San Marino. Accordo di Associazione, IL GRANDE INGANNO … di Marco Severini

La questione dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea non riguarda, come qualcuno maldestramente ha provato a far intendere, la tenuta del governo. Non è un problema di equilibri parlamentari, di maggioranze ballerine, di poltrone o di crisi imminenti.

No. È qualcosa di molto più serio, molto più profondo, infinitamente più importante.

Qualcuno oggi ipotizza, sbagliando, che possa cadere il governo se non si firma l’accordo, ipotesi remota quando quasi tutto il Consiglio Grande e Generale – eccezion fatta per una parte di Motus – ha già detto sì all’accordo, con una strana forma di entusiasmo senza sapere nei fatti che cosa dice l’accordo e ora anche l’addendum.

E’ palese che stavolta la politica ha smesso di rappresentare i cittadini. O peggio: ha smesso di ascoltarli.

Perché in gioco non c’è un mandato di governo. C’è il futuro della nostra Repubblica. C’è il destino dei nostri figli. C’è la libertà – economica, finanziaria, culturale – di un Paese che dal 301 d.C. non ha mai chinato il capo a nessuno. Mai! Anche nei momenti più bui della storia, anche quando ha perso temporaneamente la propria sovranità a causa della forza e della violenza, San Marino ha sempre trovato il modo di rialzarsi, di riprendersi ciò che le apparteneva: la libertà. Una libertà che non è mai stata concessa, ma sempre riconquistata.

E ora, proprio noi, dovremmo cederla con una firma?

E invece oggi, proprio nel momento più fragile per l’Europa, con un’economia anemica, un’inflazione cronica, e con venti di guerra che soffiano impetuosi da Est a Ovest, con l’alleato fidato, gli USA, che li ha abbandonati, San Marino decide di legarsi mani e piedi a un sistema in crisi addirittura sanzionando di sua sponte, o meglio su decisione di Beccari, la Russia abbandonando la nostra amata e vecchia neutralità, che cosi tanti frutti ha portato.

L’Europa è ai minimi storici in quanto ad autorevolezza e capacità attrattiva.

E mentre molti popoli iniziano a interrogarsi su quanto sia stato lungimirante cedere sovranità in cambio di un’illusione, noi cosa facciamo? Ci buttiamo dentro, entusiasti, ciechi, quasi felici.

Come se quello che ci aspettasse fosse un premio, che NON arriverà, e non una gabbia che purtroppo ci sarà: UNA GABBIA. Come se l’identità della nostra Repubblica, la più antica del mondo, fosse solo un fardello da alleggerire, e non il patrimonio da difendere.

È proprio questo il GRANDE INGANNO.

Il pensiero – martellato da mesi – che si tratti di un accordo tecnico, di un piccolo passo amministrativo, di un miglioramento funzionale. Ma chi ha letto con attenzione il testo sa bene che si tratta di un cambiamento radicale. San Marino si vincolerà agli orientamenti normativi, economici e politici dell’Unione, pur senza diventarne membro.

Non siederemo ai tavoli decisionali, ma dovremo rispettarne le decisioni. Non voteremo, ma subiremo. È un’associazione che ci impone, senza rappresentarci. E questo, perdonatemi, non è progresso. È sottomissione.

A chi giova tutto questo? Chi si arricchirà? Chi trarrà vantaggio da un simile stravolgimento? Di certo non il cittadino comune. Di certo non l’impiegato, l’artigiano, il commerciante, il giovane che sogna un futuro in patria e che è costretto ad emigrare.

La gente, checché ne dicano certi opinionisti a gettone, non è stupida. Ha già intuito che qualcosa non quadra. Troppa segretezza. Troppe forzature. Troppa fretta. Troppe rassicurazioni smentite dai documenti, troppi puerili articoli che vogliono terrorizzare invece che far comprendere.

Questo accordo puzza. E puzza molto. Non di modernizzazione, ma di fregatura, la più importante.

