San Marino. Ambiente: c’è una cultura di consumo del suolo che dobbiamo rimuovere … di Alberto Forcellini

Lo chiamiamo maltempo, ma in effetti si tratta di un tragico combinato disposto tra cambiamenti climatici, fragilità dell’ambiente, negligenza, abusivismo. E poi si piangono i morti: quelli di Ischia, delle Marche, di Genova e tanti altri. Morti che si potevano evitare. Ci si commuove di fronte alla distruzione delle case, delle persone che perdono tutto e devono affidarsi alla carità della gente. Qualche giorno, poi si dimentica tutto.

La tragedia di Casamicciola, fatta di incuria, crisi climatica e cementificazione, dimostra che non abbiamo imparato abbastanza. Nonostante la rabbia di quanti a posteriori chiedono l’accertamento delle responsabilità. È la terza volta, in pochi anni, che questa località viene colpita da eventi catastrofici. Legalizzare l’illegalità produce lutti e dolore. La reiterata e irresponsabile gestione del territorio dell’isola, con l’accelerazione provocata dagli effetti del cambiamento climatico, è diventata una bomba innescata e sempre pronta ad esplodere. Ma si è continuato a costruire e ad offrire condoni edilizi. Una tragedia dell’assurdo, ancor più sconvolgente per la sua ripetitività.

Immobilismo fatale. La tragedia di Ischia conferma che l’Italia non è preparata a gestire la crisi climatica (ma San Marino è sulla stessa lunghezza d’onda). Siamo in un Paese fragilissimo, vittima della cementificazione selvaggia e dell’abusivismo edilizio. Abbiamo sotto gli occhi gli abusi portati avanti da un PRG trentennale, mai rinnovato e sempre più stravolto dai Piani Particolareggiati.  Non abbiamo un piano di adattamento all’emergenza ambientale, come non ce l’ha l’Italia. Non si investe e non si interviene per contrastare il dissesto idrogeologico.

Chiariamoci: abuso edilizio non è tanto la finestrella aperta sul tetto o il terrazzino costruito dietro casa, ma l’edificazione su terreni a forte rischio sismico o idrogeologico. Non è esattamente abuso un capanno costruito nell’orto, ma il condominio che ha preso il posto del capanno. C’è un lungo elenco anche a San Marino di questi esempi.  E non abbiamo ancora un nuovo PRG strutturato su queste nuove sensibilità e consapevolezze.

Prendiamo atto della buona fede del Segretario Canti quando afferma che il nuovo strumento urbanistico sarà in linea con la dichiarazione di San Marino all’ONU e spiega, in una nota del 4 ottobre scorso, che “… definirà gli assetti territoriali e l’organizzazione strutturale dei prossimi anni applicando una politica razionale e programmata; terrà conto del quadro macro-economico legato alle politiche del territorio, della crisi del sistema ambientale e delle dinamiche di mercato; gli obiettivi della pianificazione urbanistica e territoriale punteranno alla messa in sicurezza del territorio migliorando la qualità della vita dei cittadini, saranno votati alla riqualificazione urbana ed energetica, a costruire infrastrutture di sistema efficienti”.

Crediamo anche alla sua buona fede quando partecipa alla COP 26 e alla COP 27: una peggio dell’altra in termini di risultati tangibili. Visto che siamo piccoli, si potrebbe davvero dare l’esempio in termini di una nuova cultura del suolo e approvare una legge che ne vieti il consumo improprio, oltre che eliminare totalmente la logica dei condoni. Una legge in cui scienza e politica comincino a parlarsi senza scadere in facili slogan. Ad esempio quello ben scritto ed efficace sul “pianeta B”, che non abbiamo. Come non abbiamo un “piano B”.

Non è il pianeta ad essere in pericolo, ma la vita umana sul pianeta. Però: “salviamo l’umanità” suona peggio che “salviamo il pianeta”. È meno epico, e a noi umani l’epica serve per vincere la tendenza a conservare le nostre abitudini, specialmente quando sono comode. E se per salvare davvero il pianeta servisse salvare l’umanità? Il rischio della strumentalizzazione è altissimo! Il clima sociale è caldo almeno quanto quello meteorologico della scorsa estate, ma sottrarsi alle sfide in questo momento sarebbe irresponsabile!

Il punto è che negli ultimi anni si sono radicalizzate due tendenze di massima nel dibattito pubblico. Da un lato una che non si sbaglia a definire “complottista”, quella del “non fidatevi di nulla” perché dietro ogni spiegazione, scientifica o razionale, ci sono degli interessi. Dall’altra parte, la tendenza opposta, polarizzata al contrario, che vede le nuove scoperte in campo scientifico (e soprattutto in quello tecnologico) come necessariamente migliorative della nostra vita. Anzi, come unica soluzione razionale possibile a tutti i nostri problemi.

La politica, dal canto suo, rimane generalmente sorda circa l’emergenza ambientale. La quale non è ancora comparsa come argomento portante delle campagne elettorali. Piuttosto sembra un tema che torna utile sfruttare quando bisogna per forza dire qualcosa. Mai appare la consapevolezza che la lotta ai cambiamenti climatici significa cambiare il nostro modo di vivere, passare da uno stile di vita consumistico ed energivoro a uno sobrio e intelligente per usufruire delle risorse di cui noi disponiamo. A cominciare proprio dal suolo.

a/f