Esame in sede referente del progetto di legge “Riforma dell’Ordinamento Penitenziario” (presentato dalla Segreteria di Stato per la Giustizia)
Massimo Andrea Ugolini, Sds per la Giustizia
Il lavoro all’attenzione oggi della commissione è frutto dell’opera di un gruppo di lavoro istituito per delibera che ha cercato di raccogliere e raccordare sia la legge precedente sia il lavoro già svolto da altri gruppi di lavoro in precedenti legislature- 2012-2016 – e l’intervento fatto con la norma per disciplinare il lavoro esterno al carcere. Il gruppo ha raccolto poi le riflessioni degli organismi europei che spingono sempre più per favorire il reinserimento sociale, coinvolgendo i servizi sociali.
Il Pdl è suddiviso in 9 titoli che esaminano tutto il percorso di detenzione. Chiaramente quando il gruppo ha iniziato questo corposo lavoro ha cercato di tenere in considerazione quella che è la struttura carceraria. L’indirizzo dato da inizio legislatura è stato quello di adeguare la struttura dei Cappuccini, di utilizzare le nuove aree messe a disposizione con il nuovo contratto, per avere sia la parte cautelare, esecutiva di pena e la separazione della sezione femminile e minorile, aspetti che anche la Cpt, Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti, e gli organismi preposti ci avevano indicati come interventi necessari. I lavori sono in procinto di avvio e per questo uno degli emendamenti predisposti è quello che- dato che si deve procedere per interventi sui diversi piani e si cercherà di adeguare la struttura a requisiti minimi e anche l’impianto legislativo ne deve tenere conto- c’è una norma transitoria che considera la situazione dell’avanzamento dei lavori.
Poi altri aspetti degli emendamenti riguardano polizia penitenziaria sotto più aspetti. Oggi la gestione è data al Corpo della Gendarmeria, ma con gli emendamenti vi è possibilità, attraverso il raccordo con nuovi profili di ruolo, di identificare personale che svolge attività amministrative nel tribunale alla direzione della struttura carceraria. E’ una possibilità. Altro aspetto: cercare di dare dotazioni al corpo della Gendarmeria. Abbiamo rafforzato il principio di distinzione netta tra chi svolge operazioni sul campo e chi va a fare Vigilanza come Polizia penitenziaria. Occorre dare risorse, anche un solo detenuto comporta un numero minimo di personale importante per i turni.
Guerrino Zanotti, Libera
Ringrazio il Segretario Ugolini per aver inviato con un certo anticipo gli emendamenti del governo al testo in prima lettura, non è scontato. Anche noi abbiamo presentato emendamenti, avremo modo di parlarne nel corso dell’esame dell’articolato.
Voltaire diceva che ‘il grado di civiltà di un Paese lo si vede dalla condizione del sistema carcerario’, noi abbiamo un solo carcere e dovremo essere in grado di intervenire tempestivamente in caso di criticità, purtroppo non sempre è stato fatto in passato. Ben venga quindi la legge di riforma dell’ordinamento che ha senz’altro aspetti positivi, anche in accoglimento delle Raccomandazioni rivolte dalla Cpt che da decenni chiede interventi. La condizione delle carceri non riguarda solo le strutture, rispetto cui apprendiamo dal Segretario l’intenzione di intervenire per dare, non solo a livello normativo, risposte a esigenze di una efficiente gestione, ma anche interventi strutturali che permettano di dare le gambe a quanto prescritto dal Pdl. Riteniamo ormai improcrastinabile un intervento sulla struttura carceraria e speriamo sia davvero previsto in poco tempo. Sul corpo di polizia penitenziaria: in passato si parlava, con l’obiettivo di favorire il reinserimento sociale, di una gestione di un corpo non a carattere militare e stessa cosa vale per la direzione del Carcere che secondo noi va data a un dirigente reclutato secondo la normativa vigente per il Settore pubblico allargato. Gli emendamenti di Libera vanno in questo senso. Dal momento che interveniamo con la riforma di gestione dell’ordinamento carcerario su norme precedenti, noi riteniamo di dare corpo anche a questa Raccomandazione, tra le primarie fatte dal Cpt a San Marino.
Matteo Rossi, Npr
Questo Pdl, in questo momento storico in cui la questione penitenziaria sta emergendo nell’attualità italiana sul 41 bis, rappresenta per il nostro Stato un atto di civiltà. Ragionare nell’ottica di fare un cambiamento sulla pena comminata è un fattore progressista perché va a sposare determinate idee e visioni che per la nostra piccola società sono fondamentali, posto che chi ha commesso reato, una volta passato in giudicato, deve espletare la sua pena. Ho apprezzato molto il lavoro del gruppo, composto da più persone che hanno contezza del settore, e ho apprezzato la massima attenzione messa in tutto l’articolato che trasuda della volontà di ridare dignità alle persone attraverso il reinserimento nella comunità. È una riforma che fin dal primo articolo è impostata su aspetti progressisti e sulla dignità della persona.
