San Marino. Approvata la legge di riforma dell’Imposta Generale sui Redditi con 39 voti a favore. La sintesi degli interventi di ieri sera in CGG

Mercoledì 5 novembre 2025, sera
Via libera, nel corso della seduta serale del Consiglio Grande e Generale, al progetto di legge di riforma dell’Imposta Generale sui Redditi, approvato con 39 voti favorevoli, 13 contrari e uno astenuto. Ratificato inoltre il Decreto Delegato 15/10/2025 n.125 “Emissione di titoli del debito pubblico – Repubblica di San Marino, tasso fisso 2,00%, 23 dicembre 2026”.
Alla ripresa dei lavori, vengono esaminati e approvati gli articoli 55 e 56 e, successivamente, l’allegato A congiuntamente agli emendamenti riguardanti l’Allegato E della Legge 166/2013 (Spese effettuate in territorio sammarinese per l’acquisto di beni e servizi, spese effettuate con la SMaC Card, modalità di calcolo e limiti della detrazione di imposta).

Spazio quindi alle dichiarazioni di voto. Emanuele Santi (Rete) ribadisce che “questa riforma così come presentata in prima lettura non doveva neanche essere presentata. Era una riforma completamente sbagliata, iniqua”. Ricorda che la sua forza politica l’aveva definita “da ritirare”, perché “andava a colpire le fasce più deboli e a proteggere le fasce più alte”. Una riforma che “andava a colpire i frontalieri e creava una discriminazione fra lavoratori sugli stessi luoghi di lavoro”, imponendo inoltre “di spendere una cifra esorbitante nella cosiddetta SMAC, che sui redditi bassi nessuno avrebbe potuto smaccare”. Nonostante le critiche, aggiunge, “noi abbiamo cercato in questi mesi di essere anche costruttivi”, ma lamenta che “nessun dato” sia stato fornito dal Segretario Gatti. Per il consigliere, il Governo ha “sfidato la piazza”, scegliendo di votare il primo articolo “per dare una dimostrazione di forza”. Spiega che “il sindacato vi ha portato un altro testo”, ma che “l’impostazione di Gatti non sarebbe cambiata” e che probabilmente “noi in questi giorni avremmo avuto altre diecimila persone in piazza”. Santi collega la svolta del confronto al “18 ottobre”, precisando che “il 17 sono stati fatti degli arresti” legati alla vicenda dell’acquisizione di Banca di San Marino. Conclude dichiarando che, per il suo gruppo, “questa rimane una riforma problematica, per le deleghe in bianco, per i problemi non risolti, per i controlli che non ci sono”, e annuncia il voto contrario: “è sicuramente una riforma che dichiara una sconfitta politica sonora del Segretario Gatti”.

Sara Conti (Repubblica Futura) spiega che il suo gruppo ha mantenuto “un atteggiamento molto duro e molto critico rispetto a questo provvedimento di legge”, distinguendo “da un lato quello che è stato il metodo e dall’altro invece il contenuto della norma”. Denuncia che la legge “andava a creare una distorsione molto pericolosa e una frattura sociale rispetto alle discriminazioni tra lavoratori residenti e lavoratori frontalieri”. Ricorda che “ci sono voluti due scioperi generali, con 10.000 persone la prima volta e più di 8.000 la seconda”. Conti respinge la narrazione della maggioranza: “non venite a dire che questo è stato un successo della comunicazione e del confronto, perché così non è stato”. Per Conti, “questo è stato il successo di quelle quasi 20.000 persone che sono venute a gridare in piazza e che hanno costretto il Segretario a sedersi al tavolo con i sindacati”. Riconosce che “nel testo 4.0 non esistono più” le discriminazioni tra frontalieri e residenti e che “le nuove tabelle SMAC sono state riformulate secondo un criterio molto meno penalizzante”. Rimangono tuttavia, afferma, “delle criticità”: “i controlli restano deboli se la politica continua a interferire nel lavoro dei tecnici; alcune scelte restano discutibili, come la moto bene strumentale, la delega in bianco sui decreti, l’eliminazione degli incentivi”. Ricorda infine che “anche il Segretario Gatti dovrebbe ricordarsi quando ha detto che ai lavoratori sarebbe costato di più un giorno di sciopero piuttosto che l’imposizione fiscale di quel primo testo di legge”.

