San Marino. ACCORDO DI ASSOCIAZIONE UE. La paura del referendum fa 90 … di Marco Severini

È bastato che alcuni semplici cittadini e dall’altra parte il Partito Socialista, l’unico partito, va detto, che nei fatti ha avuto il coraggio di esporsi, cominciassero a muoversi per promuovere referendum sull’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, e subito il macchione si è animato. Sono usciti allo scoperto, uno dopo l’altro, tutti quelli che temono la consultazione popolare.

Quelli che da settimane ci ripetono che “l’accordo è un passo inevitabile”, “un’opportunità da non perdere”, “la scelta giusta per il futuro”. Quelli che pubblicano comunicati copia e incolla con dentro le stesse tre parole: “Europa”, “progresso”, “isolamento”. Quelli che non hanno mai spiegato nulla del contenuto vero dell’accordo. E che oggi, guarda caso, temono che il popolo possa farsi un’idea propria.

La paura del referendum fa 90

Perché il referendum toglie il controllo del racconto dalle mani della politica e lo rimette a chi ha diritto di parola solo ogni cinque anni: i cittadini.

Perché non puoi pilotare un referendum con un comunicato stampa o un’intervista zuccherosa. Perché un referendum costringe tutti a parlare di contenuti, e non di filastrocche.

Ecco perché oggi si moltiplicano gli attacchi a chi promuove l’idea di un referendum: si cerca di delegittimare i comitati, si dice che “non è il momento”, che “non serve”, che “è inutile”. Ma la verità è un’altra: fa paura sapere che il popolo, che non è affatto stupido, possa dire NO.

Questo accordo trasforma profondamente San Marino, sotto il profilo normativo, economico e giuridico. Cambia il modo in cui legiferiamo, come amministriamo, come regoliamo i mercati. E non si può pensare di ratificare tutto in silenzio, con la solita scena: cerimonia, foto e applausi, come ancora pensano di fare invitando il commissario europeo alla cerimonia del cambio del Reggenti.

Chi è contrario al referendum non è europeista. È autoritario.

Perché l’Europa vera è quella della partecipazione, del confronto, del pluralismo. Non quella delle élite che decidono e dei cittadini, a loro detta stupidi che non capiscono queste tematiche, che devono solo adeguarsi. I cittadini devono avere il diritto di dire qualcosa.

Non possiamo accettare che una svolta storica venga imposta come se fosse un atto dovuto, e chi la mette in discussione venga trattato da retrogrado o sabotatore.

San Marino ha una storia antichissima di democrazia diretta. I referendum fanno parte della nostra identità civile. Chi li teme, forse, ha paura solo di perdere la poltrona, il microfono ed il consenso che sta alla base di tutto. 

Marco Severini – direttore GiornaleSM