Incarichi diplomatici al vaglio della magistratura. Era già emerso durante il filone di indagine che l’8 settembre scorso aveva portato all’arresto dell’ex segretario di Stato Fiorenzo Stolfi, e cioè una ipotizzata associazione criminale che avrebbe operato anche attraverso l’assegnazione di incarichi diplomatici dubbi.
E ora il pool di magistrati che sta indagando attorno alla tangentopoli sammarinese partita dall’inchiesta iniziale sul “conto Mazzini” aperto alla ex Banca Commerciale Sammarinese si è arricchito dell’acquisizione di documenti e materiale alla segreteria di Stato agli Esteri.
Un episodio che in parte da Palazzo Begni cercano di far rientrare nella collaborazione tra segreteria di Stato e Tribunale, ma che ha comunque visto il nucleo antifrode della polizia giudiziaria presentarsi al Begni con la richiesta di documenti.
Sotto indagine ci sarebbero in pratica gli incarichi diplomatici conferiti negli ultimi dieci anni a soggetti indagati nell’inchiesta “conto Mazzini”.E’ la stessa segreteria di Stato agli Esteri e precisarlo in una nota in cui specifica che l’acquisizione di documenti “da parte della polizia giudiziaria su ordine della magistratura sammarinese non deve destare scalpore e non deve essere interpretato come una perquisizione, bensì come la collaborazione di un ufficio della pubblica amministrazione con il potere giudiziario”.
Infatti, “il Tribunale sammarinese – prosegue il testo – nell’ambito di procedimenti penali in corso, ha richiesto al dipartimento Affari esteri l’acquisizione di documentazione agli atti dello stesso e il dipartimento ha puntualmente ottemperato a quanto domandato”.
In dettaglio: “Tanto gli atti dei giudici, quanto la documentazione sono stati notificati e consegnati attraverso agenti del Nucleo antifrode della Polizia civile incaricati dal Tribunale”.
San Marino Oggi
Al vaglio dei commissari della legge coordinati dal giudice Alberto Buriani quindi anche le no- mine diplomatiche, per appurare se siano state usate come contropartita della politica a even- tuali favori o tangenti.
Secondo gli inquirenti, alcuni incarichi diplo-
matici farebbero sorgere dei dubbi sulla reale valenza tanto che ci sarebbe il sospetto che in alcuni casi, non sarebbero stati altro che pre- stanome al servizio dei politici stessi.
Così facendo, e in virtù della nomina diploma- tica ad ambasciatore o console, avrebbero poi ottenuto finanziamenti da banche o altre realtà poi rigirati in parte o in toto ai politici stessi.
Una indagine complessa quindi che si avvale anche di altre acquisizioni di documenti e docu- mentazione finanziaria e che presto potrebbe portare – siamo nel campo delle ipotesi giorna- listiche al momento – anche all’ascolto da par- te dei giudici di politici e anche ex segretari di Stato.
Intanto, come già dato conto ieri, nell’ambito della stessa indagine, continuano in Tribunale anche le audizioni dei vertici di Banca Centrale per via del filone in cui si vogliono verificare le trattative per la vendita di due licenze bancarie: dopo la perquisizione del 10 settembre in via del Voltone, sono stati ascoltati come testimoni presidente e direttore, Renato Clarizia e Ma- rio Giannini, quindi Francesco Ielpo e Andrea Vivoli della Vigilanza, infine, l’audizione più re- cente quella di Antonio Gumina, ex capo della Vigilanza e attualmente consulte della segrete- ria di Stato per le Finanze.