Russia-Turchia è corpo a corpo. Erdogan: “Putin gioca con il fuoco”

putinGELO diplomatico, il presidente turco che accusa Mosca di «giocare con il fuoco», stop alle manovre navali congiunte nel Mar Nero. Vladimir Putin pare intenzionato a respingere la richiesta di un faccia a faccia con Recep Tayyip Erdo?an dopo aver sollecitato inutilmente scuse formali per l’abbattimento del suo jet Sukhoi 24. I ribelli turkmeni hanno ucciso il pilota, il tenente colonnello Oleg Peshkov, 45 anni, nato in Kazakhstan, padre di due figli. Per il generale Viktor Bondarev, comandante in capo delle forze aeree russe, era 5 chilometri all’interno dello spazio aereo siriano. Il consigliere del Cremlino Yuri Ushakov ha rivelato che sette-otto ore dopo l’abbattimento del caccia Erdo?an ha chiesto di parlare con Putin e che il presidente russo si è fatto negare. Lo Zar non ha risposto alle richieste di Erdogan a causa della «mancanza di prontezza da parte turca a porgere le scuse più elementari». Sembra sfumare così l’ipotesi di un faccia a faccia ai margini della conferenza sui cambiamenti climatici che comincerà lunedì a Parigi. Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, e quello turco, Cavusoglu, però, si incontreranno il 3 o 4 dicembre a Belgrado a margine della ministeriale Osce.

IL CAPO dello Stato russo ha deciso contromisure concrete. Vicino alla base di Latakia, nel nord della Siria, ha schierato sofisticatissimi missili antiaerei Sa-400 in grado di colpire in profondità in Siria, ma anche in Turchia. Dal prossimo gennaio, ha annunciato il ministro degli esteri Sergei Lavrov, sarà ripristinato l’obbligo del visto per i cittadini turchi che visitano la Russia. Dal 2010 non era necessario per soggiorni che non superassero i due mesi. Il motivo della decisione sarebbe la minaccia terroristica «latente» in Turchia. Le esercitazioni navali congiunte «Blackseafor» delle flotte di Ankara e di Mosca nel Mar Nero sono state cancellate. Le reazioni si propagano fino alla Crimea separatista filorussa che ha bloccato l’appalto della costruzione di un’immensa moschea a Sinferopoli. La gara, del valore di 28 milioni di euro, era stata vinta dalla società turca Erbek. Mosca accusa Ankara di acquistare «clandestinamente petrolio dall’Isis». I turchi ribattono che gli Usa hanno la prova che il sedicente Califfato Islamico «ha venduto idrocarburi al regime siriano». Lo scontro aspro ha mandato in fumo le tiepide volontà di riaprire i canali di comunicazione. Il giornale turco Hurriyet aveva scritto che i russi e i turchi avrebbero deciso di sospendere i raid sulla Siria fino a quando non sarà installato un telefono rosso per evitare incidenti. Sia Ankara sia il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov hanno smentito nettamente.

SULLO SFONDO continua un lavorio intenso per il varo di un’alleanza contro il Califfato Islamico che comprenda anche la Russia. Dopo l’incontro fra Putin e il presidente francese François Hollande il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov ha dovuto constatare però che l’Occidente “non è ancora pronto al formato di una singola coalizione”. Secondo il ministro degli esteri francese Laurent Fabius il presidente russo avrebbe addirittura chiesto alla Francia una “mappa delle zone della Siria nella quale operano i ribelli che combattono l’Isis” per evitare di colpirli. “L’obiettivo immediato – ha precisato Fabius – per la Francia e la Russia sarà liberare Raqqa, il centro neurologico del Daesh”. Parigi studia la possibilità di schierare forze speciali. Fabius è enigmatico: “Magari lo facciamo senza dirlo e, se lo facciamo, sarà per numeri limitati”.