Il Consiglio è arrivato, ieri, a tempo di record, all’apertura del comma centrale di questa sessione: le dimissioni di Antonella Mularoni dal governo. Ennesima occasione dunque per capire qualche cosa in più dal partito che ha staccato la spina al governo.
Segretario, ci accuseranno di tirare in ballo sempre lei e Ap, ma proprio non riusciamo a comprendere il silenzio del suo partito rispetto alle accuse piovute alla festa dell’amicizia. E’ vero che con voi al governo non si riesce a fare nulla?
“Nei discorsi ufficiali questa frase in verità viene poco utilizzata, perché se parliamo di provvedimenti utili per il Paese molto come Ap abbiamo fatto e non abbiamo mai bloccato interventi dei nostri ex-alleati. Potremmo stilare un lungo elenco delle cose fatte dalle Segreterie di Stato rette da Ap, in questa legislatura ed in quelle precedenti. Le assicuro che nel paragone con la produttività di altri faremmo un’ottima figura. In verità i nostri ex-colleghi sanno benissimo che abbiamo staccato la spina perché le cose non si facevano, perché i problemi non si affrontavano debitamente e non si risolvevano, non certo per la ragione contraria. Lo abbiamo detto per lungo tempo in ogni sede dove era presente la maggioranza. Forse la frase da lei evocata viene detta ufficiosamente agli amici, senza specificare tuttavia cosa Ap avrebbe impedito di fare. Perché è vero che ad alcune cose ci siamo opposti, ad esempio all’acquisto dell’immobile ex-Symbol da parte dello Stato o ad altre cose simili, dove non vedevamo l’interesse pubblico e dove invece ci pareva molto visibile l’interesse privato…”.
Siete ancora disponibili a presentarvi alle elezioni con la Dc o la ferita resta insanabile?
“La proposta di ‘unità nazionale’ avanzata da Ap aveva la finalità di ricercare ampie convergenze sulle questioni più urgenti ed importanti da realizzare in tempi brevi, mediante la condivisione sui programmi e senza escludere nessuno in via pregiudiziale, tanto meno la Dc. Il momento è grave, non si può più perdere tempo e dunque si impone una presa di coscienza ed una assunzione di responsabilità da parte di tutte le forze politiche che intendono offrire il loro contributo in una fase storica che implicherà necessariamente riforme significative in vari ambiti e che dunque in via preferenziale dovrebbe vedere a nostro avviso un governo ed una maggioranza in grado di rappresentare un’ampia parte del corpo elettorale. E’ la Dc che ha rigettato la proposta di una coalizione ampia, proposta avanzata sia da noi che dal Psd. Dunque prendiamo atto e ragioniamo su altro”.
Crede sia possibile una convivenza fra voi e Civico 10?
“Perché no? Come ho detto prima, noi le convergenze vogliamo realizzarle sui programmi e sulle cose da fare e se questa condizione si realizzasse anche con Civico 10 non vedrei problemi. Così come spesso abbiamo registrato convergenze con Sinistra Unita”.
Esiste a suo parere il rischio che dalle elezioni possa emergere una maggioranza capace di mettere a rischio le numerose conquiste in ambito di trasparenza e persecuzione dei reati?
“Quanto alla trasparenza direi che il rischio non c’è, abbiamo assunto impegni a livello internazionale e come tutti i Paesi siamo monitorati. Quanto invece alla persecuzione dei reati, tale rischio non si può escludere in termini assoluti e quando avremo il quadro definitivo delle diverse coalizioni che si presenteranno agli elettori le mie previsioni a questo proposito potranno essere più precise. Certo se ne sente parlare e voglio sperare che si tratti solo di chiacchiere o che chi persegue tale disegno non riesca a realizzarlo, non vorrei tornare ai tempi in cui certi reati nel nostro Paese sembravano esistere solo sulla carta e i magistrati – ad esempio – sembravano gli unici a non accorgersi della commissione di alcuni reati, con la casistica penale rappresentata quasi esclusivamente da incidenti stradali o emissione di assegni a vuoto. Oggi l’ordinamento è più forte ed i magistrati hanno la possibilità di compiere indagini ad ampio spettro, ma i rischi della restaurazione non vanno mai sottovalutati”.
Non pensa francamente che l’ipotetica coalizione alla quale guarda Ap sia eccessivamente frastagliata? E’ possibile in questo modo portare avanti le riforme di cui il Paese necessita con partiti molto diversi fra loro?
“Premesso che Repubblica Futura non ha ancora deciso all’interno di quale coalizione sarà presente, valuteremo le possibili alleanze sul terreno dei contenuti programmatici. Ogni partito è diverso dall’altro e la democrazia implica la capacità di mediazione e di sintesi, sempre. A maggior ragione nei passaggi più delicati nella vita delle democrazie in termini di riforme da realizzare, come noi riteniamo sia il caso ora”.
Qualcuno la ha accusata di “tifare” per l’impianto di energia di Mitsubishi, il che la ha portata a scontrarsi fra gli altri con i democratici del Psd che probabilmente diventeranno i suoi futuri alleati. Convivenza possibile?
