E’ una notizia del, mi si permetta il francesismo… Anzi no, ne sarebbero già “volati” abbastanza. Meglio evitare di liberarne altri sui “cieli” sammarinesi…
Ma dove è finito il senso di responsabilità dell’informazione sammarinese (e non mi riferisco a chi, in San Marino e Italia, la notizia l’ha doverosamente “rilanciata” citando la fonte originaria), già provato da otto anni di “cronache” -definiamole generosamente tali- sulle indagini che hanno portato alla definizione del Processo Mazzini? Passino le eclatanti complicità fra indagati e “Triade” presenti solo nelle fantasiose ricostruzioni dell’accusa, i traffici di organi altrettanto farlocchi che avrebbero coinvolto almeno un politico di spicco sammarinese e stupidaggini varie che tutta la comunità fu costretta a leggere negli ultimi otto anni… Passino. Ma oggi, si è andati oltre: “San Marino, uno dei due capi di Stato accusato di molestie sessuali da un’impiegata del Palazzo del governo”, titolava già nel primo pomeriggio un quotidiano italiano nelle sue pagine elettroniche, citando come fonte un quotidiano sammarinese.
Con le “ossa rotte”, da questa vicenda scabrosa, non ne esce solo un politico, un individuo. Ne esce “sputtanata” l’intera Repubblica di San Marino, con le sue istituzioni e la sua gente. E non dimentichiamo, in questo specifico caso, l’impatto che la diffusione della notizia potrebbe avere sulla -per ora presunta- vittima.
Non doveva, quindi -sarà la censura a questo mio pensiero- un organo di informazione dare questa notizia? Doveva essere censurata? Assolutamente no… Ma c’è un ma… Se l’attenzione che ogni operatore dell’informazione deve riservare ogni volta alla verifica della notizia e agli elementi concreti a supporto della stessa deve essere sempre tanta, quando in ballo c’è la dignità delle istituzioni e un tema scabroso come l’abuso sessuale -pesante sia per il presunto aggressore che per la presunta vittima- questa attenzione deve essere addirittura maniacale.
Ora, superato lo sgomento emotivo suscitato in ognuno di noi nell’immediatezza della lettura della notizia, abbiamo il dovere di farci delle domande. La prima è: quali elementi concreti sono alla base dei fatti, così come narrati dal quotidiano sammarinese?
Se la parte lesa avesse presentato una denuncia dei fatti presso gli organismi competenti ogni dubbio scemerebbe immediatamente. Ma così -sulla base di quanto ho letto- non sembra essere.
“Denunce sull’episodio sarebbero già all’attenzione del Tribunale, messo al corrente dell’incresciosa vicenda”, si legge. Non passi inosservato il condizionale. Un condizionale che non troviamo, ad esempio, nel sommario del titolo di apertura: “…La donna (…) ha dovuto subire l’indecente atteggiamento”. Ha dovuto subire… Non avrebbe dovuto subire! Nessuna formula dubitativa.
Allora, vien da chiedersi, c’è la certezza dei fatti ma non c’è la certezza dell’unico elemento oggettivo che incontestabilmente avrebbe trasformato in pienamente legittima anche dal punto di vista etico la diffusione della notizia? La mia deduzione è no, non c’è -al momento- alcuna denuncia presentata dalla presunta vittima. Lo deduco sempre da parole che leggo nell’articolo: “La signora avrebbe già consultato diversi legali…”.
La presenza o meno della denuncia, infatti, visto che alla base dell’articolo non è citata la conferma dei fatti raccolta direttamente dall’impiegata, né altra fonte individuabile, è la discriminante chiave nel valutare l’etica e l’opportunità di diffondere, di rendere pubblica una notizia di così alto impatto, oltre che sui protagonisti sulle intere istituzioni sammarinesi.
Vi immaginate cosa succederebbe se la “parte lesa” -magari solo perchè impossibilitata a dimostrare le sue accuse (a prescindere dal fatto che siano reali o non reali)- non potesse formalizzare una denuncia autorevole e suffragata da elementi oggettivi, concreti a supporto dei fatti così come raccontati dal quotidiano e ripresi già nella vicina Italia, perdipiù a 10 giorni dalla cerimonia di insediamento dei nuovi Capitani Reggenti che vedrà come ospite d’eccezione il Ministro italiano della Giustizia?
E, al tempo stesso, come potrebbe sopportare un simile peso la “malcapitata”, magari realmente molestata, ma -grazie alla diffusione di una notizia delicata e non dimostrabile- agli occhi della comunità ingenerosamente e ingiustamente trasformata in colei che ha contribuito a “sputtanare” San Marino di fronte la mondo, trovandosi alla base di accuse che poi non trovano conferma in verifiche giudiziarie e che lei stessa -presumo- non avrebbe voluto diventassero di dominio pubblico?
Ora, ovviamente, non sta a me produrmi in giudizi sulla qualità ed eticità morale e deontologica dell’informazione. Ci sono organismi preposti, sia professionali che giudiziari che di certo faranno il loro lavoro nel migliore dei modi e con ben più autorevolezza e peso che possa avere questo mio personale pensiero. Ma quanto pubblicato e ripreso oltre confine impone che sulla vicenda, sia quella scabrosa e relativa ai presunti abusi che quella della correttezza dell’informazione, chi di dovere intervenga in tempi brevissimi… Prima, nei limiti del possibile, della cerimonia di insediamento dei nuovi Capitani Reggenti, quando l’occhio dei media internazionali sarà puntato sulla Repubblica di San Marino.
Infine, mi si permetta un’ultima considerazione: perchè un fatto sia reale esso va dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio. Ciò non significa ovviamente, in casi come questo, che si devbba attendere la sentenza per darne notizia. Ma significa che, almeno, per vicende con risvolti giudiziari come questa, questo fatto sia oggetto di una denuncia o di una indagine ben documentata e confermata, magari non presentata come semplice “atto dovuto” come verosimilmente potrebbe partire dopo l’articolo de L’Informazione o potrebbe essere partita d’ufficio su segnalazione, magari informale, di una terza parte in causa che non ha assistito direttamente ai fatti e sia basata su “ho sentito che…”.
Enrico Lazzari