San Marino. Aborto, omofobia, intolleranza religiosa: per chi i diritti li ama da sempre, come noi, sono tempi bui … di Alberto Forcellini

L’Europa discute sulla violazione dei diritti umani in Polonia e in Ungheria, a cui sono seguiti Bulgaria, Slovenia, Romania. Diritti fondamentali negati, stampa imbavagliata, magistrati sotto attacco. A mettere fine al progetto europeo rischia di essere la crisi del sistema legale su cui si regge l’architettura democratica dell’Unione europea. Sotto accusa le mire autoritaristiche e sovraniste di alcuni premier, che stanno sopprimendo gli spazi per la diversità.

L’Italia discute sul ddl Zan. Sette articoli che “aggiornano” la legge Mancino contro i reati di razzismo estendendo le pene anche a chi istiga alla violenza omofobica. Dopo l’approvazione alla Camera, il ddl si è arenato in commissione al Senato. Qualcuno dice che non è del tutto chiaro, altri che non si fa formazione culturale con le regole penali, ma soprattutto la Chiesa si è espressa affermando che la norma viola il Concordato.

In particolare, per il Vaticano alcuni contenuti del ddl inciderebbero «negativamente sulle libertà assicurate alla Chiesa e ai suoi fedeli», in quanto imporrebbero alle scuole cattoliche l’organizzazione di attività contro l’omofobia e tutto questo, in generale, costituirebbe una violazione del cosiddetto Concordato, cioè il documento ufficiale che regola il rapporto fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. Su un tema, già per sé divisivo, taglia la testa al toro il presidente Draghi: “Siamo uno stato laico, non confessionale” e ribadisce la libertà del Parlamento di decidere le regole per la comunità.

San Marino si trova più o meno nello stesso dilemma riguardo alla depenalizzazione dell’aborto, che da una parte incide sulla libertà e sui diritti umani; dall’altra sull’affermazione di uno stato laico svincolato da legami religiosi.

In questa battaglia che sa di retroguardia è piombato il progetto di legge di Rete sulla sessualità, che cerca di salvare capra e cavoli spostando l’attenzione sugli aspetti medici, formativi, informativi e di prevenzione delle malattie rispetto alla sessualità dell’individuo.

Ma è battaglia ardua dopo due mila anni di pregiudizi, stereotipi e di negazione dei diritti da parte delle religioni monoteiste con le loro credenze e sistemi morali, in special modo quella cattolica e quella musulmana, che sembrano essersi incrostati nel dna. Ma la parola “religione” non è sempre esistita in tutto il mondo, e ciò che è venuta a significare durante la sua lunga storia europea e occidentale è stato attraverso un determinato sviluppo nel tempo e nello spazio. Ossia, ciò significa che “religione” in Europa, intesa come una categoria popolare, è tutt’altro che “naturale” per la cultura n senso classico e per quella esterna al mondo occidentale. Qui si comprende perché il pregiudizio è funzionale alla definizione dell’identità di un gruppo e nega l’accesso ai diritti, o alla libertà di scelta. Per questo la storia delle donne si snoda per millenni tra il diritto dello Stato, il diritto della famiglia (leggi, uomo) e i diritti religiosi. Molto spesso con soprusi inenarrabili.

Oggi, dalla parte delle donne e della loro libertà di scelta, ci sono le carte internazionali dei diritti, che tutti rivendicano come grandi conquiste, ma non tutti sono ancora convinti della loro piena accettazione. Per questo ci troviamo nel terzo millennio, in un paese moderno e democratico come San Marino, dove si discute della depenalizzazione dell’aborto. La qual cosa comporta due ordini di problemi: la piena affermazione della libertà di scelta della donna e il pieno riconoscimento della laicità dello Stato. Dove laicità, come ha recentemente affermato il presidente Draghi, non è indifferenza ma tutela del pluralismo e delle diversità culturali.

a/f

Nell’immagine: Pablo Picasso, Girl before a Mirror, 1932 (MoMA, The Museum of Modern Art – New York, USA)