“Di questo progetto ho già parlato in più occasioni e non voglio ripetermi, così come ha preso una chiara posizione Ap. Mi limito a ribadire la mia soddisfazione per il fatto che un gruppo importante come Mitsubishi abbia deciso di avvicinarsi a San Marino con una proposta interessante, certamente da valutare attentamente e da approfondire anche con l’Italia e tenendo conto del parere degli abitanti di Faetano, ma senza pregiudizi e non andando a raccontare in giro bugie colossali sul piano tecnico/scientifico. Mitsubishi Motors sta inoltre elaborando una proposta da presentare a San Marino anche per quanto riguarda la mobilità sostenibile, un tema di grande importanza anche per il nostro Paese e sul quale Repubblica Futura si spenderà molto. Con i democratici del Psd abbiamo affinità e divergenze esattamente come avviene con altre forze politiche. Se si registrassero solo convergenze con altre forze politiche si starebbe tutti insieme invece di dar luogo a più partiti… ma questa non sarebbe democrazia”.
Rimaniamo come si dice sul pezzo. E’ stato fatto abbastanza nel campo agricolo, settore del quale si sente poco parlare ma che rappresenta una delega importantissima e vitale in capo della sua ormai ex Segreteria?
“E’ un settore che mi ha dato grande soddisfazione, anche per il livello di proficua collaborazione con tutti coloro che a San Marino si occupano di agricoltura. L’elemento più significativo che mi piace sottolineare è l’avvio di un grosso lavoro – in sinergia con gli agricoltori, con l’Ugraa e con il Consorzio Terra San Marino – di graduale conversione al biologico da parte di tutta la nostra agricoltura, conversione che rappresenterà una grande opportunità di conoscenza, promozione e valorizzazione del nostro territorio oltre ad assicurare una qualità degli alimenti molto elevata ed una forte tutela dell’ambiente. E’ una sorta di rivoluzione, che prenderà qualche tempo ma che sono certa darà grandi risultati ed altrettanto grandi soddisfazioni”.
Telefonia mobile… tutti erano e sono in attesa di cambiamenti significativi, che tardano ad arrivare. Cosa dice a questo proposito ai sammarinesi?
“Non è semplice spiegare quanto è stato complesso il groviglio da dipanare per giungere ad un risultato che agli occhi esterni è poco chiaramente leggibile. E non Le nascondo che di fronte a certi atteggiamenti il grado di demoralizzazione è stato forte in più occasioni. Prima di tutto è stato necessario lavorare sulle convenzioni degli operatori di telefonia alla loro scadenza. E’ stato per me incredibile constatare la diversità delle stesse, ognuna con particolarità difficili da giustificare, a maggior ragione in una realtà piccola come la nostra. Ed ogni volta che si dovevano apportare dei cambiamenti nell’interesse pubblico le difficoltà maggiori si trovavano paradossalmente all’interno del Governo o della maggioranza, più che al di fuori di tale ambito. Dunque con tempi di mediazione considerevolmente più lunghi del necessario. Le confesso che certi atteggiamenti mi hanno molto amareggiato, perché mi parevano inspiegabili a fronte di un progetto lungimirante, teso a superare i problemi che hanno caratterizzato per lungo tempo la telefonia mobile nel nostro Paese mediante la realizzazione di una rete infrastrutturale di proprietà pubblica, che significa tanto in termini di sovranità e di possibilità di dettare le regole anche in questo settore, a maggior ragione in un momento storico in cui questa tematica assume un particolare rilievo anche per valutare un Paese come appetibile per investimenti ed insediamenti di imprese. Ad ogni buon conto, dopo un approfondimento scientifico di rilievo, teso a rassicurare tutti della bontà di un progetto elaborato con l’unica finalità di avere un servizio di telefonia mobile adeguato ai tempi con minimizzazione dei rischi per la salute legati ai campi elettromagnetici, poco prima di lasciare la Segreteria il Congresso di Stato – su mia proposta – ha approvato il progetto di installazione dei primi quattro nuovi siti radianti, che una volta in essere miglioreranno notevolmente la qualità della ricezione in quanto in zone molto scoperte quanto a segnale. Sono stati altresì previsti gli stanziamenti per la realizzazione degli stessi. Mi auguro che i lavori vengano completati rapidamente, ora ci sono tutte le condizioni per farlo, così da poter vedere i risultati entro il corrente anno. Il percorso politico è stato lungo e tortuoso già solo per arrivare solo a questo risultato. Le fasi di approvazione da parte degli organi tecnici o della Commissione Politiche Territoriali sono state invece più fluide, anche se vi sono procedure disciplinate dalla legge il cui rispetto richiede un certo tempo. Resta poi da vedere cosa l’esecutivo deciderà di fare per i siti previsti in Città, rispetto ai quali la Giunta di Castello non ha espresso parere favorevole. Il parere non è vincolante ma se l’esecutivo riterrà di seguirlo – e dunque di non dar corso alla installazione dei siti previsti – nella parte più alta del territorio (Città, Borgo e Murata) la situazione non potrà migliorare in maniera significativa in tempi brevi, se non per quanto possibile a seguito degli avanzamenti dovuti all’upgrading dei siti attuali alla tecnologia 4G, se verrà autorizzata, con l’approvazione di una proposta che ho lasciato al Congresso di Stato prima di uscirne”.
La Tribuna.sm