Le sentenze si rispettano, nel caso si impugnano, certamente è legittimo commentarle – nei toni e nei modi consoni – a maggior ragione se si è cronisti e si ha il diritto-dovere di cronaca. Premessa ovvia e banale ma di questi tempi mai dare nulla per scontato. La giustizia non è sempre giusta. Né i magistrati sono esseri sovrannaturali unti dal Signore. Sono esseri umani e come tali possono sbagliare. Per questo esistono strumenti riparatori messi a disposizione dal sistema quali gli organismi sovranazionali e gli istituti di revisione, per fare banalissimi esempi. Per quanto riguarda questa testata siamo stati e saremo sempre particolarmente critici anche con le toghe, visto che di cose che non vanno ce ne sono diverse. A cominciare dalle prescrizioni. Apriamo una piccola parentesi e mettiamo le cose in chiaro. Stiamo difendendo a spada tratta il Giudice Morsiani, ovvero colui che ha rinviato a giudizio un giornalista della nostra redazione, poi condannato in primo grado per un presunto reato legato al suo mestiere di giornalista.
Un rinvio a giudizio e una condanna che ancora oggi ci lascia esterrefatti e che consideriamo molto pericolosa per la libertà di stampa. Non per questo nutriamo meno stima e fiducia nel lavoro di questo Giudice, che sta cercando fra mille difficoltà di fare una azione di pulizia, iniziata non solo da lui diversi anni fa, ma ancora ben lontana dall’essere conclusa. Questo per dire che non siamo di parte, né ce la prendiamo col magistrato e lo denigriamo perché ha emesso un rinvio a giudizio o una sentenza che non ci piace o che ci trova in fortissimo disaccordo. Ci sarà un appello ed eventualmente Strasburgo. Così funziona in democrazia. Ma torniamo alle prescrizioni sulle quali siamo convinti debba essere puntato un faro. Come funzionano? Perché qualcuno se la “cava” e qualcun altro no? Qual è il criterio? Perché per alcuni si “corre”, mentre per altri no? Come mai i giornalisti della nostra redazione non sono mai stati “prescritti”, mentre altri sono più “fortunati”? Come vedete restiamo critici, abbiamo le nostre idee, non difendiamo alcuno per partito preso. Allo stesso tempo però ribadiamo ancora una volta il concetto: giù le mani dal Giudice Morsiani e dalle sue inchieste. Facciamo ora un discorso generale, senza riferirci ad alcuno, né alle vicende sammarinesi. Se si riempie un magistrato di fascicoli, dai più semplici, fino ai più complessi e non gli si danno gli strumenti per lavorare al meglio, questo ipotetico Giudice si troverà con del lavoro arretrato. Sarebbe allora molto “scorretto” utilizzare questo escamotage per aprire contro quell’ipotetico magistrato un procedimento disciplinare o “obbligarlo” a rinunciare a qualche procedimento, magari proprio quello più “pesante” e atteso. Ebbene se succedesse qualcosa del genere la risposta della gente dovrebbe essere rabbiosa, pur naturalmente dovendo rimanere nei confini della civiltà e legalità. La legislatura è morta e sepolta: ai consiglieri con maggiore senso dello Stato lanciamo l’appello di non prestarsi a “giochini” che possano mettere in seria difficoltà le fondamenta stesse della democrazia e della separazione dei poteri. Dal canto nostro risponderemo a tutti gli attacchi che perverranno alla nostra redazione colpo su colpo e in tutte le sedi. Siamo pronti a tutto per difendere la libertà. Sono tutti avvisati.
Repubblica Sm