santi Consolo, capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria. “Sono consapevole – ha aggiunto – che c’è necessità di risorse e di personale e vanno potenziati sistemi di allarme moderni per evitare le evasioni”. Poi sottolinea: “Le informazioni provvisorie dicono che nel padiglione G11, dove c’erano circa 300 detenuti, gli agenti erano nove, tre per piano. Dobbiamo verificare quale era l’ordine di servizio e il livello di sicurezza”. Consolo ha quindi aggiunto che una verifica è in corso sui sistemi di allarme perimetrale: “Stiamo verificando come mai non c’è stato l’allarme, se i sistemi sono stati collocati a regola d’arte e se la manutenzione era adeguata”.

Ma il segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte, accusa: “Una pesante carenza di personale, che si associa a strutture fatiscenti e alla mancanza di strumenti adeguati di supporto alla vigilanza. Quanto accaduto a Rebibbia non ci sorprende”. E spiega: “È frutto di una sottovalutazione dello stato delle cose che denunciamo da tempo, per arrivare alla scorsa settimana quando, in una visita al carcere di Rebibbia, abbiamo realizzato un video reportage sulle condizioni difficili del lavoro del poliziotto penitenziario. Basta guardarlo per capire che quanto accaduto ieri non è frutto del caso, ma di una serie di condizioni che lo hanno reso possibile”.

Intervento anche del segretario generale della Uilpa Penitenziaria, Angelo Urso: “L’evasione dei due cittadini romeni da Rebibbia – dice – ripropone l’attualità del problema” sicurezza carceri “se due detenuti riescono a segare indisturbati le sbarre di un locale detentivo e arrampicarsi sul muro di cinta del carcere, scavalcandolo, senza che un sistema di videosorveglianza o di controllo umano riesca ad impedirlo, anche al di là di eventuali responsabilità da accertare, un problema evidentemente c’è”. E aggiunge: “Non si possono affrontare le questioni del carcere solo e soltanto in riferimento alla rieducazione e al trattamento. Queste materie, importanti, devono essere accompagnate da sistemi di videosorveglianza aggiornati, insieme a modelli organizzativi e operativi adeguati, gestiti da regole chiare e di certa applicazione”.

Oggi fra l’altro il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, rivela un nuovo episodio: “In una cella del reparto G12 ad alta sicurezza del carcere di Rebibbia questa mattina è stato rinvenuto un cellulare. Nella cella è detenuto un soggetto accusato di associazione di stampo mafioso e ritenuto vicino al clan Fasciani”.

Intanto i difensori dei due evasi lanciano l’appello: “Consegnatevi all’autorità giudiziaria e ponete fine alla vostra fuga“. L’avvocato Cristiano Brunelli dice: “Spero che Diaconescu si metta presto a disposizione delle autorità e delle forze dell’ordine – afferma l’avvocato Cristiano Brunelli -. Negli ultimi giorni era molto agitato per un residuo di pena che era arrivato, di ulteriori 2 anni e mezzo, ma non immaginavo una decisione simile”.

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