L’ex segretario agli Esteri indecisa se votare No o lasciare scheda bianca.
Mancano due giorni al referendum e Ap ha lasciato ai propri elettori libertà di voto su entrambi i quesiti.
Visto il suo ruolo di segretario di Stato agli Esteri nella passata legislatura, non ritiene che forse avreste potuto dare qualche indicazione in più sul quesito che chiede di presentare domanda di adesione all’Ue?
Ap ritiene che questo referendum sia inutile e intempestivo, perché anche se vincesse il Sì la Ue ci ha detto, anzi ci ha messo chiaramente nero su bianco nella comunicazione della commissione Europea del 20 novembre scorso, che al momento non ci sono le condizioni per pensare a un ingresso. Dunque dovremmo in ogni caso continuare nel percorso iniziato nella scorsa legislatura, sperando che l’esito referendario non rallenti il processo di maggiore integrazione europea. i Paesi Ue peraltro hanno detto chiaramente a tutte le rappresentanze consiliari – durante gli incontri che il Gruppo Efta ha avuto a San Marino nel dicembre 2012 – che faticano a capire il perché di questo referendum ora e faranno fatica a interpretare il risultato, qualunque esso sia. Inoltre in questa fase non ci pare che i sammarinesi dispongano di tutti gli elementi utili per decidere, anche perché, nonostante il nostro costante impegno, non abbiamo registrato da parte di tutti un grosso sforzo di informazione corretta. Abbiamo dunque ritenuto che la posizione più saggia fosse quella di invitare i sammarinesi a leggere i documenti della Ue e a decidere di conseguenza come votare.
Proprio in virtù del suo precedente incarico, come è stato il dialogo che ha avuto con i rappresentanti dell’Ue?
Estremamente positivo. Siamo riusciti a riaprire un canale di dialogo diretto che ci ha aiutato a fare un pregevole lavoro interno, che è stato grandemente apprezzato a livello comunitario, e a lavorare insieme ai competenti commissari e funzionari dell’Ue per trovare soluzioni nel reciproco interesse, di San Marino e dell’Ue. Personalmente avevo incontrato il presidente del consiglio Europeo Van Rompuy, il presidente della commissione Europea Barroso, i commissari Europei che si occupano delle questioni che per noi sono maggiormente problematiche e con tutti si è instaurato un rapporto di fiducia, nella volontà di individuare un percorso di mutua soddisfazione.
Pensa che questo referendum modificherà questo rapporto?
Non credo che l’esito pregiudicherà il dialogo con l’Unione Europea, che oramai è consolidato, ha messo radici profonde e vede una grande collaborazione, e mi sento di dire, anche una forte stima nei confronti in particolare di chi da anni per San Marino lavora “sul pezzo”.
L’esito modificherà invece secondo lei la trattativa in corso con l’Ue?
Mi auguro vivamente di no, ma certamente il governo subito dopo il 20 ottobre dovrà incontrare i rappresentanti dell’Ue per chiarire il percorso che San Marino intende fare. E mi risulta che già siano stati mossi passi in questa direzione. Tutte le forze politiche presenti in consiglio Grande e Generale, a prescindere dalle posizioni assunte rispetto all’iniziativa referendaria, hanno dichiarato di volere una maggiore integrazione con l’Unione Europea e una prosecuzione del dialogo in corso. Questo va assolutamente esplicitato a Bruxelles, onde evitare equivoci e incomprensioni. (…) San Marino Oggi












