L’Aula quindi avvia l’esame per la ratifica dei Decreti Delegati al Comma n.21. Dopo la ratifica dei decreti non scorporati, inizia un lungo dibattito sul Decreto Delegato 12/04/2023 n.62 “Nuove disposizioni in materia di credito agevolato in favore del settore alberghiero”.
Lo illustra all’Aula il Segretario di Stato per il Turismo Federico Pedini Amati. “Il presente decreto pone in essere incentivi per la riqualificazione del settore alberghiero di San Marino- spiega- c’erano state più sollecitazioni per il governo sia sulla necessità di aprire nuove strutture ricettive, sia di mettere nelle condizioni le strutture esistenti di riqualificarsi. Mancano in territorio un numero di camere adeguate e c’è davvero necessità di riqualificare anche le strutture esistenti. Questo decreto va nella direzione di creare strutture 3-4 stelle per il pernottamento dei nostri ospiti. E lo dico subito così siamo chiari: il presente decreto non si applica per Alpitour. Non va per strutture ex novo, per cui diversamente ci sarà una trattativa separata con convenzione dedicata.
Nel dibattito emerge una sostanziale condivisione sull’intervento ma anche- sia dalla maggioranza che dall’opposizione- osservazioni critiche sul testo e proposte di emendamento, persino di ritiro per avere più tempo per migliorarlo. Andrea Zafferani, Rf, anticipa a priori la non contrarietà all’intervento, anche se fosse esteso a nuove strutture, ad eccezione del caso Alpitour e dell’area ex Tiro a Volo. Sotto la lente poi l’articolo 2 del decreto che riguarda anche mutui già in essere: “Chi dovete aiutare con questo articolo?”, chiede il consigliere, sottolineando che non è mai successo in passato che “finanziamenti dati con altre regole, siano poi stati sostenuti dal credito agevolato dello Stato”. Maria Luisa Berti, Npr ritiene le finalità del decreto condivisibili ma evidenzia la carenza di dati su cui poter fare proiezioni del costo dell’intervento a carico dello Stato. “Valutate le situazioni attuali e i progetti di riqualificazioni rispetto all’esistente, quali possono essere gli impegni massimi di spesa a carico dello Stato- chiede- per far fronte al credito agevolato?”. Anche Iro Belluzzi, Libera, accende un faro sull’articolo 2 e la possibilità introdotta per chi ha richiesto finanziamenti per ristrutturazioni in passato di ‘rientrare’ in questa nuova norma. Emanuele Santi, Rete, chiarisce che con il decreto lo Stato si impegna a concedere alle imprese più colpite dalla crisi pandemica, e dalle ‘chiusure’, un credito agevolato in cui paga il 70% degli interessi sulle ristrutturazioni. “L’ Articolo 1 è un intervento dovuto- sottolinea- a sostegno di un comparto in seria difficoltà”. Ammette infine perplessità sull’articolo 2, “dove si apre la partita di andare a ristrutturare debiti pregressi”. Anche se gli emendamenti proposti cercano a riguardo di “mettere un limite”: dal tetto di 600 mila euro e alla riduzione al 50% dell’accesso ai crediti pregressi “per evitare possibili effetti distorsivi”. Stigmatizza la ‘genesi’ veloce del decreto Denise Bronzetti, per il Gruppo Misto, il “confronto mancato” e la “necessità di avere quanto meno alla mano dei dati”. Inoltre, “l’articolo 2 potrebbe creare- osserva- non solo disparità grosse di trattamento rispetto altre attività economiche, ma anche perché andiamo a intervenire su mutui pregressi, cosa che fino ad oggi non credo sia mai stato fatto”. Bronzetti motiva così l’emendamento abrogativo all’intero articolo. “Lo ritengo pericoloso- ribadisce infine- in mancanza di dati e concettualmente parlando”. Vladimiro Selva, Libera, vede con favore la volontà di intervento espressa dal decreto, ma elenca alcuni punti da chiarire. In primis, “questo decreto è finalizzato solo le strutture che oggi hanno 3 o più stelle- chiede- o possono concorrere anche strutture che hanno meno stelle e puntano ad averne almeno tre?”