Piove. In zone collinari, nevica. Spesso c’è la nebbia e fa molto freddo. Anche a San Marino. Ma non lamentiamoci. Finalmente c’è un inverno come deve essere e ciò nonostante, ancora non sono risolti i problemi conseguenti alla prolungata siccità della scorsa estate. La diga di Ridracoli, che fornisce acqua a un milione di persone, all’inizio di dicembre era ancora piena per tre quarti della sua capacità. Cioè non era ancora stato colmato il gap estivo perché sugli Appennini emiliano romagnoli l’autunno era stato poco generoso di precipitazioni.
In tutto il 2022 sono caduti fino al 30 novembre 355 millimetri di pioggia, poco più di un terzo rispetto ai valori attesi. Questo, al netto degli immensi disastri che le bombe d’acqua hanno creato a Ischia, nelle Marche, eccetera. Non è neanche corretto parlare solo di bombe d’acqua, che sono fenomeni naturali più o meno frequenti. I problemi veri derivano dall’incuria dell’uomo, dalle speculazioni edilizie, dal mancato rispetto degli equilibri naturali, dai cambiamenti climatici causati dalle attività umane. L’altra faccia della medaglia è rappresentata dalla siccità e un caldo record, come non era mai stato registrato da quando sono cominciate le rilevazioni di questo genere, cioè da 70 anni.
Con le piogge di questi giorni, possiamo stare tranquilli per la prossima stagione estiva? Certo che no, se partiamo dal presupposto che i fenomeni estremi fanno parte della nostra attualità.
Secondo le proiezioni stagionali del Centro Europeo (ECMWF) per i primi mesi dell’anno, l’alta pressione potrebbe essere meno ingombrante rispetto alle ultime stagioni invernali e la maggiore presenza delle basse pressioni potrebbe determinare un surplus pluviometrico: insomma, pioverà e nevicherà di più, almeno stando ai dati attuali. Ma sono indicazioni da prendere con le molle, perché non è possibile prevedere l’andamento delle stagioni a lunga scadenza. Ma se dobbiamo fare riferimento all’aumento delle temperature degli ultimi anni, possiamo già prevedere un’altra estate molto calda e siccitosa. Il che porterà ad altri disastri ambientali. Durante l’anno in corso, le statistiche registrano su scala mondiale una media di un disastro al giorno, 4.300 morti, danni per 65 miliardi di dollari.
Siamo tutti diventati un po’ cinici, egoisti e disincantati, per cui quando stiamo bene a casa nostra, quando abbiamo luce, acqua, termo caldo e frigo pieno, ci interessa poco o niente di quanto avviene vicino a noi, e ancora meno di quello che accade in altre parti del mondo. Eppure, la storia ci insegna che ogni cambiamento climatico ha provocato effetti a catena. Nei secoli scorsi, un’estate siccitosa provocava carestia, dietro la carestia correva la peste e dietro a questi fenomeni potevano cadere imperi e signorie. Oggi, i disastri ambientali derivanti dai cambiamenti climatici o dalle guerre provocano crisi finanziarie, nuove epidemie e migrazioni di massa, che a loro volta possono innescare effetti ancor più disastrosi. Le minacce di guerra nucleare sono sempre presenti.
Qualcuno fa spallucce: i soliti catastrofismi. È probabile che in certe analisi ci sia anche un pizzico di esagerazione. Eppure, quello che sta succedendo è sotto gli occhi di tutti. Quindi, non sarebbe meglio essere un poco più previdenti a livello personale, di imprese e di Stati? Il cambiamento climatico rappresenta una sfida centrale per lo sviluppo sostenibile. Quindi, partendo dai gradini più alti, dove si incardinano le negoziazioni e, talvolta, gli accordi internazionali; scendendo verso le politiche nazionali per progetti di rafforzamento della resilienza alle catastrofi naturali; fino all’impegno dei singoli, nessuno può esimersi dal dare un contributo.
Dal punto di vista delle risorse idriche, San Marino ha criticità croniche. Sappiamo che il sottosuolo del Monte è ricco di acqua, che però si disperde e non viene tesaurizzata per usi pubblici. Del famoso invaso di Gorgascura, già non si parla più. Si continua a fare rifornimento fuori confine, senza prevedere progetti, né investimenti. Nei periodi più critici, si fa appello ai cittadini per ridurre i consumi. Inviti e ordinanze che cadono regolarmente nel vuoto perché anche la scorsa estate, neppure una goccia d’acqua è stata risparmiata. Anche in politica, ogni tanto va di moda essere eco-friendly, poi si passa ad altro. Inseguendo un’altra moda. Invece, l’ambiente che abbiamo è sempre quello, sempre più fragile e sempre più dipendente dai comportamenti più o meno corretti di ognuno di noi.
a/f