Se di certe cose delle quali si è parlato per anni come se alcuni politici fossero soltanto dei dischi rotti, i cittadini non hanno ancora capito nulla, un motivo deve esserci per forza. Qual è, è presto detto. Chi ha parlato ha menato il can per l’aia non avendo evidentemente alcun interesse di mandare un messaggio chiaro alla cittadinanza. E infatti a nessuno dei quesiti posti da questa testata la ex maggioranza si è mai degnata di rispondere. Come se la libera informazione fosse un vecchio arnese da buttare via. Non è un caso che, mancando tutte le risposte, tra i cittadini si sia scatenato il panico. Spetta a questa maggioranza il compito vertiginoso di fare chiarezza. Ne abbiamo parlato con il consigliere di Rete Adele Tonnini.
Consigliere, proprio la settimana scorsa Salute Attiva ha organizzato una conferenza molto partecipata sul 5G, è il segno che la cittadinanza vuole essere informata e che non è più disposta ad accettare decisioni prese dall’alto senza un minimo di condivisione. Lei cosa ne pensa?
“Sono sulla stessa lunghezza d’onda dei cittadini, penso anch’io che certe scelte vadano condivise ma soprattutto che le persone abbiano tutto il diritto di essere informate, così come dovrebbero avere le informazioni e gli strumenti che gli permettano di filtrare le fake news dalla realtà. Il caso del progetto sulle telecomunicazioni è emblematico proprio dal punto di vista della trasparenza. Nessuno conosce il contratto con Zte, pare che nemmeno la commissione per il controllo della finanza pubblica lo abbia potuto visionare e questo è scritto nei verbali. Di qui la richiesta di poter guardare con più chiarezza dentro a questo progetto per poi decidere quale direzione prendere”.
A proposito di quale direzione prendere, che fine farà il 5G e di quali tecnologie vorrà dotarsi il nostro Stato?
“Sul 5G si sono dette cose molto poco chiare. Prima ci sono stati i comunicati e gli annunci che San Marino sarebbe stato uno dei primi stati a dotarsi di questa tecnologia poi senza nemmeno spiegare il perché si è fatto un passo indietro lasciando però i costi del progetto invariati. Da parte nostra non c’è alcuna volontà di lasciare il Paese nella preistoria, capiamo bene l’importanza di questo tipo di tecnologie per attirare aziende e dare una possibilità in termini di sviluppo. Il che non può però prescindere dall’informare la cittadinanza, qui si è partiti con un progetto che prevedeva l’installazione di antenne in diversi step, poi bloccato dopo il primo lotto, occorre fare il punto e capire prima di tutto qual è lo stato dell’arte”.
Ora nella confusione che in questo ambito regna sovrana chi fino a ieri aveva la responsabilità di fare chiarezza e non lo ha fatto, oggi afferma che ciò che non verrà portato avanti dal pubblico lo farà il privato, precisamente Tim.
“Assistiamo indubbiamente a dichiarazioni molto contraddittorie e ribadisco che per tale ragione va necessariamente fatta chiarezza. Da quanto appreso dagli articoli di stampa, Tim sta sperimentando la tecnologia 5G in collaborazione con una azienda del territorio e nell’ambito dello sviluppo tecnologico della stessa in ottica di avanguardia di mercato. Quello a cui noi vorremmo puntare è la realizzazione di una rete mobile di proprietà dello Stato che possa accogliere una pluralità di operatori, e non vorremmo che con il progetto portato avanti dal precedente governo si passi da un monopolio ad un altro. Il principio della Netco lo condividiamo e infatti eravamo favorevoli, ciò che non possiamo condividere è il modo in cui l’intero progetto è stato portato avanti”.
Olga Mattioli (Repubblica Sm)