Pensate soltanto a un aspetto: quello del lavoro. Ricordiamoci che se a ”noi” si aprirà un mercato da 500 milioni di persone, quello stesso mercato ci conquisterà in pochissimo tempo: non saremo più padroni di nulla e la libertà, come l’autonomia statuale sarà solo un ricordo.

Cosa accadrà al nostro mercato interno quando saremo invasi da manodopera a basso costo proveniente da quei Paesi dell’Est Europa che non se la passano troppo bene? Gente disposta a lavorare per la metà del vostro stipendio. A fare più ore, con meno tutele. E voi, che oggi difendete a fatica il vostro tenore di vita, cosa farete? Vi adeguerete? Vi abbasserete ai loro standard? Accetterete che il valore del vostro lavoro venga dimezzato, svilito, superato?

E tu, che leggi queste righe pensando: “tanto io sono nella Pubblica Amministrazione, a me non tocca”, sei proprio sicuro che l’accordo non toccherà anche te? Hai letto attentamente? Sai che per ottenere qualunque tipo di agevolazione o accesso ai mercati – ammesso che arrivino davvero – Bruxelles chiederà in cambio riforme. E le riforme, si sa, iniziano sempre tagliando là dove costa di più. Sanità. Scuola. PA. Lo sai, vero, che l’Europa non ci concederà nulla per bontà d’animo?

Che l’Accordo non prevede finanziamenti. Che il famoso T2 non scomparirà. Che saremo sempre un Paese terzo, ma molto più vincolato. Hai già pensato a cosa farai quando ti diranno che il tuo posto va razionalizzato? Ti fidi ancora delle promesse di chi ti dice che “non cambierà nulla”? E che sarà solo una vacanza europea e non la fine del nostro stato che anche tu hai contribuito, non ribellandoti, ad aver ceduto in silenzio: il nostro bene più prezioso.

Qualcuno si illude che, con questo accordo, troveremo nuovi posti in delegazioni, incarichi, missioni europee. Ma quelle poltrone – poche e contese – andranno a chi parla tre lingue, ha lauree internazionali, e sa negoziare nei corridoi di Bruxelles. E non saranno certo assegnate ai sammarinesi per simpatia o per meriti “di partito”, fidatevi non andrà nemmeno a quei politici che le bramano tanto e che stanno svendendo il nostro paese per uno scintillio di potere personale. Ma quanto ci costerà l’adeguarci alla normativa europea, con migliaia e migliaia di nuove legge – Andorra ne prevede per lei più di 4.000 – e quanto ci sono costate sino ad ora queste ambizioni, in trasferte, adeguamenti normativi, riunioni, cene e rappresentanze? Avete fatto mai il conto? Non credo sia di poco conto.

Così, mentre molti ancora dormono convinti che “tanto non cambia nulla”, ci troveremo a rimpiangere questi giorni. Così come oggi, con un nodo alla gola, guardiamo indietro agli anni ’90, quando l’Europa sembrava una speranza e non un peso come invece è stato. Così, domani, ricorderemo con malinconia questa San Marino indipendente, sovrana, orgogliosa, viva. Perché dopo l’accordo – lo ripeto – nulla sarà più come prima.

Bettino Craxi, che molti oggi citano solo per convenienza, aveva visto lungo. Diceva: “L’Europa per noi, nella migliore delle ipotesi, sarà un limbo. Nella peggiore, sarà un inferno”. Aveva ragione. E lo aveva capito decenni fa. Noi, invece, stiamo ancora lì a fidarci anche dopo quello che è successo con il COVID. A sperare che questa volta sia diverso. Ma non sarà diverso. Sarà solo più difficile tornare indietro perchè non ce lo permetteranno.

San Marino ha impiegato diciassette secoli per costruire la propria indipendenza. E potrebbe bastare una firma per perderla.

La firma, forse, è meglio metterla sul referendum che vedono come la peste, perché sanno già che la quasi totalità della popolazione sammarinese è contraria a questo accordo farlocco che già puzza come un pesce andato a male.

Che è contraria al GRANDE INGANNO!

Marco Severini – direttore GiornaleSM