San Marino. AASS: un’Azienda Autonoma di Stato sempre meno autonoma. Chi decide in materia di acquisti sulle forniture di gas? … di Alberto Forcellini

Un fiore all’occhiello diventato un’azienda allo sbando. Cosa si sta facendo e dove la si vuole portare?

È molto duro, ma anche costruttivo, l’intervento di Adele Tonnini in Consiglio, durante il comma comunicazioni. La quale, da una parte critica aspramente il quadro offerto oggi da AASS, dall’altra indica suggerimenti e consigli per cercare di uscire da un’impasse veramente molto grave qual è quello dell’approvvigionamento energetico.

Non si vede il giusto clima collaborativo per far sì che AASS possa muoversi in autonomia e nell’interesse dei cittadini – afferma la Tonnini – e comunque sempre secondo i criteri di sana e prudente gestione. Al contrario vedo un continui scarico di responsabilità tra le parti, tanto che una semplice richiesta di dati da parte di una forza politica, deve essere comunicata alla Segreteria di Stato. Questo conferma il sentore comune dei cittadini che vedono un’Azienda autonoma di Stato sempre meno autonoma”.

Da parte dell’esponente politico di Rete, emergono molte perplessità sui risultati di gestione degli ultimi tre anni, dove i consuntivi sono passati da un utile di diversi milioni di euro fino al 2019, a una perdita di 500 mila euro nel 2020 coperta solo dal trading energetico. Un trend negativo che ha portato alla perdita di 10 milioni dell’ultimo bilancio previsionale.

C’è un problema vecchio ancora non perfettamente chiarito, che la Consigliera non cita, relativo ad un accordo sulle TLC (Netco – ZTE) per 15 milioni di cui 6 pagati sull’unghia, ma senza ricevere il giusto corrispettivo in materiali e tecnologie. Il problema di questi ultimi mesi riguarda invece l’approvvigionamento del gas, sul quale tanto si è discusso per via di rincari che rischiano di compromettere il bilancio dei prossimi anni, sia quello dell’AASS, sia i bilanci di famiglie e imprese. Questo, al netto della guerra appena scoppiata in Ucraina e delle sanzioni comminate dalla EU alla Russia, sulle cui conseguenze non c’è una previsione precisa, ma che saranno sicuramente drammatiche per tutti i Paesi europei.

Tonnini: “Stando alle voci secondo le quali il Congresso non abbia autorizzato un contratto di acquisto biennale, che poteva forse farci risparmiare qualcosa, ora pare che si discuta di un contratto di acquisto pluriennale, nonostante la volatilità dei mercati e previsioni veramente molto difficili, considerata la situazione internazionale.

“La maggioranza non sa nulla di questo, gli esperti tecnici dicono che entro l’anno, per ovvie ragioni di tenuta dell’economia, il prezzo del gas dovrà necessariamente scendere, ma è difficile valutarlo”.

È abbastanza ovvio che se venisse fissato un prezzo di acquisto oggi, secondo l’andamento del mercato attuale, sarebbe solo un fatto matematico relativo alla sostenibilità di costi che AASS dovrà aumentare e di pari passo dovranno aumentare le tariffe delle bollette.

“Un contratto che ci lega per anni a me pare un’operazione molto rischiosa, tenuto conto delle difficoltà di azione sui mercati. Vorrei anche capire come si sia arrivati a questa scelta, se sia stata condivisa con il Congresso di Stato, perché in maggioranza non se n’è mai parlato, nonostante le possibili, pesantissime ripercussioni sul bilancio dello Stato. Chiedo se questa volta vi sia l’autorizzazione di spesa, visto che ci è stato detto che per un contratto biennale non è possibile”.

Il suggerimento della Consigliera di Rete è che oggi serve mettere sul piatto altri tipi di ragionamento, meno sensibili alle variazioni di mercato, insieme a modalità di approvvigionamento energetico che riescano a mettere in concorrenza le aziende fornitrici, pur nella consapevolezza dei piccoli volumi di uno Stato come San Marino. Che però ha il trading, e su quello può fare leva. Non solo, ma essendo autonomo, San Marino può allacciare accordi con Paesi produttori di energie alternative al di fuori dell’Italia. Si possono fare investimenti in impianti fuori dai confini nazionali italiani “senza riempire i nostri calanchi di pannelli fotovoltaici”. La qual cosa parrebbe abbastanza irrealistica, con evidenti problemi strutturali e con risvolti antieconomici.

“Dovremmo invece ragionare sulla partecipazione in impianti di energie rinnovabili a distanza, sapendo che comunque non si potrà coprire l’intero fabbisogno. Tuttavia si potrebbe fare in modo di destinare al trading le energie risparmiate e avviare un percorso convincente sulla transizione ecologica, affinché non rimanga solo un’utopia, o un mero slogan. Domani saremmo tutti vincolati dall’elettrico ed è necessario fin da ora pensare a diversificare gli investimenti con accordi e collaborazioni con altri Paesi”.

È evidente che le modalità e le procedure fin qui seguite si dimostrano assai superate e non più adeguate, anche se apparentemente più comode. Ed è altrettanto chiaro che servono tecnici ed esperti in materia, invece di quei consulenti che oggi fanno spendere cifre assai importanti, ma con risultati assai dubbi.

“L’indirizzo politico è quello, già definito dal programma di governo – chiosa Adele Tonnini – il resto è demandato alla responsabilità gestionale dell’Azienda, il cui operato deve essere analizzato sulla base dei risultati, non degli interessi politici”.

Il consiglio è quello di evitare innanzi tutto di rincorrere sempre le emergenze, di pari passo occorre fare analisi che indichino i fabbisogni energetici su cui innescare una programmazione complessiva. La quale programmazione deve definire gli obiettivi, tenere conto dei rapporti instaurati con i Paesi del Mediterraneo e considerare eventuali imprevisti, almeno in una visione decennale. Ma senza riesumare vecchi progetti che non sono andati in porto (vedi quello con la Libia) e che oggi sarebbero ancor più problematici che in passato.

a/f