Riprendiamo il commento sui social dell’esponente politico del Partito Socialista sammarinese Alessandro Mancini
Il 4 dicembre del 2016, la coalizione Adesso.sm, vinceva le elezioni politiche al ballottaggio. Per la prima volta dopo l’entrata in vigore della legge elettorale del 2007 e dopo due consultazioni elettorali, nessuna coalizione ottenne la maggioranza dei voti per governare il Paese al primo turno, ma non solo le elezioni del 2016 furono anche le prime elezioni con la preferenza unica che inevitabilmente, caratterizzarono una campagna elettorale con i partiti in secondo piano, in quanto la ricerca del consenso personale inevitabilmente scateno i singoli candidati, premiando quanto meno chi aveva più tempo per fare campagna elettorale. Oggi dopo 18 mesi di legislatura, gli effetti di quella vittoria sono sotto gli occhi di tutti. Se la nuova maggioranza del 4 dicembre, consapevole che non era maggioranza nel Paese, anziché caratterizzarsi subito con autoreferenzialità e voglia di vendetta, si fosse approcciata al paese con umiltà e si fosse appellata alla collaborazione, oggi la situazione sarebbe ben diversa. Invece in 18 mesi abbiamo assistito ad ogni forma di chiusura, di auto celebrazione, di vendetta politica tipica di vecchie stagioni. La mappa del potere di Adesso.sm prevedeva che in tempi rapidi tutti i posti di controllo fossero colonizzati e così è stato. Consiglieri con poche decine di voti che che si sono trovati in consiglio per caso, senza esperienza politica e tantomeno lavorativa molto probabilmente hanno preso il ruolo di Consigliere come se fosse un lavoro, percependo un buon stipendio visti i tempi sempre più lunghi delle sessioni, e proprio come succede negli ambienti di lavoro in maniera diligente hanno rispettato gli ordini del datore di lavoro, senza mai mettersi in discussione, senza che mai una volta anche in maniera timida si potesse sentire la voce critica o quantomeno dubbiosa, verso provvedimenti o indirizzi governativi. Qualche settimana fa un consigliere di maggioranza in tv, disse che quando la politica è debole i poteri forti hanno terreno fertile, parole sacrosante anche se sentirle dire da un esponente della maggioranza, sinceramente mi fa venire la pelle d’oca. Il grido di allarme lanciato dalla CSU “Uniti per il paese”: per l’equità, per il lavoro e lo sviluppo, per sapere tutta la verità sulle banche e sul debito pubblico attorno a queste parole d’ordine la CSU ha chiamato tutti i lavoratori, i disoccupati, i pensionati e i cittadini, una grande manifestazione che non può e non deve cadere nel vuoto. Uniti per il Paese, non era miglior definizione per interpretare quello che serve in questo momento, serve unita, serve difesa del Paese, serve autorevolezza delle Istituzioni, servono anticorpi per evitare che non succeda più quello che abbiamo letto nella ordinanza. Serve girare pagina per scrivere un capitolo nuovo, speriamo più bello di quelli letti in questi mesi. Apprezzabili le scuse di un Consiliare della Repubblica per una parola sfuggita per sbaglio, a cui va tutta la mia stima, ma forse le scuse quelle vere, quelle molto più importanti spetterebbero ad altri a chi ha molta più responsabilità per aver condotto il paese in questa situazione.
Alessandro Mancini