La Svizzera, pur non essendo né membro dell’UE né dell’Area Economica Europea (EEA), ha negoziato una rete di oltre 120 accordi bilaterali, costruiti nel corso di anni e calibrati sulle esigenze nazionali. Ogni accordo è autonomo, settoriale, specifico.
Tra i più rilevanti:
- Accordo sulla libera circolazione delle persone
- Accordo sul trasporto terrestre e aereo
- Accordo sul reciproco riconoscimento in ambito tecnico (MRA)
- Accordo sulla partecipazione ai programmi di ricerca e formazione dell’UE (come Horizon e Erasmus)
- Accordo sulla fiscalità del risparmio
- Accordo agricolo
- Accordi doganali specifici
La chiave di volta è che la Svizzera ha mantenuto il pieno controllo del proprio ordinamento giuridico e istituzionale, senza adottare in blocco il diritto europeo. Non esiste alcuna automatica cessione di sovranità. Ogni modifica o aggiornamento passa dal parlamento o, se necessario, da referendum popolari.
La strategia elvetica è chiara: partecipare dove conviene, ma mantenere il diritto di dire no.
Questo consente di:
- proteggere l’identità istituzionale e giuridica nazionale;
- evitare l’imposizione di normative estranee alla realtà socio-economica locale;
- decidere in modo trasparente, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica;
- non dipendere dai meccanismi di arbitrato dell’UE, spesso opachi o sbilanciati.
In altre parole, la Svizzera commercia come un Paese europeo, ma decide come uno Stato sovrano.
Perché San Marino non ha seguito o non può seguire il modello svizzero?
San Marino avrebbe potuto, e ancora potrebbe, intraprendere un percorso di accordi bilaterali specifici, partendo dai settori realmente strategici: dogane, telecomunicazioni, servizi digitali, movimento di persone, professioni, energia, formazione.
Invece, con l’accordo di associazione si è scelto di inglobare tutto in un unico contenitore rigido, senza avere né il peso politico, né la capacità tecnica, né le risorse per gestirlo.
La conseguenza è che accetteremo tutto, in blocco, senza poter dire no, senza referendum, senza selezione, e con l’obbligo di recepire il diritto europeo anche dove non ci serve o ci danneggia.
Il modello svizzero dimostra che esiste un’alternativa all’adesione ideologica e totalizzante.
Una piccola nazione può restare libera, prospera, connessa all’Europa, senza rinunciare a sé stessa. San Marino avrebbe potuto fare lo stesso.
E se oggi è ancora in tempo per correggere la rotta, è dovere della politica proporre con coraggio una via più razionale e meno sottomessa. Una via fatta di accordi mirati, trasparenti, reversibili, valutati uno per uno. Perché la sovranità non si baratta in blocco. Si costruisce, trattato dopo trattato. Come ha fatto la Svizzera.
Ma questi politici, ove alcuni schifano i cittadini sammarinesi ritenendoli incapaci di capire, faranno veramente i nostri e gli interessi di San Marino? Ne dubito.
Marco Severini – direttore GiornaleSM