Lo scetticismo su Parisi: «Non ho ancora capito cosa vuole fare e dove vuole andare.
Se ci vuole proporre accordi con i Cicchitto e i Verdini non ci interessa»
Ponte di Legno (Brescia) – Niente «Va pensiero» verdiano ma un «C’è chi dice no» di Vasco Rossi sparato a tutti decibel. Niente felpa paesana ma una maglietta blu con le mostrine della Polizia. Il Matteo Salvini del Ferragosto 2016 in Valle Camonica sceglie la linea dura a partire dalle forme. «Forse c’è bisogno di un nuovo Fronte di liberazione nazionale» dice dal palco dove risponde alle domande di Paolo Del Debbio.
«Non dobbiamo più avere paura di niente e di nessuno»
La prima stoccata è un avviso di sfratto a Matteo Renzi: «Il 12 novembre andremo tutti a liberare Firenze, casa sua. Sarà la spallata finale», annunciando una manifestazione leghista nella città del premier. E poi, ecco la altre battaglie, a partire da quella contro gli immigrati. Il leader leghista lancia subito una sfida: «In ogni regione andremo a riprenderci uno degli alberghi dove bivaccano i profughi e li ridaremo agli italiani in difficoltà». L’attacco frontale è al ministro Angelino Alfano, dipinto con un epiteto, ma anche la sinistra di Capalbio «quella che ha il portafoglio gonfio e che è esempio del peggior razzismo». Ce n’è anche per la Chiesa e per quegli autorevoli esponenti «che si sono dimenticati i veri principi di fede. Io rimpiango Benedetto XVI». E qui torna l’immagine della maglietta della Polizia. La spiegazione è semplice: «Vogliamo che le forze dell’ordine abbiano mano libera nel ripulire le nostre città». Pugno duro, quindi, perché stiamo vivendo una «pulizia etnica al contrario. Organizzata, gestita e pagata per sfruttare gli italiani. Quelli smidollati che continuano a spalancare le porte agli stranieri».
Parisi
L’intervistatore cerca di portare l’attenzione su Stefano Parisi e il suo tentativo di lavorare per un nuovo centrodestra. La platea è tiepida, Salvini fa la battuta: «Parisi chi? So che il Milan ha comprato Lapadula». Scherzi a parte, il segretario del Carroccio conferma tutto il suo scetticismo sull’ex manager incaricato da Silvio Berlusconi. «Non ho ancora capito cosa vuole fare e dove vuole andare. Se ci vuole proporre accordi con i Cicchitto e i Verdini non ci interessa». A precisa domanda, Salvini pone le sue condizioni a chi vuole allearsi con la Lega: «Non ci metteremo con chi oggi sta con Renzi (Ncd e altri), con chi voterà “Sì” al referendum, con chi ha cambiato sei volte poltrona». Su Berlusconi il segretario usa toni cauti: «Credo che abbia capito di aver commesso qualche errore di recente. Ma chi pensa di seppellirlo sarà seppellito prima…».
Il finale
La conclusione è ad effetto. Salvini chiama sul palco tutti i bambini e i ragazzini presenti al palasport di Ponte di Legno. È un po’ effetto Zecchino d’oro. Ma nessuna canzone: «Siamo il partito dell’amore. Ragazzi riprendetevi il vostro futuro. Non abbiate paura – conclude Salvini ormai addolcito dai toni guerreschi dell’inizio – saremo al vostro fianco».
Corriere.it