. Inoltre, “ci lasciano perplessi i 600 mila euro, un tetto che può andare bene per quest’anno, ma tra qualche anno sarà una cifra da rivedere”. Quindi i dubbi sull’articolo 2: “Capiamo la necessità di dare una mano a chi ha già fatto investimenti, ma così come scritto ci sono perplessità applicative”. Per questo, il consigliere di Libera suggerisce piuttosto di considerare l’emendamento abrogativo sull’articolo 2 “per evitare sviste ed errori” e di riproporre “un emendamento più condiviso, estendendo l’accesso agli incentivi non solo a chi oggi ha hotel a 3 stelle o più”. Alessandro Mancini, Npr, sottolinea l’importanza del decreto per il supporto dell’asset turismo e per il sistema-paese. Ma riconosce che va fatta un riflessione “su passaggi che comunque rimettono in discussione ciò era stato deciso e vanno in qualche modo a cambiare le carte in tavola a chi ha fatto scelte di investimento e chi non le ha potute fare”. Apre quindi una parentesi sul costo del denaro in Repubblica: “Lo Stato in questi anni è intervenuto tantissimo per sostenere gli istituti bancari e per tenere in piedi il sistema- fa notare- oggi però siamo ancora costretti a intervenire con risorse pubbliche a sostegno di aziende private perché il nostro sistema bancario non è riuscito a omologarsi al sistema europeo e di conseguenza l’erogazione di credito al privato diventa pesante, dal punto di vista del tassi”. Quindi Giovanni Maria Zonzini, Rete, chiarisce che l’articolo 1 parla di strutture già esistenti ,“le agevolazioni non riguardano nuove strutture”. Condivide le osservazioni a favore di una estensione a strutture di categoria inferiore, invita infine a rivedere l’articolo 2 in maniera restrittiva. Interviene anche Fabio Righi, Sds all’Industria, per evidenziare come il decreto “ambisca a portare incentivi mirati ad un settore in difficoltà, e non solo per il periodo covid”. Righi ritiene l’intervento “assolutamente auspicabile”. Si concentra quindi sul progetto Alpitour. “Sottolineare che non ci sia stata trasparenza è rappresentare una storia diversa dalla realtà”, manda a dire, ricordando che da almeno 20 anni si discute di investimento per una struttura ricettiva nell’area dell’ex Tiro a Volo. E ancora: “L’unica manifestazione di interessa pervenuta risulta quella di Alpitour con cui è in corso un approfondimento che porterà a una convenzione e non a vendita o cessione”, puntualizza. “E’ un’area che resta dello Stato- conclude- e si avrà cura di tutelarla”.
“Al di là di ogni polemica che non c’è- manda a dire Guerrino Zanotti, Libera- vista l’assoluta trasversalità di sostegno a questo argomento, le chiedo, Segretario, piuttosto che fare un ‘lavoro rimediato’ qua, con emendamenti dell’ultima ora, perché non ritira il decreto e ci ragioniamo magari con qualche dato in più e con il tempo necessario per riscrivere bene anche gli emendamenti? “Siamo a un bivio- ribatte Matteo Rossi, Npr- Zanotti suggerisce dall’opposizione di fermare la bocce e ragionare in modo più dettagliato sulle criticità emerse, oppure l’ Aula è qui per fare il suo lavoro e per fare il miglior decreto possibile”.