Maria Katia Savoretti, Rf
Noi come Rf non abbiamo presentato emendamenti al Pdl, esamineremo sia quelli di Libera e sia quelli del governo e ci sarà modo di approfondire. Sappiamo bene com’è la situazione del carcere. L’intervento fatto con questo Pdl nasce proprio da quello fatto a monte, nella precedente legislatura, e io personalmente ci avevo lavorato, obiettivo è dare più dignità al detenuto alla luce di difficoltà della struttura che permangono. All’epoca si ipotizzava la possibilità di allargarlo per dare spazio a detenuti uomini, donne e minori. Le cose previste nel progetto sono quelle che c’erano nel progetto precedente. La Cpt quando viene a farci visita vorrebbe vedere lavori compiuti…piano piano speriamo le cose vadano a buon fine.
Sull’ordinamento penitenziario era stato fatto un passo avanti con la legge n.45 del 2017. Nel testo che ci è stato presentato io ancora non vedo questa indicazione di affidare la gestione del carcere, come da tempo la Cpt ci raccomanda, a un istituto privato e ad oggi questa posizione non è stata ancora presa in considerazione. Sappiamo che la Gendarmeria è in difficoltà e spesso, se non ha agenti disponibili per coprire anche le esigenze del territorio, deve anche attingere ad altri corpi militari. E’ una strada che si può prevedere quella di dare la gestione a un istituto di vigilanza privato per scollare da questo impegno gravoso la Gendarmeria.
Sandra Giardi, Gruppo misto
Mi lego a quanto sollevato dai commissari Zanotti e Savoretti, legati alla questione del personale e alla difficoltà del reperimento delle forze dell’ordine. Affidandogli la gestione del carcere, si mette in difficoltà il corpo della Gendarmeria, mentre mettendo personale interessato solo al carcere, questo si eviterebbe. Sarebbe quindi interessante considerare l’emendamento di Libera. La questione dei Militi che fanno da supporto: una volta considerato un personale minimo, penso sia un argomento da non lasciar andare. Sono complessivamente soddisfatta della legge, nel nostro Paese possiamo lavorare più che sulla carcerazione, mirando al recupero.
Mirco Dolcini, Dml
Questo Pdl lo ritengo importante, è un segno ancora una volta di civiltà nel nostro Paese. Parlando con le persone, c’è chi confonde il carcere con un luogo punitivo. Ovvio che c’è un errore di fondo, il carcere deve essere strumento rieducativo ed è interesse della società che lo sia e che consenta il reinserimento nella società del detenuto. E la legge va in questa direzione. Chiaro che poi per quanto si abbia una normativa all’avanguardia, poi è necessario monitorare il carcere e il sistema di controllo per evitare distorsioni. Trovo interessante l’articolo 18 dove è prevista, su autorizzazione del giudice, per chiunque abbia un interesse alla risocializzazione, la possibilità di entrare nel carcere e dare proprio appoggio alla vita del carcere. E’ importante prevederlo.
Invece all’articolo 29, sulle comunicazioni di infermità, malattie e decessi: vorrei un chiarimento su come avviene la raccolta dell’espressa comunicazione del carcerato di non procedere a tale comunicazione con i familiari, e se riguarda casi gravi o meno gravi. Ribadisco il mio apprezzamento su questo Pdl.
Giuseppe Maria Morganti, Libera
Il Pdl dimostra come la nostra società stia sviluppando un livello alto di civiltà nell’occuparsi dei più deboli e degli ultimi. Questo Pdl assicura infatti la presenza dello Stato verso chi ‘zoppica’ e deve essere aiutato a riprendere il suo cammino.
Aldo Moro addirittura sosteneva come il codice penale sia qualcosa di anacronistico e si deve trovare piuttosto qualcosa di meglio per individuare strumenti che portino all’inclusione dell’individuo e la non esclusione. Una società evoluta non ha bisogno del carcere e San Marino dovrebbe puntare a questo obiettivo. Ma per raggiungere questo risultato occorre implementare una serie di servizi e opportunità che ancora non sono stati raggiunti e cercheremo di farlo in futuro. Un emendamento in questa direzione- che non abbiamo ancora presentato ma potrebbe inserirsi all’articolo 2- mira a definire la prassi per cui, prima della carcerazione, siano espletate tutte le altre possibilità di applicazione delle misure alternative alla detenzione stessa. Il nostro diritto già lo prevede e dare un ulteriore input potrebbe essere interessante. Voglio poi congratularmi per un Pdl che lavora moltissimo sul principio di rieducazione. In questa direzione sono imporanti due scelte: quella delle strutture e l’organizzazione interna su cui il Pdl fa proposte interessante, poi è giusto focalizzarsi anche sul discorso del personale, altrettanto importante.
