Tanti cittadini chiedono quale è lo stato del Paese, ma il governo non ha ancora reso pubblici i dati sensibili di sistema come avviene in tutti le nazioni democratiche. Chiedono quale sarà il futuro della Repubblica, ma il governo dopo quasi due anni dal suo insediamento trionfalistico, non è stato capace di presentare un progetto per impostare una nuova San Marino rispettata ed ammirata. Chiedono se da questa rovinosa crisi il Paese potrà salvarsi, ma il governo non è in grado di dare certezze, naviga a vista e non vuole ammettere di aver fatto politiche economiche e ?nanziarie disastrose, di aver portato San Marino in una situazione di emergenza e di aver già dilapidato il “tesoro” di 78 milioni lasciato in eredità dal governo precedente. Chiedono quali sono le prospettive di vita delle loro famiglie e soprattutto quelle dei giovani che non trovano lavoro o che lo stanno perdendo, che non possono azzardare l’apertura di una attività o l’acquisto di una abitazione, ma il governo fa solo propaganda e crea nuovi danni, mette l’elmetto di cartapesta e imbraccia il fucilino a tappi di sughero, aprendo il contenzioso col governo italiano. Chiedono che ?ne faranno le piccole imprese artigiane, gli idraulici, gli elettricisti, i pavimentisti, gli edili, i commercianti del turismo, gli studi professionali, ma il governo è immobile e non fa altro che vantare la revoca di 27 licenze e nascondere le centinaia e centinaia che chiudono. Chiedono se è vero che il governo e l’ISS stanno spendendo tutti i soldi accumulati dai lavoratori, in quasi cinquant’anni, nel fondo di riserva pensionistico istituito per garantire la sopravvivenza del sistema, ma il governo tace e tacciono per?no i sindacati. Tante sono le preoccupazioni che vengono espresse; tante sono le speranze deluse; tanti sono i proclami svaniti nel nulla. Il mancato rinnovamento e il ?nto cambiamento hanno prima indebolito e poi messo in ginocchio il governo espresso dal Patto per San Marino che continua a sof?are nelle vuvuzelas per coprire il fallimento di una compagine che opera solo su dettatura esterna senza alcuna autonomia e senza idea di futuro. Ma allora non c’è più speranza per la nostra Repubblica? Salvare il Paese è una missione possibile a patto che si realizzi subito una convergenza delle forze responsabili su una serie di misure straordinarie da mettere in atto in seguito ad un rapporto completo ed eusastivo sulla ?nanza pubblica, e in coerenza con un progetto di medio termine; che emerga una intesa politica di alto livello fondata su una comune volontà riformatrice e su una linea liberal democratica sensibile al sociale mirante ad un radicale cambiamento da realizzare insieme ai cittadini. Chi pensa che la crisi ?nirà entro l’anno o con una ?rma, sottovaluta le sue origini e la sua gravità; dimentica che è di carattere strutturale e pertanto non servono provvedimenti contingenti, ma misure straordinarie non certamente popolari. Chi straparla di sovranità non capisce che la mondializzazione del mercato dei capitali senza regole ha cancellato la sovranità di tutti gli Stati e la loro possibilità di determinare gli avvenimenti. Non capisce che la politica economica è condizionata dalla ?nanza internazionale, col rischio di arrivare al disordine sociale e al con?itto civile; che la politica incontrollata del debito è pericolosissima e pone ?ne all’autonomia e all’indipendenza; che per uscire dalla crisi sono indispensabili riforme profonde e cambiamenti sostanziali degli stili di vita. Si può salvare il Paese avviando subito un dibattito vero e profondo per esplicitare la rilevanza della crisi e impostare le possibili vie di uscita che richiederanno parecchi anni. L’urgenza di questo dibattito è dovuta al diffondersi dell’illusione che il futuro si può costruire sulla casa da gioco, sull’aeroporto di Torraccia, sulla TV satellitare e sul galleggiamento fuori dall’Unione Europea.
Ma è dovuta anche al pericolo delle non scelte che possono portare alla separazione tra “economico” e “sociale”, fra “mercato” e “società” ?no al punto di affossare il nostro sistema. In?ne, vanno considerate le novità politiche dell’ultimo anno. La rielaborazione in chiave liberale della tradizione riformista effettuata in questi ultimi tempi dalle forze più avanzate, non solo dai socialisti, può consentire una nuova e stabile collaborazione politica con le espressioni del centro democratico disponibili alle riforme per costruire insieme una nuova San Marino.