Il divide et impera – la storia ce lo insegna – è considerato il miglior stratagemma a disposizione di un’autorità per controllare la cittadinanza. E mai come oggi le persone sono divise, hanno opinioni diametralmente opposte. Il che paradossalmente non giova alla politica la cui funzione di mediazione diventa in questa situazione molto complessa. Ne abbiamo parlato con il consigliere di Rete Alberto Giordano Spagni Reffi.
Consigliere, lei ha partecipato all’incontro con il comitato gentiori-bimbi che continua ogni sera a manifestare per la riapertura al 100% della scuola. Che opinione si è fatto di quel corteo silenzioso?
“Credo sia giusto che le persone sollevino determinate problematiche, la scuola del resto è un tema che coinvolge e interessa tutti. Il presupposto tuttavia non deve essere quello che la politica è contro qualcuno, io le dico che il segretario Belluzzi non ha smesso di lavorare nemmeno un giorno per andare verso la riapertura. Purtroppo il Covid-19 ha diviso tantissimo l’opinione pubblica e se c’è chi vorrebbe riaprire, c’è anche chi chiede che le scuole non vengano riaperte. La politica dal canto suo deve sapere dare risposte non solo ad una parte ma a tutta la cittadinanza”.
Certe soluzioni come l’apertura della scuola dell’infanzia a metà e senza mensa rischiano di complicare la vita ai genitori a tutto svantaggio del loro lavoro. Perché sono state adottate?
“L’emergenza sanitaria ha richiesto sacrifici enormi che la popolazione ha subito accettato perché c’erano i morti e il pericolo del virus era percepito come reale. Adesso che l’emergenza è alle spalle e il pericolo si è attenuato, la gente sembra non capire più l’opportunità di determinate precauzioni. Mentre abbassare del tutto la guardia significherebbe vanificare lo sforzo di mesi. Io credo andrebbe considerato positivamente lo sforzo e la determinazione di intraprendere una strada che va verso il ritorno alla normalità”.
Vi sono stati spunti positivi dall’incontro con i genitori?
“Sì, tanti. Si è parlato a lungo di outdoor education, un modello che Rete ha sempre sostenuto e che non necessariamente deve diventare un modo per difendersi dal Covid, esso va pensato come una strada alternativa al processo educativo. L’emergenza Covid deve essere vista magari anche come l’opportunità di ripensare la scuola ordinaria che non necessariamente deve andare verso la didattica a distanza ma può invece scegliere di andare verso l’outdoor education. Quest’ultima a mio avviso non deve essere fatta allo sbaraglio, come obbligatoriamente a causa dell’emergenza si è fatto con la didattica a distanza. Conto che durante l’estate possa essere messo a punto uno studio per poter partire già da settembre”.
A proposito di dad, cosa pensa della petizione firmata anche dal prof. Canfora?
“Penso che il prof. Canfora dall’alto della sua autorevolezza abbia fatto benissimo ad esprimersi su un metodo alternativo alla didattica a distanza. Una posizione che personalmente condivido anche se bisogna dare atto agli insegnanti che pur senza formazione hanno compiuto uno sforzo immenso che non può che essere apprezzato”.
Olga Mattioli