Nicola Renzi, Rf
Nella passata legislatura ci eravamo soffermati sulla possibilità di regolare il lavoro esterno . Mi ritrovo molto negli interventi che mi hanno preceduto, ci sono prescrizioni molto positive all’interno del Pdl che si basano proprio sulla rieducazione. Se pensiamo alla difficoltà delle carceri italiane legate al sovraffollamento e paragoniamo quella situazione al nostro carcere, da noi il problema può essere l’opposto, ovvero garantire un minimo di socializzazione necessaria- quanto meno per non impazzire- quando la struttura ha un solo ospite. Oggi mi risulta il carcere non abbia ospiti, per esempio. Questo ci induce ad un’altra riflessione, sulla struttura e sul personale. Credo che la struttura in cui oggi è ospitato il carcere non sia adeguata. Non è certo un luogo di riabilitazione. La nostra idea era di creare un’altra struttura carceraria. Se siamo convinti che il nostro Paese debba avere una struttura carceraria, dobbiamo anche ragionare su quale possa essere la migliore struttura carceraria. Se poi i progetti nel passato erano faraonici, posso anche essere d’accordo. Però credo che il progetto che sarebbe stato fiore all’occhiello possiamo provare a immaginarne uno diverso, ridotto, localizzato altrove. Certamente la sede attuale non può essere una sede che a lungo andare ci soddisfi. Se non altro perché è una sede che abbiamo in affitto. Poi il personale: non è solo una cosa burocratica il fatto che non sia personale militare e non è una critica al lavoro della Gendarmeria. Se vogliamo un carcere, dobbiamo pensare a un corpo di polizia penitenziaria che non sia militare. Istruzione, lavoro, cultura, sport: queste sono le cose che possono rimetterci in gioco per la rieducazione, ma anche contatti e affetti. Dobbiamo pensare che ci possa essere una forma di ricomposizione sociale degli affetti.
Alessandro Cardelli, Pdcs
Visti anche gli apprezzamenti trasversali al Pdl, ringrazio la Segreteria ma anche tutte le forze politiche, inclusa l’opposizione per l’approccio tenuto in questo dibattito, per riconoscere il percorso partito anche dalla Segreteria precedente, per arrivare al testo che stiamo discutendo
Sull’opportunità di costruire un nuovo carcere: è mia opinione personale che da un punto di vista ideale può essere condivisibile, ma si devono poi fare i conti con la situazione economica del nostro Stato e nel momento in cui si mettono in fila le priorità, con le risorse a disposizione, la scelta di intervenire ammodernando il carcere esistente, in questa fase storica è la soluzione migliore, considerando anche un altro aspetto, prima di gettarci a priori sulla scelta, andrebbero analizzate quante persone sono detenute nella nostra struttura, con riferimento alle pene definitive o per le misure cautelari che hanno invece una durata limitata. Il vero reinserimento si ha cercando e adottando qualsiasi sistema alternativo alla detenzione e questo pdl va in questa direzione. Sulla richiesta avanzata dall’opposizione, sulla creazione di un corpo indipendente per la struttura carceraria: idealmente è condivisibile, ma dobbiamo cercare di scontrarci con la nostra realtà. All’ articolo 49 si parla di un aspetto correttamente indicato dal commissario Renzi, nei casi in cui non vi siano detenuti in carcere. La risposta è qui: dal momento in cui abbiamo un carcere piccolo con una casistica limitata, creare un corpo ad hoc rischierebbe di assere visto come sovrastruttura, con costi aggiuntivi che non migliora la situazione attuale. Una collaborazione con il settore privato, come previsto dall’articolo 49, può essere interessante da valutare nel tempo.
Replica
Massimo Andrea Ugolini, Sds Giustizia
Rimarco che il lavoro del gruppo di lavoro parte dagli interventi che venivano avanti dai precedenti governi sulla vecchia legge del ‘97. I nodi cardine sono toccati da diversi commissari e ringrazio Cardelli per aver parlato del personale, Si è cercato di mettere in campo tutta una serie di opzioni. Concordo che bisogna fare in modo che il carcere sia utilizzato il meno possibile e che bisogna lavorare piuttosto su rieducazione e formazione dei detenuti. E questo punto di vista credo il Pdl lo tenga in considerazione, Sulla ristrutturazione della struttura esistente: a giorni si può partire con i lavori con le caratteristiche richieste dal Cpt. Invece per quel che riguarda la vigilanza e la direzione: noi abbiamo scelto di avere una serie di opzioni, la gestione in capo alla Gendarmeria, ma al comma 7 c’è proprio scritto che la gestione e direzione carcere sia in capo alla Gendarmeria, ma deve esserci separazione con chi lavora all’interno del carcere, vi è poi la possibilità introdotta di avere un direttore esterno. Può capitare che spesso la struttura carceraria non è utilizzata, con nessuno in carcere, se andiamo a prendere del personale dedicato ci ritroviamo così del personale che lavora senza nessuno su cui espletare la vigilanza. Un buon compromesso può essere affidarsi alla Gendarmeria, in più oltre alla Milizia uniformata è prevista anche la possibilità al comma 11 di poter eseguire accordi con istituti vigilanza privata, qualora il corpo si trovi in situazione di difficoltà per garantire tutti i turni. Sull’articolo 29, riguarda proprio i rapporti con la famiglia: è stato aggiunto perché veniva sollevato dal Cpt. DIRE