Fabio Righi (Domani – Motus Liberi) precisa subito la posizione del suo gruppo: “la mia forza politica si trova non d’accordo con questa norma, quindi non sarà in grado di sostenerla”, spiegando che “per come l’avremmo gestita noi, non sarebbe stato necessario un intervento come questo.” Righi attribuisce l’origine del problema alla cattiva gestione del debito: “se il debito che il Paese è stato costretto a fare fosse stato destinato ad investimenti strutturali per questo Paese, probabilmente oggi non avremmo avuto la necessità di fare un provvedimento che mira a mettere le mani in tasca ai nostri cittadini.” Denuncia una gestione improvvisata che ha portato “prima a votare con grande imbarazzo una certa impostazione, e poi venire in quest’aula a depositare ulteriori emendamenti con 39 firme per votare una legge completamente diversa.” Per Righi, questa è “la certificazione del totale fallimento della gestione politica e del governo di questo Paese”. Ritiene che “i sindacati sono quelli che hanno vinto e stravinto questa battaglia”, mentre “le categorie economiche sono le grandi escluse.” Definisce la riforma “la conseguenza di un provvedimento raffazzonato che denota la totale mancanza di una visione.” A suo avviso, l’obiettivo reale è “raccimolare dei soldi per rimpinguare i conti pubblici per fare ulteriore debito.” Conclude esortando la maggioranza a fermarsi: “dedicate del tempo a una profonda riflessione e rimettetevi nei binari, perché così è oggettivo che non si possa andare avanti.” E chiude con un monito: “Ricordatevi che un Paese non fallisce per le difficoltà che affronta, ma per l’incapacità di chi lo guida di immaginare un futuro migliore.”

Massimo Andrea Ugolini (PDCS) difende invece il lavoro svolto dal Governo e la coesione della maggioranza: “sicuramente, in maggioranza, siamo tutti d’accordo sul testo approvato in questa sessione consiliare”. Bacchetta l’opposizione a cui “non è mai piaciuta né la versione 1, né la versione 2, né la versione 3, e neanche la versione 4”. “Probabilmente all’opposizione – osserva – avrebbe fatto più gioco rivedere una piazza piena.” Critica i metodi dell’opposizione, che a suo dire “si è nascosta dietro al metodo, dietro al fatto che gli emendamenti sono stati presentati in maniera tardiva.” Ugolini ammette che “intervenire sulla legge di modifica dell’imposta generale sui redditi non è mai un esercizio semplice”, ma sostiene che “questo provvedimento va a raccogliere queste istanze nell’interesse del Paese.” Nel merito, sottolinea che la legge “va a sistemare anche criticità che erano emerse, distorsioni nella precedente legge, la 166/2013.” Spiega che “si è modificato il sistema delle deduzioni, passando al sistema delle detrazioni” e che “c’è stata una maggiore attenzione all’aspetto dei controlli.” Evidenzia anche il ruolo della SMaC Card come “elemento di emersione del reddito”. Pur riconoscendo che “sull’aspetto del metodo… si può sempre fare meglio”, ribadisce che “l’importante è trovare un bilanciamento corretto nella formulazione finale.” Aggiunge che, dopo gli emendamenti, “l’impatto del gettito è inferiore rispetto alle stime preventivate dal Segretario di Stato alle Finanze”, e invita quindi a “intervenire sulla spesa pubblica, cominciando a rivedere veramente tutti i capitoli di bilancio.” Ringrazia “la Segreteria alle Finanze e tutti i tecnici che hanno lavorato in questi lunghi mesi” per aver portato avanti un provvedimento capace di “incrementare il gettito, eliminare distorsioni e cominciare a sistemare anche certi elementi” della normativa fiscale.

