San Marino. A quale tiranno “sparerebbe”, oggi, sul Titano di “tangentopoli”, l’anarchico russo Aleksandr Berkman? … di Enrico Lazzari

alexander-berkman-anarchistOvsei Osipovich Berkman, poi noto come Aleksandr Berkman, (nella foto)anarchico russo emigrato negli Usa, dove scontò 14 anni di carcere per aver attentato alla vita di un industriale statunitense “colpevole” di aver licenziato i suoi operai in sciopero, dedicò la sua vita alla ricerca di affermare il suo “mondo ideale”. Un mondo senza ingiustizia, fatto di eguali. Per rincorrere ciò non esitò a violare leggi, macchiarsi le mani di sangue e contrapporsi al potere, compresa l’oligarchia sovietica dei bolscevici, prima osannati dallo stesso Berkman, poi osteggiati avendo tradito lo spirito di quella rivoluzione.

“Sasha” Berkman, scomparso nel 1936 all’età di 65 anni, era senza dubbio un personaggio controverso. Senza freni morali visto l’attentato di cui si macchiò. Ma nessuno può mettere in dubbio il suo profondo senso di giustizia. Una giustizia assoluta che ben poco ha a che vedere con la giustizia degli uomini, dei tribunali, dei magistrati… E, in taluni casi ancora attuale, dei governi.

Berkman, del resto, sosteneva che “non sono i delitti punibili dalla legge quelli a cui bisogna imputare i peggiori mali del mondo”. Ma “sono i torti legalizzati, i crimini che godono d’impunità, giustificati e protetti dalle leggi e dal governo”, intendendo come governo il gruppo che detiene il potere. Certo, una esasperazione…

Che c’entra Berkman, vi chiederete, con San Marino e la sua attualità? Forse nulla, ma imbattendomi nella sua storia mi sono posto una domanda. Contro chi, mosso da un profondo senso di giustizia assoluta, oggi, lo stesso Berkman, avrebbe sparato tre colpi di pistola e inferto tre coltellate (così fece contro l’industriale “tiranno” Henry Flik negli Usa, che fortunatamente e miracolosamente si salvò)? Contro gli indagati detenuti in carcere colpevoli -forse!!!- di aver approfittato di una posizione di potere per arricchirsi personalmente alla faccia degli interessi collettivi? Contro chi sottopone presunti innocenti, con motivazioni non del tutto comprensibili -almeno ai non professionisti del “Foro” come me-, alla restrizione estrema della libertà personale in attesa di un processo?

O, forse, più verosimilmente, contro i “megafoni” del vero potere sammarinese attuale; contro quei codardi “Ponzio Pilato” o ingenui “manettari” che spalleggiano o danno forza agli eventuali “carnefici” della libertà personale e del diritto inteso in un’ottica di giustizia assoluta?

Io, se fossi Berkman e se vivessi a San Marino, per l’idea (forse distorta, per carità) che mi sono fatto seguendo la -chiamiamola- Tangentopoli sammarinese con i suoi prim’attori, le sue comparse, i suoi misteri e i suoi fantomatici milioni, punterei la pistola e affonderei il coltello -metaforicamente, si intende, essendo ogni forma di violenza sempre deprecabile- contro tutte le parti in causa. Contro talune fin da subito. Contro altre quando un giusto processo ne avrà decretato la colpevolezza.

Ma io sono io… Io, da appassionato e militante dell’allora Msi, da tifoso di Di Pietro e compagni milanesi, ho vissuto, seguito la Tangentopoli italiana, con le sue contraddizioni, le sue distorsioni, le sue tantissime carcerazioni preventive mirate ad estorcere confessioni o semplici delazioni. E le sue tantissime, tardive, assoluzioni…

Voi sammarinesi onesti, invece, questa esperienza nel vostro bagaglio di vita non potete averla. Come io, all’epoca, fui tifoso di Di Pietro, voi lo siete, oggi, di Buriani, inteso come simbolo della persecuzione ai corrotti, anzi, siamo precisi, dei presunti corrotti e presunti innocenti, sammarinesi… E’ comprensibile… Anche se non vi nascondo che leggere certi commenti sui social network mi irrita non poco…

Ma mi indispone, mi crea assai più inquietudine, vedere gente in carcere, sulla quale non pende alcuna sentenza di condanna, senza che ne possa comprendere il motivo. Lasciamo stare i detenuti di primo piano -ma il ragionamento vale anche per loro dopo quasi 4 mesi di custodia cautelare- e concentriamoci su un cittadino comune, un padre di famiglia, rispettato come uomo e come gendarme. Stimato da tutti da quel che ho sentito e sento.

Perchè Mirco Mazzocchi, 43 anni, sposato e padre di due figli, è ancora in carcere, in regime di custodia cautelare da circa due mesi? Quali sono le esigenze che motivano questo provvedimento? Il pericolo di fuga? Il pericolo di inquinamento delle prove? Il pericolo di reiterazione del reato?

Proviamo a comprenderlo… Escluderei il pericolo di fuga, visto che l’eventuale pena non sarebbe pesantissima; che le eventuali attenuanti (incensurato, ecc.) la ridurrebbero ulteriormente e che sul Titano vive con la moglie e due figli.

Pericolo di inquinamento delle prove? Non capisco che prove possano essere, oggi, ancora inquinate in un caso relativamente semplice come questo. Prove che, presumibilmente, visto il ruolo delicato perchè interno ad una forza di polizia rivestito da Mazzocchi, dovrebbero già essere state solide e nelle mani dei Magistrati ben prima del suo arresto. E prove che, in ogni caso, vista anche la già effettuata perquisizione nella sua abitazione, non capisco come potrebbero venire ad oggi inquinate.

Men che meno ritengo plausibile il pericolo di reiterazione del reato. Per evitare questo rischio basterebbe la sospensione dal servizio o, al limite, gli arresti domiciliari. Non credete?

E allora -volendo, per rispetto della Magistratura e dei suoi uomini, escludere a priori che dietro la sua detenzione ci possa essere il fine di esasperarlo per estorcergli una confessione o delle delazioni (e sarebbe una forma di tortura, in tal caso)- perchè Mirco Mazzocchi è ancora in carcere in regime di custodia cautelare?

E perchè nessuno, sul Titano, fra i cittadini onesti o fra i “Ponzio Pilato” della maggioranza o della minoranza politica (in particolare della Commissione Giustizia), se lo chiede?

Perchè l’eventuale illegittima violazione della libertà personale di un cittadino normale non deve interessare una comunità che sta esultando al grido di “giustizia”?

Ricordate, cari sammarinesi onesti, che, come affermò nel lontano XVIII secolo il filosofo, giurista, storico e pensatore politico francese Charles-Louis de Secondat, meglio noto come Montesquieu, “non c’è tirannia più crudele di quella che è perpetrata sotto lo scudo della legge e in nome della giustizia”.

Enrico Lazzari