La serietà della politica estera, l’opportunità che a difendere gli interessi nazionali sia chiamato chi invece non debba eventualmente difendere anche quelli di qualcun altro, l’importanza di una riforma volta a sgombrare il campo da ogni possibile sospetto. Sono stati questi i temi sui quali l’ex opposizione, oggi maggioranza, ha dato a lungo battaglia. Impossibile negare che a dispetto del proliferare delle nomine che ha caratterizzato la scorsa legislatura, il rango internazionale di San Marino abbia subito un grave tracollo. In attesa dunque di una inversione di rotta anche in questo ambito, assistiamo in questi giorni alle prime dimissioni. Porta la data del 20 gennaio la delibera con cui il Congresso di Stato ha accolto le dimissioni dell’incarico del signor Angelo Federico Arcelli quale Ambasciatore della Repubblica di San Marino a disposizione. Tale cessazione – si legge dalla delibera – è effettiva dall’11 dicembre 2019. Quella di Arcelli era stata una nomina che aveva fatto parecchio discutere. E un ordine del giorno chiedeva la cessazione del suo incarico. Varie le ragioni addotte dalla ex opposizione. Ciò che risultava essere più evidente era la commistione con una consulenza di carattere finanziario. “Il signor Arcelli – si legge nell’ordine del giorno dell’allora opposizione – è dal 2013 Partner della società Oliver Wyman srl per la practice di Financial Services – Public Policy e in tale veste è anche direttore per le relazioni governative in Europa per Marsh and Mac Lennan Companies (MMC); il signor Arcelli risulta aver ricoperto incarichi presso istituti di credito sammarinesi, tra cui Cassa di Risparmio, personalmente e/o per conto di società di consulenza, tra cui la Oliver Wyman”. E poi ovviamente c’era la delibera n. 1 del 2018 con la quale il Congresso di allora conferiva un incarico di consulenza alla società Oliver Wyman S.r.l, e nello stesso contratto la Società si impegnava a fornire alla Serenissima Repubblica di San Marino i servizi indicati nel progetto “Supporto al disegno dell’iniziativa volta alla stabilità finanziaria della Repubblica di San Marino”. Tale contratto – fu l’allora opposizione a metterlo in luce – presentava dei rischi per San Marino in quanto lo Stato accettava che la Società potesse operare a favore di clienti “i cui interessi siano, anche potenzialmente, in conflitto con quelli della Repubblica stessa” accettando altresì “di tenere manlevati ed indenni la Società Oliver Wyman ed i suoi amministratori, dirigenti, azionisti e dipendenti in relazione a qualsiasi pretesa, responsabilità, danno, onere, costo e spesa sofferti per effetto di procedimenti penali, azioni o indagini, promossi o minacciati”. Era stata anche la Commissione di Controllo della Finanza Pubblica a sottolineare nel verbale di legittimazione della delibera del Congresso di Stato n. 1 del 12/02/2018 che autorizzava una spesa di Euro 120.750,00, che “nelle condizioni generali di contratto, le clausole circa il conflitto di interesse, tenuto conto di quelle relative alla manleva, paiono acriticamente assunti dallo Stato senza alcuna evidenza – così pare – degli incarichi collaterali assunti dalla Società stessa o dai suoi stretti collaboratori”. I discorsi sull’inopportunità di tale nomina rilevata non soltanto dalle forze di opposizione, furono lasciati cadere nel vuoto, esattamente come caddero nel vuoto le tante denunce che se avessero trovato un giusto ascolto da parte degli ex membri di maggioranza, avrebbero significato la salvezza per un Paese che invece oggi si trova con un conto molto salato da pagare.