Guerrino Zanotti (Libera) sottolinea che si tratta di “un progetto che ha attraversato un percorso complesso, intenso e anche profondamente politico”, e che “questo percorso si chiude con un risultato importante, di cui essere soddisfatti.” Definisce la riforma “un importante obiettivo del programma di legislatura”, che punta a “un sistema fiscale più equo, ad accertamenti più puntuali e a controlli più efficaci.” Ma, aggiunge, ciò che conta davvero è che la legge arrivi “in un clima di ritrovata pace sociale, frutto del dialogo che le organizzazioni sindacali, dopo settimane di confronto anche aspro ma sempre costruttivo, hanno garantito.” Richiama il principio secondo cui “chi ha di più contribuisce di più, e chi ha di meno deve essere protetto.” Evidenzia “la possibilità di utilizzare le detrazioni SMAC sul reddito da lavoro autonomo”, un vantaggio “soprattutto per le giovani generazioni.” Ricorda anche l’obiettivo di “fare accertamenti con tempi più stringenti”. Sottolinea che la vera differenza “l’ha fatta il metodo”: “la capacità di dialogo della maggioranza e del governo, unita alla determinazione e al senso di responsabilità delle organizzazioni sindacali e delle associazioni datoriali.” Questo, per Zanotti, “è un segno di maturità che spero possa contraddistinguere anche le azioni del governo e della maggioranza d’ora in poi.” Rivendica che Libera “ha scelto di lavorare per unire e non per dividere”, contribuendo “alla scrittura degli emendamenti, insieme alla maggioranza, alla Segreteria e ai tecnici del Dipartimento.” Conclude affermando che “questa riforma non è perfetta, perché probabilmente nessuna lo è, ma è un passo avanti nella direzione giusta.”

Michela Pelliccioni (Indipendente) sottolinea “un cambiamento rispetto all’atteggiamento iniziale di totale chiusura e di inutile arroganza.” Chiarisce di aver “firmato gli emendamenti condivisi e sostenuto gli articoli approvati anche dai sindacati”. Tuttavia, rimprovera al governo di non aver tagliato le spese interne: “Un buon padre di famiglia, prima di chiedere i soldi fuori casa, deve prima fare i conti dentro casa.”

Giovanna Cecchetti (Indipendente) parla di “un provvedimento necessario, che questa maggioranza con grande senso di responsabilità verso il proprio Paese è riuscita a portare a termine.” Ritiene che il risultato sia “un provvedimento equo e uguale per tutti”, che “va a tutelare le fasce di reddito basse.”

Maria Luisa Berti (Alleanza Riformista) sottolinea che “non ci sono sicuramente dei vincitori”, ma “una partecipazione e una volontà di far emergere un testo che potesse essere il più efficace, il più condiviso.” Aggiunge che “è sicuramente questo un punto di partenza, non un punto d’arrivo.” Indica le priorità future: “un lavoro puntuale di revisione della spesa pubblica”, “una politica rigorosa dei controlli” e “una politica degli investimenti.” Ringrazia “tutti coloro che, da ruoli diversi, hanno cercato di lavorare insieme per condividere questo testo”, compresi “i tecnici della Segreteria di Stato e tutti i membri della Commissione Finanze.”

Paolo Crescentini (Partito dei Socialisti e dei Democratici) evidenzia che “tutti eravamo consapevoli, sia in maggioranza che in opposizione, che fosse necessaria” una riforma dell’IGR, “che serviva al Paese per essere più credibile.” Sottolinea che con questo intervento “abbiamo ricreato la pace nel settore produttivo” e reso “il sistema più equo e moderno.” Precisa che “per i redditi sotto i 35.000 euro le tasse saranno più leggere, mentre chi li supera contribuirà un po’ più degli altri”, perché “chi più ha più deve fare la sua parte: anche questa è una forma di equità.” Rivendica il miglioramento dei controlli “con il confronto dei dati e dei flussi bancari”, ricordando che l’obiettivo resta “pagare poco ma pagare tutti.” Crescentini ribadisce che “il fisco da solo non basta” e che ora serve “un’agenda di sviluppo che proietterà la Repubblica di San Marino, già dal 2026, verso una crescita concreta.” Conclude affermando che “questa è una riforma equa, frutto di un lungo e articolato dibattito e di un intenso confronto”, perciò “il gruppo consiliare del Partito dei Socialisti e dei Democratici esprimerà il proprio voto favorevole al provvedimento.”

I lavori riprenderanno oggi alle 14.00.
Di seguito una sintesi degli interventi.

20251105 – Consiglio Grande e Generale – Report mercoledi 5 novembre 2025 sera