Secondo il Washington Post gli inquirenti avrebbero individuato in un alto funzionario della leadership Usa un elemento chiave dell’indagine che punta a fare luce sui rapporti tra il presidente e il Cremlino. Per l’Independent, si tratterebbe di Jared Kushner, marito della figlia del tycoon. Intanto, l’ex capo dell’Fbi, James Comey, ha deciso di testimoniare davanti alla commissione Intelligence del Senato.
NEW YORK – Gli investigatori che indagano sui presunti rapporti tra l’amministrazione Trump e le autorità russe avrebbero individuato un alto funzionario della Casa Bianca molto vicino al presidente come elemento chiave per fare luce sulla vicenda. Lo rivela il Washington Post online, citando non meglio precisate fonti “molto vicine alla vicenda”. Pur non volendo fare il nome del personaggio finito sotto la lente degli inquirenti, le fonti spiegano al WP che l’inchiesta è entrata in un fase più attiva e “scoperta”, passando da accertamenti riservati a interrogatori e citazioni di testimoni. Finora le indagini sulle presunte ingerenze russe sulle presidenziali del 2016 ed i contatti tra membri dello staff di Trump e funzionari di Mosca, avevano riguardato ex membri della squadra della campagna elettorale ma nessuno che lo avesse seguito alla Casa Bianca.
Le stesse fonti sottolineano inoltre che gli investigatori restano concentrati soprattutto sulle persone che in passato hanno esercitato influenza sulla campagna elettorale di Trump e sulla sua amministrazione ma che attualmente non ne fanno più parte, compresi l’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn e il presidente del comitato elettorale Paul Manafort.
E secondo alcuni media americani e britannici, tra cui l’Independent, l’ alto funzionario della Casa Bianca che gli uomini dell’ Fbi che indagano sul Russiagate ritengono una “persona di interesse” e che vorrebbero ascoltare potrebbe essere il genero del presidente Jared Kushner.
Sempre sul caso Russiagate, il New York Times riporta oggi alcune parole pronunciate da Trump il 10 maggio incontrando nello Studio Ovale il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, e l’ambasciatore russo negli Stati Uniti. Il licenziamento di James Comey dalla guida dell’Fbi alleggerisce la “forte pressione” su di me, avrebbe spiegato il presidente americano ai suoi ospiti. “Mi trovavo sotto una forte pressione a causa della Russia” avrebbe ammesso Trump, definendo Comey un “pazzo, fuori di testa”.
Alle rivelazioni del NYT ha replicato prontemente il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, affermando che “mettendo in mostra e politicizzando l’indagine sulle azioni della Russia, James Comey aveva creato una pressione non necessaria sulla nostra capacità di impegnarci e negoziare con la Russia”. “L’indagine sarebbe comunque andata avanti”, ha detto Spicer, quindi senza negare l’indiscrezione del quotidiano. “Ancora una volta la vera storia – ha osservato il portavoce della Casa Bianca – è il fatto che la sicurezza nazionale sia stata minata dalla diffusione di notizie su conversazioni private e altamente classificate”.
Ma secondo la Cnn, in alcune conversazioni intercettate dagli 007 Usa durante la campagna presidenziale di Donald Trump, dei funzionari russi si vantarono di coltivare una forte relazione con l’ex generale Michael Flynn. Tanto da ipotizzare un suo utilizzo per influenzare il tycoon e la sua squadra. L’emittente americana spiega che tali conversazioni preoccuparono così tanto l’intelligence Usa che alcuni dei responsabili in seguito limitarono le informazioni da condividere con Flynn, nel frattempo nominato consigliere per la sicurezza nazionale.
Dal canto suo, l’ex direttore dell’Fbi, James Comey, ha comunque accettato di testimoniare davanti alla commissione Intelligence del Senato sul Russiagate, ovvero sui legami tra il presidente Donald Trump e il Cremlino. Lo ha reso noto la commissione presieduta dal repubblicano Richard Burr, indicando che la testimonianza sarà a porte aperte ed è prevista subito dopo il Memorial Day che in calendario il prossimo 29 maggio.
Intanto, mentre la nuova bufera sui rapporto con la Russia si abatteva sulla Casa Bianca dando ulteriore spinta al rincorrersi delle voci di impeachment, Trump si preparava alla partenza per l’Arabia Saudita, tappa iniziale del suo primo viaggio internazionale, che lo porterà anche in Israele, nei territori palestinesi, a Bruxelles, in Vaticano e in Italia.
Diversi gli obiettivi concreti di Trump in questo viaggio all’estero: proporre una ‘Nato araba’, discutere del processo di pace in Medioriente, e verificare se la Nato e l’accordo di Parigi sul clima possono essere compatibili con il suo slogan ‘America first’.
I legali della Casa Bianca avrebbero comunque iniziato a studiare le procedure di impeachment per essere pronti nel caso in cui Donald Trump dovesse essere messo in stato di accusa. Lo rivela la Cnn, citando fonti dell’amministrazione che comunque sottolineano come al momento questo scenario resti un’ipotesi remota. Nel corso dell’ultima settimana – riporta in particolare la Cnn – gli avvocati della Casa Bianca avrebbe consultato alcuni esperti in impeachment per raccogliere più informazioni possibili. La Repubblica.it