L’intervento del consigliere Fabio Righi in Commissione Esteri
Fabio Righi (D-ML): Il tema dell’accoglienza per San Marino è stato centrale anche in altri momenti. Non possiamo limitarci, in questa sede, a un ragionamento di bontà che tutti faremmo e tutti facciamo. Dobbiamo capire come si può fare, perchè stiamo improntando un’attività e aprendo dei precedenti che si sono aperti con la dinamica della guerra in Ucraina e che oggi ripetiamo in uno scenario diverso. Questo mi porta a pensare che, se questa è la direzione che si intende prendere su questo fronte, ci vuole una strategia e una pianificazione di come intendiamo portare avanti queste politiche. Dobbiamo capire quali possono essere i numeri, come possono essere gestiti, quale potrà essere la dinamica dei soggetti che accogliamo all’interno del nostro Paese onde evitare che poi si arrivi a situazioni viste in altri scenari con dinamiche e contesti diversi, che possono creare problemi sotto tanti punti di vista. In più, aggiungo su questo tema una riflessione che mi sento di fare: mentre con l’accoglienza dei profughi o comunque delle persone in difficoltà in un contesto ucraino, qui giochiamo su uno scenario molto diverso. Non posso non fare una riflessione sulla situazione che esiste oggi in Palestina, dove non si capisce qual è la differenza o la linea di confine tra il governo e gruppi che molti Paesi inseriscono negli elenchi delle organizzazioni terroristiche.
Credo ci voglia un’attenzione ulteriore per evitare che, accogliendo dei soggetti, non si corra il pericolo di vedere attratte sul territorio persone problematiche. Questo sarebbe un problema per San Marino ma anche per i partner più vicini e per ciò che abbiamo sempre attenzionato dal punto di vista regolamentare.
Quindi quello che voglio dire è: benissimo, ma anche in questo caso, considerato che sta diventando una prassi che abbiamo sdoganato molto velocemente sul fronte ucraino in emergenza, serve un approfondimento. E trovo che la gestione precedente, con i vari passaggi in Consiglio, sia stata corretta.
Riepilogo:
Punti chiave.
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Precedente ucraino
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San Marino ha già “sdoganato” un modello emergenziale per l’Ucraina.
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Replicarlo automaticamente, senza un framework strutturale, crea una prassi non governata.
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Necessità di una strategia
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Chiede una policy chiara: numeri gestibili, criteri di selezione, gestione operativa.
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Evitare modelli improvvisati che altrove hanno prodotto problemi multipli (ordine pubblico, welfare, sostenibilità amministrativa).
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Rischio sicurezza nel caso palestinese
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Scenario completamente diverso da quello ucraino.
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Linea di confine confusa tra istituzioni, fazioni e gruppi classificati come terroristici da molti Paesi occidentali.
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Rischio concreto: attirare sul territorio soggetti problematici, con impatti su sicurezza, relazioni internazionali e compliance normativa.
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Tutela del sistema-Paese e dei partner
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San Marino non può permettersi vulnerabilità reputazionali né operative.
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Qualunque apertura deve tenere conto dei partner europei e italiani, e delle loro liste e policy antiterrorismo.
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Approccio istituzionale richiesto
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Non basta la “buona volontà”.
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Serve un approfondimento tecnico, una policy di medio-lungo periodo e un passaggio istituzionale analogo a quello utilizzato per l’Ucraina.
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In sintesi:
Righi dà un via libera di principio, ma solo dentro un perimetro chiaro, regolato, pianificato e con un filtro di sicurezza molto più severo rispetto al dossier ucraino. Il messaggio sottotraccia è che l’improvvisazione politica va azzerata e che San Marino non può permettersi il rischio di importare criticità difficilmente gestibili.












