«Siamo pronti alla guerra per impedire questo sopruso». Minacciano una rivolta in stile Gorino i residenti di Santa Maria del Monte, frazione di Saludecio. In Valconca però non è l’arrivo dei profughi a spaventare i cittadini, ma quello di un gruppo di 7 ex detenuti del progetto della Papa Giovanni XXIII. Lunedì sera il parroco e un rappresentante della comunità fondata da don Oreste hanno presentato il progetto. Una riunione che si è subito trasformata in una mezza sollevazione popolare.
Pietra della discordia il salone sopra la chiesa. «Stando alle decisioni prese dalla parrocchia e dalla comunità, senza interpellare i residenti – si legge in una nota del comitato di Santa Maria del Monte – verrà destinato ad accogliere ex detenuti che prenderebbero alloggio a tempo indeterminato, così come avverrà anche per la canonica al piano terra eal primo piano dell’edificio contiguo alla chiesa». I residenti non contestano quest’ultima sistemazione, ma solo la concessione del salone «decisamente capiente e passibile di utilizzi incontrollati e incontrollabili – paventa il comitato – Questo ambiente è l’unico punto di aggregazione e incontro per chi abita nella zona, in un afrazione sempre più densamente popolata. E’ l’unica sala in grado di accogliere i bambini e anziani per giochi, feste o semplicemente per stare insieme, mantenendo le tradizioni e l’unità, nonchè il controllo contro le forme di devianza che solo un piccolo centro è ancora in grado di conservare. «Ci chiediamo perchè una decisione di tale rilevanza non sia stata condivisa invece di essere calata dall’alto con il beneplacito della curia. Non siamo disposti a tollerarlo e abbiamo già dichiarato guerra per impedire questo sopruso».
Una reazione che ha lasciato l’amaro in bocca ai responsabili della Papa Giovanni XXIII. «Abbiamo tanti progetti di integrazione sociale e non ci era mai capitato che la popolazione reagisse in questo modo – commenta Gianpiero Cofano, uno dei responsabili della comunità – Siamo molto dispiaciuti: abbiamo fatto un accordo con il parroco e la diocesi e non c’è nessun allarme sociale, come paventato dai residenti. Durante l’incontro lo abbiamo spiegato: si tratta di 6-7 persone che hanno espiato la loro pena che utilizzeranno queste stanze per dormire visto che durante il giorno sono impegnati a lavorare con i nostri progetti. Ovunque siamo stati abbiamo sempre avuto ottimi rapporti con i cittadini. Questa paura, credo frutto di mancata conoscenza, sono sicuro che svanirà presto».
