San Marino. Ancora schiuma bianca nell’Ausa. Dopo il caso della settimana scorsa ecco un altro episodio di inquinamento del torrente.

sversamento ausaMartedì scorso la sezione antincendio della Polizia civile insieme al Dipartimento di sanità pubblica intervenivano a Serravalle in via dei Giacinti (zona industriale la Ciarulla, nei pressi del Tiro a volo) a causa di uno sversamento di liquido inquinante all’intero del torrente Ausa.

Dopo i primi accertamenti, gli agenti con la collaborazione dei responsabili del Dipartimento sanità pubblica, risalirono alle probabili cause e ai presunti responsabili. Ad oggi secondo quanto riferito dal responsabile della Tutela ambientale, che sta seguendo il caso, il dottor Omar Raimondi, le analisi dei campioni d’acqua prelevati nel torrente non sono ancora pronti.

Per quanto riguarda invece le responsabilità dei presunti autori dell’inquinamento, spiega Raimondi, “l’istruttoria sta procedendo. Prima di arrivare a una conclusione certa, dobbiamo ancora ascoltare altre persone”. Che l’istruttoria stia procedendo è sicuramente un bene, ma ciò che invece non va affatto bene è che lo sversamento di liquido inquinante continua ancora.

Le foto in pagina infatti risalgono a lunedì scorso tra le 12.45 e le 13 e sono state fatte direttamente dal sottoscritto. È indubbio quindi che dallo stesso tubo dal quale usciva il liquido oleoso rilevato dalla Civile e dal Dipartimento sanità pubblica la settimana scorsa, solo due giorni fuoriusciva se non lo stesso materiale comunque un liquido che a contatto con l’acqua produceva una schiuma biancastra.

Nell’aria, tra l’altro, era facilmente percepibile un forte odore acido, sicuramente maleodorante. Sembrerebbe quindi che si tratti di una pratica non occasionale ma frequente, anche perché molti sono i cittadini di Dogana che segnalano spesso e volentieri la presenza di cattivo odore provenire proprio dal torrente Ausa e anche quella della schiuma bianca.

Ci auguriamo quindi che vengano presi al più presto seri provvedimenti al fine di tutelare l’ambiente – purtroppo devastato da anni di cementificazione selvaggia – e le persone che abitano il martoriato Castello di Serravalle.

Francesco De Luigi, La Tribuna