Rugby: Parisse, non credo che l’Italia mi voglia ai Mondiali

(ANSA) – ROMA, 10 MAG – “Ho qualche dubbio, ho la sensazione
che non tutti siano d’accordo sulla mia presenza in squadra. La
prossima settimana, credo, verrà diramato il primo elenco dei
convocati, una quarantina di giocatori, e le voci che mi
arrivano non sono troppo rassicuranti”. Parole, in un’intervista
al magazine ‘All Rugby’ di cui è stata fornita un’anticipazione
all’ANSA, di Sergio Parisse, autentico monumento del rugby
italiano, che a settembre compirà 40 anni ed è ancora
competitivo ai massimi livelli. Non a caso, tra una settimana
guiderà il Tolone in un’ennesima finale europea, quella di
Challenge Cup (equivalente rugbistico dell’Europa League del
calcio) a Dublino contro i Glasgow Warriors.
    Se venisse chiamato dal ct, Kieran Crowley, Parisse
entrerebbe nella storia diventando il primo giocatore di rugby
ad aver disputato sei edizioni del torneo iridato. “Per me
sarebbe una cosa grandiosa giocare il sesto Mondiale – dice
Parisse -. Giocarlo con la maglia del mio Paese in quella che
ormai è casa mia, la Francia. Sarebbe fantastico, e permettetemi
di dire che lo sarebbe per tutto il rugby italiano, per la
nostra storia come movimento e non solo”. Ma allora perché la
sua presenza, ritenuta ingombrante, non sarebbe gradita? “La
penso diversamente. Penso all’entusiasmo che ho visto nei
ragazzi di Treviso quando siamo stati avversari nella semifinale
in Coppa – risponde -. Ho visto ammirazione nei loro occhi e
penso agli stimoli e alla passione che potrei trasmettere nei
mesi di preparazione. Sarebbe un peccato privare questo gruppo
di un apporto così. La mia presenza diminuirebbe le chance di
qualificazione in un gruppo con Namibia, Uruguay, Francia e
Nuova Zelanda? Davvero c’è qualcuno che pensa questo?”. E se
alla fine non venisse chiamato? “Penso che sarebbe una cosa
difficile da spiegare fuori dall’Italia. Quello che ho fatto e
ancora sto facendo è sotto gli occhi di tutti”. (ANSA).
   


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