In Replica, quindi il Sds Pedini Amati risponde alle richieste di estendere l’intervento anche a strutture di categoria inferiore alle 3 stelle: “Siamo tutti d’accordo- manda a dire- che bisogna riqualificare l’esistente, è vero si potrebbe fare per i 2 stelle, per i B&b e per ‘la qualunque’, ma qui abbiamo scelto di farlo sui 3-4 stelle non a caso, perché abbiamo bisogno di elevare le tipologie di ricettività dell’esistente”. Inoltre, “non stiamo utilizzando risorse di bilancio esistenti- aggiunge- ma risorse degli stessi albergatori”, puntualizza, chiarendo che il capitolo di bilancio derivato dalla Tassa di soggiorno è sostanzialmente una novità. I primi versamenti di tale imposta sono arrivati dal 31 luglio 2022: “In una proiezione annuale si tratta più o meno di un incasso di 600 mila euro- spiega Pedini- tanto che abbiamo messo il limite del finanziamento quota interesse fino a quella cifra e non oltre”. Sul pregresso: “Uno non può arrivare a chiedere un mutuo da 50 mila euro e agganciargliene uno precedente da un milione- chiarisce- quindi abbiamo detto che si può agganciare un mutuo precedente nella richiesta massima del 50%”. E ancora: “Sui nuovi investimenti vedremo, ma è un’altra partita- prosegue- Qui rientra chi esisteva nel periodo del covid”.
In fase di replica i consiglieri tornano a ‘battere’ sull’esclusione dall’incentivo delle strutture a due stelle e sulle osservazioni già sollevate in dibattito, finché Emanuele Santi, di Rete, tira le somme. “La decisione più saggia è di rinviare il decreto- manda a dire- si rischia di fare un pastrocchio se portiamo emendamenti e non siamo sicuri neanche di quello che stiamo scrivendo e rischiamo anche con l’apertura ad altri operatori economici e con i mutui pregressi che il decreto sia inapplicabile”. Il Segretario Pedini risponde amareggiato: “Torno indietro, mi sembra che non siamo più tutti d’accordo. Prima non c’erano tutti questi distinguo”. E ancora: “Dovrei prendere atto che ci sono imboscate qua dentro, io sarei per andare avanti, ci siamo spiegati in tutto, perché i 2 stelle non rientrano e ci eravamo detti che l’importo andava bene, adesso ci fermiamo perché abbiamo un pensiero nuovo”. Eppure, “In 4 anni di questa maggioranza e di questo governo neanche un euro è stato investito nel settore turistico- fa notare- siamo un Paese che si fonda per 19% del suo Pil del turismo e voi venite a fare il giochino del ritiro”.
Infine, i lavori sono sospesi per un confronto dei gruppi sul decreto e riprenderanno nel pomeriggio.
Nel pomeriggio continua il confronto al Comma n.21 sul Decreto Delegato 12/04/2023 n.62 “Nuove disposizioni in materia di credito agevolato in favore del settore alberghiero” che alla fine di un lungo confronto sugli emendamenti -e l’abrogazione dell’articolo 2- viene ratificato all’unanimità, con 25 voti a favore su 25.
Larga parte dei lavori consiliari del pomeriggio dunque si sono concentrati sulla discussione e sull’esame degli emendamenti del decreto n. 62. Dopo la presentazione delle modifiche del governo, tra cui la definizione del tetto di 600 mila euro, quale contributo economico annuale dello Stato, interviene Gian Carlo Venturini, Pdcs per richiedere di eliminare le distinzione tra le categorie delle strutture che possono usufruire degli incentivi. “Dato che utilizziamo i fondi della tassa di soggiorno per finanziarli, tassa che pagano sia i 2 stelle che i 3 stelle- sottolinea- credo sia opportuno non ci sia limitazione per chi vuole riqualificare la sua struttura”. Emanuele Santi di Rete spiega che oltre i 600 mila euro l’anno lo Stato ‘non possa andare’, ma non si tira indietro dall’eliminare la dicitura ‘strutture alberghiere classificate con numero di stelle uguale o superiore a 3’, come sollecitato da Venturini, e “per aprire a tutti gli operatori” si rimette alla volontà dell’Aula. Fabbri Rossano, Gruppo misto, lancia un monito: “Sono talmente poche le strutture 3-4 stelle a San Marino che rischiamo di fare un intervento ad hoc per quattro o cinque hotel e non siamo d’accordo che le agevolazioni siano limitate solo a loro”. Matteo Ciacci, Libera, nel dare il consenso alla modifica del decreto “in modo che valga per tutti”, evidenzia la forte presa di posizione della maggioranza e, in particolare l’intervento ‘politicamente fastidioso’ del consigliere Fabbri. Mirco Dolcini, Dml, ritiene non peregrina la ratio dell’Articolo 1, perché “si voleva puntare ad aumentare il livello delle stelle dei nostri alberghi”, ma dato che a pagare la tassa di soggiorno sono i clienti di tutti gli alberghi “sarebbe iniquo-conclude- agevolare solo le strutture dalle 3 stelle in sù”. Vladimiro Selva, Libera, riconosce che la maggioranza ha colto le proprie sollecitazioni avanzate in mattinata e fa notare come l’intervento del consigliere di maggioranza Fabbri sia stata una critica molto forte. Iro Belluzzi, Libera, rimarca come “tutto il dibattito sia stata una bocciatura da parte dei consiglieri di maggioranza al governo, che svolge tutte le azioni in maniera collegiale” e quale che sia il finale è “una grande figuraccia”. “Da questa mattina abbiamo l’Aula bloccata su questo decreto e non stiamo dando un gran spettacolo alla cittadinanza”, sbotta Alessandro Bevitori di Libera. Per Maria Luisa Berti, Npr, l’opposizione sta solo strumentalizzando il dibattito “per mandare avanti messaggi di disfattismo e di sommossa”. Al contrario, “ci stiamo confrontando su emendamenti- chiarisce- su proposte portate da consiglieri di maggioranza e opposizione e si chiede di rivolgere i benefici di questo decreto all’intero settore alberghiero”. Giuseppe Maria Morganti, Libera , stima che con 600 mila euro di contributo in interessi si riescano a finanziare solo 4-5 investimenti per altrettante strutture .“Ed è una cosa grave- sostiene- perché significa che tutti gli altri saranno esclusi”. Grazia Zafferani, Gruppo misto, punta il dito contro l’abuso di decretazione. “Bisogna iniziare a lavorare con progetti di legge proprio per non ritrovarsi in queste situazioni in Consiglio- osserva- sono emerse criticità e si sta cercando di venire incontro a quello che la maggioranza non è riuscita a rimediare”. Andrea Zafferani, Rf riconosce come positivo che con l’articolo 1 “si fosse pensato un percorso per gli investimenti più qualificanti”. Ma restano perplessità sul fatto che il contributo dello Stato sia finanziato dalla “tassa pagata da tutti” e poi, aggiunge,“se escludiamo strutture al di sotto le tre stelle e i nuovi investimenti- osserva- questo intervento porta pochi nomi, mentre sarebbe opportuno allargare la platea dei beneficiari”. Stefano Giulianelli, Pdcs corregge le stime date in precedenza dal consigliere Morganti. “Il contributo economico dello Stato in misura massima di 600 mila euro è per anno, non decennale”, chiarisce. Poi, conta che a San Marino operano in tutto 11 strutture alberghiere con 3 e 4 stelle. Per Nicola Renzi. Rf, l‘intervento è da migliorare: “Ma una mano sulla coscienza per gli operatori del turismo del territorio ce la dobbiamo mettere tutti, meritano delle risposte”. Però l’intervento in questione “non deve essere retroattivo- puntualizza- e deve essere commisurato sulle esigenze”. Infine il Sds Pedini Amato replica smentendo la teoria dell’intervento ad hoc: “Quando parliamo di hotel 3 e 4 stelle, parliamo di 11 strutture ricettive sulle 22 in totale- sottolinea- e allora andiamo incontro a qualcuno? Di cosa stiamo parlando?”. L’intento, ribadisce, era quello di elevare la qualità delle camere in quelle strutture. E per dimostrarlo, “non ho problemi- assicura- ad allargare a chiunque la possibilità di usufruire degli incentivi per il mutuo”. Pedini si toglie poi qualche sassolino dalle scarpe: “Basta questi giochi in maggioranza- manda a dire- è uno stillicidio, io mi vergognerei a dire che è provvedimento di qualcuno, a questo gioco non gioco”. E ricorda infine come per per B&b, e per le strutture 1- 2 stelle sia già previsto il credito agevolato: “A parità di tasso, fino a 1 mln di euro, tutti ne possono usufruire- rimarca- ma qui dobbiamo fare politica sempre. E’ avvilente”. Replica Fabbri: “Rinvio al mittente i ‘giochini politici’ e le questioni di maggioranza e opposizione, non ho inteso a cosa si riferisse il Segretario- manda a dite- l’Aula è qui per migliorare gli interventi”. Dopo un ulteriore confronto tra i gruppi, il Segretario Pedini dà lettura del nuovo emendamento che allarga a tutte le strutture alberghiere l’accesso al credito agevolato previsto dal decreto. L’emendamento viene infine accolto all’unanimità.
