Spinto dai rincari, un italiano su 3 taglia gli sprechi adottando a casa soluzioni per salvare il cibo e recuperare quello che resta a tavola, con una svolta green indotta dall’inflazione e dai rincari di gas e bollette.
Nonostante la maggiore attenzione, infatti, il tema dello spreco alimentare resta rilevante. Ogni anno nel mondo viene gettato quasi un miliardo di tonnellate di cibo, pari al 17% di tutto quello prodotto. In testa ci sono le abitazioni private, dove se ne butta mediamente circa l’11%. Mense e rivenditori ne gettano rispettivamente il 5% e il 2%. Da qui l’importanza di una continua opera di sensibilizzazione.
Lo spreco alimentare è stato uno dei temi particolarmente sottolineato durante la giornata mondiale dell’alimentazione, celebrata lo scorso 16 ottobre, perché nel mondo attuale si vive la contraddizione delle popolazioni affette da obesità e di quelle che soffrono la fame. Ci sono 2,1 miliardi di persone obese o in sovrappeso, sia nei paesi in via di sviluppo che industrializzati. Allo stesso tempo, almeno 815 milioni di persone in tutto il mondo hanno fame. Un paradosso: siamo obesi in un mondo affamato!
La FAO e il WHO distinguono le persone che soffrono di malnutrizione in due categorie: hungry people (persone affamate) e food insecure people (persone insicure dal punto di vista alimentare): due definizioni non esattamente sovrapponibili. In termini molto semplificati, gli affamati sono quelle persone che non coprono il fabbisogno giornaliero di calorie.
Una delle cause è la trappola della povertà, che imprigiona in un circolo vizioso tante popolazioni del sud del mondo, dove non c’è lavoro e quindi non c’è la possibilità di nutrirsi adeguatamente. Ma diventando sempre più deboli e malate queste persone non riescono più a svolgere anche attività minime.
Spesso la fame viene aggravata dai cambiamenti climatici. Ci sono territori nel Corno d’Africa in cui non piove da sei anni, piante e animali sono stati decimati, le colture sono diventate deserto. In queste condizioni la fame e di conseguenza le malattie, fanno milioni di vittime. Ma se in Africa una persona su quattro soffre la fame o è malnutrita, addirittura due terzi delle persone affamate vivono in Asia.
Per assurdo, anche nell’obesità c’è un fattore di malnutrizione, che deriva dal “cibo spazzatura”, ovvero da alimenti troppo ricchi di grassi saturi, calorie e zuccheri, dove l’apporto di nutrienti sani praticamente non esiste. Ovviamente sono quei cibi e quelle bevande che vanno per la maggiore, perché comunque sono gratificanti in quanto rilasciano dopamina, che provoca piacere e spinge le persone a mangiare in maniera compulsiva, senza mai avere la sensazione di sazietà.
Ovviamente l’obesità può avere anche cause genetiche o psicosomatiche. In ogni caso è fondamentale imparare a “mangiare sano”, magari riscoprendo quella dieta mediterranea che tutti i Paesi invidiano all’Italia. Mangiare in maniera sana, bilanciata e sostenibile è fondamentale non solo per tutelare il benessere del nostro organismo, ma anche per salvaguardare la salute del pianeta.
La produzione di cibo è infatti l’attività umana che contribuisce di più alle emissioni di gas ad effetto serra (fino al 37%), superando il riscaldamento degli edifici (23,6%) e i mezzi di trasporto (18,5%). Non tutti i cibi, però, hanno lo stesso impatto sull’ambiente. Per esempio, la produzione di 1 kg di carne di manzo comporta l’emissione di 25.8 kg di CO2, che equivale a guidare un’auto per ben 211 km. L’impatto della frutta è invece di circa 0.4 kg di CO2 per kg, pari a percorrere in auto 3.3 km.
Pochi dati, che ci conducono però a ragionare sull’eliminazione degli sprechi recuperando ciò che avanza. Ci sono centinaia di ricette in questo senso, che sono colonna portante della gastronomia italiana: dalla ribollita toscana, ai canederli, alle polpette, alla frittata di pasta, alla panzanella, e così via. L’altro imperativo è: non sprecare, cioè non buttare via niente di quello che si compra. In questo senso ci viene in aiuto l’attuale contingenza, cioè i continui rincari del carrello spesa. Spendere meno e fare buon uso degli acquisti farà bene alla salute, sarà di insegnamento ai bambini e ai ragazzi, farà molto bene anche all’ambiente. Oltre ad avere un alto valore etico nei confronti di chi, dall’altra parte del mondo, non ha nulla da mette nel piatto.
a/f