Lo stato di salute di San Marino in questi ultimi due anni è parecchio peggiorato. Lo dicono i dati, lo si tocca con mano nel Paese, lo ha certificato il Fmi nella sua ultima prerelazione. Ad aggravare la situazione c’è poi il fatto che non si intravedono soluzioni fintanto che governo e maggioranza vanno avanti a testa bassa senza dar retta proprio a nessuno. Sulle riforme ad esempio il Fmi sono due anni che ripete le medesime cose ma sulle stesse dal governo è arrivato soltanto un nulla di fatto. Inoltre a quanto riferito in aula consiliare da due consiglieri di minoranza, il capogruppo del Ps Alessandro Mancini e il consigliere di Rete Roberto Ciavatta, durante l’incontro con il Fmi tre esponenti di maggioranza non avrebbero nemmeno avuto il coraggio di sostenere le proprie posizioni e avrebbero lasciato la commissione finanze prendendo la scusa di dover partecipare ad un altro incontro e invece andando a nascondersi in un androne del Palazzo. Si tratterebbe dei consiglieri Enrico Carattoni, Luca Boschi e Nicola Selva. E così in Consiglio Grande e Generale da parte di consiglieri di maggioranza è stato tutto un florilegio di ammissioni che effettivamente dei ritardi ci sarebbero stati ma che ora si provvederà a mettere in moto la macchina delle riforme. Sembra tanto di riascoltare il capogruppo di Ssd Giuseppe Morganti quando oltre un anno fa affermava che ‘tempo sei mesi e sul sistema bancario si sarebbe risolta ogni cosa’. Invece si naviga a vista. L’unico atto realmente concreto che ha cioè prodotto effetti, conseguenze disastrose, è stato l’aver chiuso Asset Banca, schiacciando l’istituto come fosse un parassita. E la testa del governo checché ne dica sul fatto che a breve si aprirà la stagione delle riforme, è ancora tutta sul sistema bancario e sul decreto salvabanche che dovrà servire a salvarne una in particolare. Della partita riforme si occuperanno magari i consulenti. Così la delibera n. 45 del 6 febbraio recita “Si autorizza la spesa complessiva di euro 30.000,00 (trentamila/00) in favore dello Studio Farneti & Associati, quale compenso per l’incarico di cui sopra. La spesa troverà imputazione sul cap. 1-3-2395 “Studi e consulenze per la riforma fiscale, per la riforma del Bilancio dello Stato, l’informatizzazione del rapporto fisco –contribuente e per le iniziative di politica economica” del corrente esercizio finanziario”. Una consulenza quest’ultima che si aggiunge a tante altre consulenze. Se ne ricorda una in particolare, quella che venne affidata dalla segreteria alle finanze all’avvocato di Milano Matteo Bazzani il quale nello stesso momento figurava anche come consulente di Bcsm (tanto per dare la misura di che cosa intendono i ‘nostri’ per autonomia!). Dell’attività svolta da tale consulente ci parla anche l’ordinanza del giudice Morsiani dalla quale si può evincere come lo stesso si sia dato parecchio da fare, specie per non far naufragare il progetto della chiusura di Asset che poggiando su basi assai deboli (parole sue) doveva essere rafforzato incaricando nuovi consulenti affinché si mettessero alla ricerca di elementi che potessero giustificarne la messa in liquidazione e che fino a quel momento non erano emersi. Tutto questo il consulente Bazzani consigliava all’allora segretario Simone Celli in una mail, egli a sua volta pur avendo letto come stavano le cose su Asset, soltanto due giorni dopo si recava in Consiglio a raccontare come sull’istituto, sul conto del quale nulla era realmente emerso, fosse stato scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora. E’ vero che ci sono consulenti e consulenti, Segretari e Segretari. E’ sulle azioni che compiono che essi vanno giudicati. Il decreto salvabanche è evidentemente una di queste. E il fatto che alla richiesta della Csu di non portarlo in ratifica in questa seduta consiliare non si sia risposto picche lascia aperto uno spiraglio alla speranza che qualcuno abbia preso in mano il volante per cambiare strada all’ultimo secondo, avendo intravisto il muro contro il quale si stava andando a sbattere.
Repubblica Sm