La NOVAPORT Italia non esiste più. La società creata appositamente dal colosso russo dei cieli Novaport, nel tentativo di aggiudicarsi prima l’aeroporto di Rimini e poi quello di Ancona, è stata messa in liquidazione. Già da settimane è scattata la procedura. La notizia è comparsa anche su un sito web, e il manager riminese Andrea Delvecchio, messo dai russi a capo della società e da alcuni mesi amministratore delegato dell’aeroporto di Ancona, conferma: «E’ vero, la Novaport Italia è finita in liquidazione. Ma era un atto praticamente dovuto. La società è stata costituita nel 2014 per partecipare al bando per la gestione del ‘Fellini’, poi sfumata l’occasione a Rimini nel 2015 abbiamo tentato di rilevare lo scalo di Ancona. Falliti gli obiettivi, la società non aveva più ragione di esistere».
Ammetterà che chiudere Novaport significa ammettere la sconfitta…
«Lo dicono i fatti. A Rimini abbiamo perso il bando, vinto da Airiminum. Ad Ancona avevamo fatto un’offerta da 20 milioni, poi tutti sappiamo com’è andata. La procedura avviata per la privatizzazione di Aerdorica (la società di gestione dell’aeroporto di Ancona, ndr) è stata bloccata da Enac e ministero, e ora si farà un nuovo bando».
Rimpianti?
«Beh, a Rimini la nostra offerta è stata giudicata non all’altezza. Abbiamo accettato la decisione presa da Enac senza fare ricorso. Ad Ancona invece è stato fatto più di un pasticcio, e alla fine siamo usciti a mani vuote anche lì. Non restava che chiudere la società».
Che era stata aperta con un capitale sociale di 100mila euro. Oggi quanti ne restano?
«Stiamo facendo i conti, visto che per partecipare al bando di Rimini e poi alla manifestazione d’interesse per Ancona sono state spese somme non indifferenti».
Lei nel frattempo è stato messo alla guida dell’aeroporto marchigiano. Che non sta andando proprio bene: nei primi tre mesi si registra un calo del 14,6% di passeggeri, e del 15,7% dei cargo…
«Ma sono dati che non fanno molto testo: lo scorso anno nei primi tre mesi il ‘Raffaello Sanzio’ aveva ancora i voli dei russi dirottati da Rimini, a causa della chiusura del ‘Fellini’ (riaperto dall’1 aprile 2015). Al netto di quei voli, registriamo l’aumento del 4,6%».
Trovare un acquirente per Ancona non sarà facile. Intanto Airiminum continua a dare battaglia allo scalo marchigiano.«Airiminum sostiene che abbiamo preso soldi dalla Regione configurabili come aiuti di Stato. In realtà : 3 milioni non sono mai arrivati, perché c’è stato il parere sfavorevole dell’UE, e un altro milione e 100mila euro lo stiamo restituendo. Ancona resta uno scalo appetibile, con 500mila passeggeri l’anno e un forte traffico cargo, ma chi si farà avanti si dovrà accollare anche i debiti (pari a 37 milioni, ndr).
