La tensione tra Stati Uniti e Ucraina torna a salire. Nelle scorse ore Donald Trump ha riacceso le polemiche definendo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky “il più grande venditore del mondo” e annunciando che non spenderà più alcun denaro per Kiev. Le dichiarazioni del tycoon arrivano a poche ore dall’annuncio dei colloqui in programma questo weekend a Washington tra delegazioni americane e ucraine sul processo di pace.

Trump ha precisato di aver parlato nuovamente con Vladimir Putin, ribadendo che “tutte le nostre conversazioni sono buone”, mentre le critiche a Zelensky proseguono, accusandolo di aver ottenuto vantaggi economici negli scorsi incontri alla Casa Bianca. Il presidente statunitense ha inoltre sottolineato che, d’ora in poi, le forniture militari all’Ucraina dovranno essere finanziate dai Paesi europei, confermando il precedente annuncio fatto il mese scorso.
Reazioni e polemiche diplomatiche
Le affermazioni di Trump contraddicono la versione ucraina e quella di fonti europee vicine ai negoziati, secondo cui negli ultimi dieci giorni ci sarebbero stati progressi significativi sul dossier delle garanzie di sicurezza per Kiev. Zelensky, in polemica con il vice presidente Usa JD Vance, ha smentito presunte concessioni da parte della Russia, chiarendo che ritirarsi da territori non controllati da Mosca non costituisce alcuna concessione reale.
Il portavoce della Cancelleria tedesca, Stefan Kornelius, ha ribadito che le trattative per la pace saranno lunghe, viste le complessità del conflitto, mentre Pechino ha smentito di avere in programma l’invio di forze di peacekeeping in Ucraina sotto mandato Onu.
Aggiornamenti sul terreno
Sul fronte militare, il ministero della Difesa di Mosca ha rivendicato la conquista di un nuovo villaggio nella regione di Dnipropetrovsk, al di fuori delle quattro zone rivendicate dalla Russia insieme alla Crimea.
L’attuale scenario mostra un conflitto sempre più complesso, con tensioni diplomatiche tra Washington e Kiev, aperture limitate da Mosca e un contesto internazionale in cui la strada verso la pace resta incerta e lunga.