“Cosa devo dirti, per noi di San Casciano la scoperta clamorosa che arriva dagli scavi archeologici del Bagno Grande è un sogno che si avvera”. Giubbotto di pelle e stivali, la sindaca Agnese Carletti si muove sicura tra il fango e le pietre del cantiere di scavo che da tre anni nelle campagne di questo borgo toscano sta riportando alla luce i resti delle terme sacre etrusche e romane. Parla di giovani e sa quello che dice la sindaca Carletti: anche lei, 37 anni appena, impegnata nell’amministrazione del suo paese da otto, una laurea in filosofia e una passione contagiosa per le sfide ha davanti a sé un futuro tutto costruire. Ed è un futuro nel quale il recupero di queste pagine della storia di 2300 anni fa ha un peso decisamente importante. Perché sulla scommessa di ritrovare le terme più antiche questo paese che ancora oggi conta molto sul turismo termale, tanto da aver riportato in auge le piscine che nel ‘500 frequentavano i Medici, ha investito tanto. E dietro quella che oggi si comincia a profilare come una sfida vinta, c’è una anche una storia di donne, di solidarietà tra le generazioni e di una comunità di provincia che fatica ma non si arrende. Non più di 80 residenti nel magnifico centro storico, in tutto 1550 anime sparse nelle campagne delle sue tre frazioni, San Casciano ai Bagni, fa notare la prima cittadina, eletta col Pd, è un paese piccolo con tutti i problemi comuni all’Italia profonda, l’ospedale lontano, i servizi che mancano, strade inadeguate, spopolamento. Ci sono olio e vino, certo. Ma l’economia principale qui è il turismo, che garantisce circa 60 mila presenze l’anno con una stagione resa più lunga proprio dalla presenza delle acque termali. Una ricchezza che pure non basta, perché di anno in anno i negozi chiudono, di ristoranti ne sono rimasti solo due, persino il bar ha abbassato le saracinesche.
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