San Marino. Alan Gasperoni critico su Abete, Tavecchio e sulla gestione della FGCS.

Alan GasperoniSe il “tiro al bersaglio” sul Presidente della Federcalcio Italiana è diventato, dalla disfatta brasiliana firmata Abete alle frasi razziste firmate Tavecchio, lo sport preferito di un’intera nazione, permettetemi quantomeno di vantarmi di essere stato un precursore. Non scherziamo su questa cosa però, per gli amanti del calcio oggi c’è davvero poco da ridere.
Il calcio italiano è in balia di un vecchio sistema che tende a riciclare facce più o meno note di poltici della prima Repubblica in posti di potere differenti da quelli dell’amministrazione statale ma comunque importanti quanto un ministero per interesse economico e potere.
Giancarlo Abete, politico di basso profilo negli anni ‘80 e ‘90, venne eretto da tutti “volto nuovo” del calcio italiano dopo gli scandali di calciopoli, senza tenere conto che quando in Italia imperavano totonero, calcioscommesse e compravendite di arbitri e partite, lui era già nelle stanze dei bottoni della Federcalcio da almeno un decennio. Dal 2006 al 2014 ha guidato la Federcalcio dei morti ammazzati per il tifo, del razzismo, degli stadi chiusi e delle disfatte di club e nazionali, senza togliere un ragno da un buco, senza una riforma, senza battere ciglio chiudendo con la disfatta brasiliana e con le dimissioni doverose in diretta tv.
Il Dottor Abete venne a San Marino diverse volte, l’ultima apparizione in Repubblica si ricorda per le frasi nonsense con le quali cercò di portare agli appassionati e puliti dirigenti del nostro calcio il peggio della sua prepotenza, rispose alzando il tono della voce a domande lecite e pacate. Fu l’esaltazione dell’incapacità di reagire ad ogni stimolo esterno dovuta alla forza della propria posizione.
Ora che Abete non c’è più, dopo aver salutato con una bottiglia di Tessano della migliore annata il suo addio, dobbiamo però prendere atto che chi prenderà il suo posto sarà probabilmente peggiore.
Carlo Tavecchio è nel calcio da oltre 30 anni, durante i quali, dopo varie apparizioni poltiche con la Democrazia Cristiana prima e con Forza Italia poi, ha raccolto, fregandosene, qualche (dicono cinque) condanna definitiva e ha manovrato il calcio dilettantistico con metodi più o meno leciti, più o meno limpidi, più o meno…
Così come Abete anche Tavecchio è salito sul Titano moltissime volte, amico fraterno dei dirigenti federali ha assistito a molte partite della Nazionale biancazzura ed ha partecipato ad alcune trasferte sammarinesi. Salvo colpi di scena auspicabili quanto impossibili sarà nuovamente a San Marino il prossimo 2 settembre per l’inaugurazione della nuova Torre Servizi dello Stadio di Serravalle nella veste ufficiale di Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio.
Gli stenderemo il tappeto rosso, scambieremo con lui omaggi e saluti e probabilmente lo porteremo a Palazzo a prendere qualche onorificenza.
Tratteremmo allo stesso modo un ultrà razzista che lancia banane al Balotelli di turno? La provocazione è lecita dopo l’ormai tristemente celebre quanto vergognosa dichiarazione dello stesso Tavecchio in conferenza stampa. Se i razzisti sono i tifosi o gli ultrà scattano subito (sia ben chiaro, giustissimi) sdegno e squalifiche. Ci sono tessere e schedature, Daspo (misura pronta per essere introdotta anche a San Marino) e pene severissime. Se invece un candidato presidente dice frasi stupide, prima ancora che razziste, se parla come un uomo dell’ottocento, il Palazzo, salvo rare eccezioni, sta zitto e si chiude a riccio. Lo stesso probabilmente faremo noi quando il Signor Tavecchio con la sua schiera di gerarchi del pallone salirà in Repubblica. Ora si cercheranno scuse, si minimizzerà l’accaduto (già fatto) ma poi non si continui a dire che il calcio non sa rinnovarsi e non vuole migliorarsi, che fuori dagli stadi ci si continua ad accoltellare e che se si è neri non si può giocare a calcio nel paese che il calcio l’ha creato e fatto grande.
L’Italia non sa rinnovarsi, è la Cenerentola d’Europa ma continua sulla sua strada. La sensazione è che San Marino, non solo nello sport, voglia fare lo stesso e noi di questo dobbiamo proccuparci fino a quando qualcuno, dalla Casa del Calcio di Montecchio, non ci darà risposte serie sul futuro e mostrerà segnali di apertura verso idee nuove preparando qualche riforma mostrando distanza da quanto accade oltreconfine.
Il tema non è per forza generazionale. Il “largo ai giovani” a tutti i costi non mi appartiene, ma al momento, qualcosa di un po’ più “fresco” di quello a cui stiamo assistendo, dentro e fuori San Marino, sarebbe quantomeno piacevole da assaporare.

Alan Gasperoni