Il nome di San Marino finisce suo malgrado in una delicata partita geopolitica tra Medio Oriente e Stati Uniti. La nave Tulip BZ, fino a pochi giorni fa registrata sotto bandiera sammarinese, è stata inserita nella lista nera dell’OFAC (Office of Foreign Assets Control), l’ente del Tesoro americano incaricato di monitorare e sanzionare attività economiche legate a regimi o gruppi ostili.
Secondo quanto riportato dal sito specializzato ShippingItaly, l’imbarcazione sarebbe stata coinvolta nel trasporto illecito di Gpl destinato ai ribelli Houthi e di prodotti petroliferi per l’Iran, entrambi oggetto di severe restrizioni da parte della comunità internazionale.
San Marino: reazione immediata e cancellazione dal registro
Le autorità sammarinesi, venute a conoscenza dell’attività sospetta già da inizio aprile, hanno agito con rapidità. Il Registro Navale ha prima diffidato l’operatore (il 5 aprile) e, in seguito alla conferma ufficiale delle sanzioni statunitensi, ha provveduto a cancellare la nave dai registri sammarinesi il 28 aprile. Una decisione presa in coordinamento con il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti.
San Marino, precisano le fonti citate, aderisce volontariamente ai programmi sanzionatori internazionali dell’OFAC, dell’Unione Europea, del Regno Unito e delle Nazioni Unite, pur non essendo obbligato a farlo in quanto Stato terzo. Una scelta politica precisa, per garantire trasparenza e allineamento alle normative globali contro il finanziamento illecito.
La nave risulta ancora in mare con bandiera sammarinese
Eppure, secondo una recente verifica su MarineTraffic, la Tulip BZ risulterebbe ancora in navigazione nel Golfo d’Arabia e tecnicamente associata alla bandiera sammarinese. Un dato anomalo, che potrebbe derivare da ritardi nei sistemi di aggiornamento automatici oppure da omissioni non ancora rettificate dai soggetti armatoriali.
Un caso spinoso per l’immagine di San Marino
L’episodio solleva interrogativi sulla vulnerabilità dei registri navali “aperti”, spesso scelti per ragioni fiscali o burocratiche da armatori internazionali. Per San Marino, che negli ultimi anni ha puntato su un’immagine di rigore e legalità internazionale, il coinvolgimento – seppur solo formale – in una rete di traffici illegali rappresenta una brutta pubblicità internazionale.