Dopo settimane di analisi e cinque articoli di approfondimento, è tempo di riassumere ciò che davvero emerge dall’Accordo di Associazione tra San Marino e l’Unione Europea.
Mentre il Segretario Beccari parla di “traguardo storico”, i fatti rivelano una realtà ben diversa: costi elevati, perdita di sovranità, impatto devastante sulle imprese e nessun vero consenso popolare.
Di seguito, in diciotto punti chiari, le criticità più gravi di un accordo firmato nel silenzio, senza trasparenza né referendum.
Una sintesi che tutti i cittadini dovrebbero leggere prima che sia troppo tardi.
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Accesso al mercato unico: non è una novità.
San Marino è già in unione doganale e utilizza l’euro. Le merci sammarinesi circolano in Europa da decenni.
L’accordo non apre nuove porte, ma impone nuovi vincoli e costi burocratici.
La narrazione del “grande passo avanti” è una falsa promessa mascherata da progresso. -
Mercato a doppio senso: concorrenza feroce in casa nostra.
Aprire il mercato significa anche spalancarlo ai colossi europei.
Le nostre PMI (Piccole Medie Industrie) dovranno competere con aziende dai capitali e dalle strutture enormi.
Chi non ha protezioni o economie di scala sarà travolto, con effetti disastrosi su occupazione e redditi. -
Benefici commerciali marginali, costi certi.
I vantaggi economici reali non superano il 2-3% del PIL, mentre i costi di adeguamento supereranno il 5-6%.
Tradotto: per ogni euro guadagnato ne spenderemo due.
Nessun economista indipendente parla di vantaggi concreti per il nostro sistema produttivo.
È un’operazione politica, non industriale. -
PMI nel mirino: la spina dorsale del Paese a rischio.
Oltre l’80% delle aziende sammarinesi ha meno di 10 dipendenti.
Queste realtà non possono reggere l’impatto di migliaia di nuove regole, certificazioni e adempimenti.
Per loro, l’adeguamento agli standard UE sarà insostenibile.
La conseguenza sarà la chiusura o la delocalizzazione. -
Effetto domino sull’occupazione.
Quando chiude un’impresa, si perde lavoro, gettito e fiducia.
Bastano poche decine di aziende in crisi per creare un’ondata di disoccupazione.
Seguiranno calo dei consumi, emigrazione giovanile e impoverimento diffuso.
Un ciclo che può diventare irreversibile in un microstato come il nostro. -
Sovranità normativa svuotata.
L’accordo impone il recepimento di migliaia di direttive europee, senza diritto di voto né di veto.
Le leggi non saranno più nostre, ma scritte altrove.
Il Parlamento sammarinese si ridurrà a un organo notarile.
Una “partnership” che cancella la libertà legislativa. -
Partecipazione solo formale, non reale.
San Marino potrà “assistere” a certe riunioni europee, ma non decidere nulla.
Nessun voto, nessuna influenza sui testi che ci obbligheranno.
È un modello di subordinazione normativa, non di cooperazione.
Altro che “voce nel processo decisionale”. -
Addendum segreto: la vera zona d’ombra.
Beccari lo chiama “chiarimento tecnico”, ma non lo mostra a nessuno.
Se fosse davvero innocuo, non servirebbe tanto riserbo.
La segretezza alimenta sospetti su clausole scomode e impegni nascosti.
È il simbolo dell’intera operazione: opaca e pilotata dall’alto. -
Più burocrazia, meno competitività.
Ogni direttiva UE richiederà nuovi uffici, controllori, traduttori e consulenti.
Una montagna di carte che rallenterà le imprese e costerà milioni allo Stato.
L’efficienza sammarinese, una delle nostre forze, sarà soffocata.
Il prezzo lo pagheranno cittadini e imprenditori. -
Pressione fiscale destinata a salire.
Per sostenere i nuovi costi amministrativi, lo Stato dovrà tassare di più.
Non ci sarà altra via, perché l’apparato crescerà.
La fiscalità “armonizzata” con l’UE eliminerà le poche flessibilità residue.
Meno libertà, più tasse, meno attrattività economica. -
Numeri che non tornano.
I conti del governo non convincono.
I costi di allineamento sono enormi, i benefici incerti e differiti nel tempo.
Nessuno studio indipendente conferma le stime ottimistiche della Segreteria.
L’equazione è chiara: il saldo sarà negativo. -
Alternative ignorate.
San Marino poteva scegliere la via bilaterale, come la Svizzera.
Accordi settoriali mirati avrebbero garantito autonomia e vantaggi mirati.
Invece si è scelto il “pacchetto totale” dell’acquis UE.
Una resa strategica, non una scelta ponderata. -
Propaganda al posto della verità.
Beccari parla di “modernità” e “integrazione”, ma evita i numeri veri.
La retorica dell’Europa come panacea serve solo a coprire le crepe.
L’accordo è stato venduto con slogan, non con analisi.
E la stampa amica ha fatto il resto. -
Referendum negato: la ferita democratica.
Definire “troppo complesso” un accordo per non far votare i cittadini è un insulto vero e proprio a tutti i cittadini.
Il popolo sammarinese ha sempre saputo decidere con maturità.
Escluderlo da una scelta storica si potrebbe configurare come un abuso di potere.
La democrazia non è un fastidio tecnico. -
Responsabilità politica di Beccari e della DC.
Firmare un accordo così vincolante senza mandato popolare è un errore gravissimo.
La Democrazia Cristiana si assume la paternità di questa scelta.
Se l’accordo fallirà, il prezzo politico sarà altissimo.
La storia giudicherà chi ha taciuto. -
Rischio di isolamento politico interno.
Quando gli effetti si faranno sentire – tasse, fallimenti, disoccupazione – la reazione sarà durissima.
La DC rischia di rimanere sola, travolta dal rigetto e dallo scontento popolare.
Nessun alleato vorrà difendere un errore così impopolare.
Sarà il conto politico di un azzardo personale. -
Scelta irreversibile.
Una volta firmato, l’accordo non si potrà revocare facilmente.
Ogni passo indietro comporterebbe sanzioni e perdita di credibilità.
È una catena legale e politica che durerà decenni.
Firmare oggi significa legarsi per sempre. -
Identità sammarinese in pericolo.
Non si tratta di essere pro o contro l’Europa, ma di difendere la libertà di decidere.
San Marino non può diventare un’appendice burocratica dell’UE.
La nostra storia millenaria ci impone prudenza e rispetto per la sovranità.
Prima di consegnarla, almeno facciamola votare.
Marco Severini – direttore GiornaleSM
Ecco qui di seguito tutti i miei 5 articoli in risposta a quanto pubblicato su IL SOLE 24 ORE