San Marino. Accordo di associazione. Sds Beccari tira dritto: ”Siamo pronti ad attivare l’applicazione provvisoria del trattato anche senza aver avuto ancora la ratifica UE”. Il Referendum: ”bisogna vedere se è tecnicamente possibile secondo la nostra normativa”

Andorra la Vella – Luca Beccari, attuale Segretario di Stato per gli Affari Esteri della Repubblica di San Marino, condivide in questa intervista la sua visione sul processo di negoziazione dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea.

Con un’esperienza di lunga data nel mondo politico e finanziario del suo Paese, Beccari espone le sfide interne affrontate da San Marino lungo questo percorso, il ruolo della cittadinanza e della comunicazione istituzionale, così come la stretta collaborazione con Andorra. Riflette anche sulla possibilità di un referendum e sottolinea l’importanza di cogliere questa opportunità di integrazione europea come un passo strategico per il futuro del Paese.

Come si è sviluppato finora il processo di negoziazione e preparazione dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, dal punto di vista istituzionale e cittadino? Quali sono state le principali sfide interne per San Marino?

La negoziazione, avviata dieci anni fa, ha visto succedersi quattro governi con maggioranze politiche diverse, ma tutti accomunati dalla volontà di considerare l’Accordo come una priorità strategica.

L’inizio del negoziato è stato preceduto da un referendum popolare in cui si chiedeva ai cittadini se volessero presentare domanda di adesione all’Unione Europea. Sebbene il referendum non abbia raggiunto il quorum, ha comunque evidenziato una forte volontà popolare a favore di un maggiore avvicinamento all’UE.

I cittadini sammarinesi si sentono pienamente parte della famiglia europea e vivono con disagio l’esclusione dai servizi e dalle opportunità riservate ai cittadini dell’Unione. Anche il tessuto imprenditoriale soffre la concorrenza delle imprese europee, che operano sugli stessi mercati ma con più risorse a disposizione.

Dodici anni fa, la comunità sammarinese non aveva ancora sviluppato una volontà chiara e condivisa circa il percorso di integrazione con l’UE. Con il tempo, però, questa consapevolezza è cresciuta fino a diventare un obiettivo strategico concreto.

Ancora oggi permangono dubbi e timori legittimi in alcuni settori della popolazione, preoccupati per i possibili effetti negativi. Tuttavia, ritengo che i numerosi adeguamenti negoziati su ambiti sensibili — come la libera circolazione delle persone o i meccanismi di salvaguardia delle peculiarità di San Marino — siano strumenti efficaci per mitigare i rischi.

Nel caso in cui l’Accordo venga considerato di natura mista e richieda la ratifica da parte dei parlamenti degli Stati membri dell’UE, quale previsione ha San Marino riguardo una possibile applicazione provvisoria dell’Accordo?

Per San Marino, questo Accordo è una priorità. Siamo quindi pronti ad attivarne l’applicazione provvisoria. In passato abbiamo già utilizzato questo strumento, ad esempio con l’Accordo di Unione e Cooperazione Doganale del 1992.

Nel dibattito pubblico sono stati sollevati dubbi sul livello di informazione della cittadinanza riguardo l’Accordo. Ritiene che la comunicazione istituzionale e il dialogo con la società civile siano stati sufficienti?

L’Accordo è ampio e complesso, e informare adeguatamente la cittadinanza non è semplice, perché presuppone una conoscenza di base delle materie che compongono l’acquis communautaire.

Abbiamo dedicato molte risorse, cercando il dialogo a diversi livelli, sia politici che sociali. Tuttavia, è evidente che possiamo e dobbiamo fare di più. Un’informazione chiara e accessibile è fondamentale per permettere a cittadini e imprese di cogliere appieno le opportunità offerte dall’Accordo.

Alcune forze politiche hanno espresso la volontà di indire un referendum. Ritiene che questo strumento possa rafforzare la legittimità democratica dell’Accordo o generare incertezze sulla tempistica di ratifica?

Non sono contrario né preoccupato dalla possibilità di un referendum. Il compito del Governo è concludere l’Accordo con la firma; quello del Consiglio Grande e Generale è ratificarlo. Fino alla firma, qualsiasi altro passaggio è prematuro.

Se durante il processo di ratifica il Parlamento riterrà opportuna una consultazione popolare — sempre che sia tecnicamente possibile secondo la nostra normativa — sarà suo diritto e dovere promuoverla. Tuttavia, le forze politiche devono esprimere chiaramente le proprie intenzioni. Il referendum non può diventare uno strumento per mascherare un’opposizione di principio all’Accordo. Chi vi si oppone deve anche poter proporre un’alternativa credibile e concreta.

Viviamo un periodo di incertezza internazionale e instabilità economica nella regione europea. Perdere questa opportunità e rimanere isolati di fronte alle sfide future sarebbe un errore. L’Unione Europea non obbliga né San Marino né Andorra a firmare questo Accordo: ci propone un’associazione strutturata, nel pieno rispetto della nostra sovranità e delle nostre specificità. Per la prima volta, ci tratta come partner affidabili e alla pari. È un’occasione da cogliere.

Personalmente ritengo — come anche altri hanno sostenuto — che un referendum in questa fase avrebbe poco senso, soprattutto perché non esiste oggi un modo oggettivo per misurare benefici o rischi futuri. Sarebbe molto più utile, se del caso, prevedere un referendum tra tre o cinque anni, che possa valutare con maggiore oggettività il livello di soddisfazione dei cittadini rispetto all’Accordo. Inoltre, questo include strumenti di salvaguardia, come la clausola generale, per limitarne o sospenderne gli effetti qualora si presentassero difficoltà.

Come valuta la collaborazione tra Andorra e San Marino durante il processo di negoziazione e ora nella fase di ratifica? Avete condiviso strategie o preoccupazioni comuni?

Sono molto soddisfatto della collaborazione con il Governo andorrano. Ci sono state molte occasioni di dialogo e, soprattutto nelle fasi finali della negoziazione — relative alle parti comuni — abbiamo lavorato in modo efficace e sinergico.

Questo percorso condiviso ha rafforzato significativamente il rapporto tra i nostri Paesi, che oggi si traduce in una collaborazione proficua anche in altri ambiti, oltre all’Accordo.

Pur avendo caratteristiche diverse, San Marino e Andorra condividono molti elementi, a partire dalla ferma volontà di difendere la propria sovranità e le rispettive peculiarità. Questo spirito comune è stato determinante per affrontare con successo una negoziazione tanto complessa come quella condotta con l’Unione Europea.

Joel Picón

Fonte:

https://www.ara.ad/internacional/quedar-aillats-ue-davant-reptes-futur-seria-error_128_5423749.html