San Marino. Alessandro Amadei, presidente Comites: “Sulla cittadinanza sono cambiati tutti i paradigmi costituzionali. È una questione di convivenza civile” … di Angela Venturini

Ci sono oltre 16 mila italiani residenti a San Marino, ben 5 mila hanno unicamente la cittadinanza italiana, quantunque moltissimi possiedano i requisiti per richiedere quella sammarinese. Ma non accettano l’obbligo di rinuncia alla cittadinanza d’origine. Questi pochi dati fanno comprendere quanto sia pressante e attuale ragionare sull’argomento e quanto sia stato considerato inopportuno e inappropriato il balletto consumatosi in occasione dell’esame della legge sviluppo in Commissione Finanze. Un emendamento proponeva di abbattere l’obbligo di rinuncia, ma è stato bocciato in vista di un prossimo pdl promesso dal governo. 

L’argomento è delicato, perché incide sulla sfera dei diritti fondamentali. Ne parliamo con un esperto quale è Alessandro Amadei, cittadino italiano, residente a San Marino, presidente del Comites, organismo rappresentativo delle comunità italiane residenti all’estero. I Comites sono stati creati nel 1985, ce ne sono 127, distribuiti in 59 Paesi e dipendono dalla Farnesina. 

“La materia è assai complessa – spiega Amadei – non solo per l’acquisizione della cittadinanza, ma anche per la residenza sammarinese, che si può acquisire per lavoro o per matrimonio, ma anche per un investimento imprenditoriale o per l’acquisto di un immobile di grande valore, oppure in maniera speciale per pensionati abbienti. Ciascuna modalità ha le sue regole”. 

Molti passi in avanti sono stati fatti in tema di cittadinanza, ad esempio quando è stato riconosciuto alle donne il diritto di trasmettere la cittadinanza sammarinese ai propri figli, dopo secoli di paterlinearità esclusiva e inamovibile. In tema di residenza e di diritto di voto, invece, un prezioso passo in avanti è stato fatto con la legge 2020/158 che ha sancito il diritto di voto per le Giunte di Castello anche per i residenti. Il voto passivo, cioè la possibilità di essere eletti, è ancora di là da venire. Ma l’innovazione è stata molto apprezzata. 

Un’altra luce si è accesa quando il Consiglio ha approvato, lo scorso 8 marzo 2024, un’istanza d’arengo per l’eliminazione dell’obbligo di rinuncia della cittadinanza d’origine come requisito per ottenere quella sammarinese per naturalizzazione. Un obbligo a cui sono ancora sottoposti, entro i prossimi cinque anni, tutti i 73 cittadini naturalizzati l’11 gennaio scorso. In caso contrario, decadrà la cittadinanza sammarinese appena acquisita. L’istanza d’arengo fu approvata con 30 voti favorevoli, 4 contrari, 8 astenuti: segno che le sensibilità politiche sono ancora piuttosto divergenti. 

Siamo stati molto contenti quando, nel dicembre scorso, il Congresso di Stato ha annunciato un progetto di legge che introduce significative modifiche alla legge sulla cittadinanza” puntualizza il presidente del Comites. Che entra nel merito: “I contenuti principali di questa proposta normativa prevedono innanzi tutto che non sarà più necessario rinunciare alla cittadinanza italiana per acquisire quella sammarinese. Vengono anche introdotti criteri più flessibili sulla dimora effettiva e periodi più ridotti per i coniugi e i figli adottati. Dall’altra parte i cittadini sammarinesi possono mantenere la cittadinanza d’origine anche in caso di matrimonio con forensi”. 

Si dice che l’idea di cittadinanza sia nata nel mondo classico dei Greci e dei Romani, i quali erano molto liberisti in materia, specialmente in epoca imperiale. L’avvento delle Carte Internazionali sui Diritti Umani ha liberalizzato in molti Paesi la concessione della cittadinanza, anche nei confronti di stranieri ed emigrati. Non solo, ma è stato introdotto il diritto dello ius soli, riconosciuto a tutti i bimbi nati su quel territorio. Un diritto che San Marino non ha mai contemplato in ragione della sua ristrettezza territoriale e magari anche per frenare desideri e ambizioni di quanti, da fuori, vedevano San Marino come un Eldorado senza tasse e senza molti altri obblighi. I tempi sono cambiati, i diritti civili e la libera circolazione delle persone sono diventati una bandiera di quell’Europa in cui San Marino spera di entrare presto come Stato associato. Gli emigrati sono diventati una risorsa obbligatoria e irrinunciabile per tantissimi settori economici. Basti pensare che anche a San Marino lavorano quotidianamente circa 8 mila frontalieri. 

Una riforma verso l’inclusione, non solo è giusta e doverosa, ma eviterà un corto circuito, come potrebbe succedere, ad esempio, se qualche naturalizzato non dovesse rinunciare alla cittadinanza di origine” dice Amadei.  Insomma, è una questione di diritti, ma anche di praticità, perché non si pensa mai a sufficienza a quanti cittadini sammarinesi abbiano una sola cittadinanza, mentre ce ne sono tanti che ne hanno due o anche tre. E non si pensa neppure al fatto che è sempre più frequente il caso per cui molti richiedano il ripristino della cittadinanza italiana d’origine (bastano pochi documenti e una spesa minima) da trasmettere poi a figli e nipoti per superare tanti problemi di lavoro, di viaggio e di studio all’estero, che ancora esistono per i sammarinesi. 

Sono cambiati tutti i paradigmi costituzionali moderni in tema di diritti dell’individuo – conclude Alessandro Amadei – sono stati abbattuti tutti i pregiudizi sulla razza, sulla condizione sociale, sul genere, sulla religione. La cittadinanza è un fatto di convivenza sociale. Per questo mi auguro che il pdl annunciato dal governo riesca a superare tutti gli ostacoli che ancora qualcuno individua e venga superato definitivamente quel protezionismo che non ha più ragione di esistere!

Angela Venturini