Altro dibattito si sviluppa all’articolo 2, a cui Rossano Fabbri, presenta un emendamento abrogativo del Gruppo misto: “Lo presentiamo nella speranza di trovare anche in questo caso la quadra per questo articolo che non gira nella parte in cui si pretende che questa forma di finanziamento si possa inserire in mutui ipotecari già concessi e abbia evidente efficacia retroattiva”. Infatti, “Ci sono problematiche applicative prima ancora che politiche- motiva- riteniamo necessario trovare un punto di incontro”. Emanuele Santi, Rete, conferma le sue perplessità su questo articolo. “L’Aula in modo democratico è davanti a due scelte- spiega- o abrogare l’articolo 2 oppure c’è possibilità, con altri emendamenti, di andarlo a modificare”. Questo non è un attacco al governo o un giochino politico, puntualizza, ma “un esercizio di democrazia e l’Aula può scegliere quale delle due versioni può mettere in campo, abrogare o modificare l’articolo, mettendo un importo e chiedere per la metà di rinegoziarlo”. Gian Nicola Berti, Npr, annuncia che il proprio gruppo lascia libertà ai consiglieri di esprimersi sull’emendamento. “Questa maggioranza non è fatta da consiglieri che accettano acriticamente le proposte del congresso”, sottolinea, riferendosi alle accuse mosse dall’opposizione. “In altri tempi- incalza- erano persone esterne al Consiglio che portavano decreti e le vecchie maggioranze ratificavano”. Ribatte a stretto giro Bevitori di Libera, tornando ad accusare la maggioranza per la “grande perdita di tempo e di denaro” dei cittadini, rispetto ai lavori consiliari. Per Giulianelli, Pdcs, in realtà non c’è un problema di retroattività della norma. “Si parla- motiva- di quota interessi che l’operatore pagherà dall’entrata in vigore della normativa, non si parla di interessi o debiti residui di quote capitali pregresse”. “Ci sono elementi di tipo tecnico in questo intervento che lasciano delle perplessità- sottolinea Michela Pelliccioni, Dml- Così temo non si riesca a renderlo applicabile”. Per Andrea Zafferani, Rf “un cambio in corsa delle regole che regolano i mutui degli operatori economici non può trovare un seguito legislativo”. Infine, il Sds Pedini chiarisce: “Abbiamo dovuto fare la scelta, andare avanti con la moratoria della quota capitale degli alberghi, con cui si sono bloccati i mutui nel periodo covid, o cambiare direzione, incentivando gli investimenti”. O ancora, “questo articolo 2 non va nel passato- ribatte- ma tiene conto di chi aveva un mutuo già esistente anche nel periodo covid, che domani mattina deve sommare a quello nuovo”. Alla fine, come già emerso dagli interventi a sostegno dell’abrogazione, l’emendamento del Gruppo misto viene accolto con 25 voti a favore e 15 contrari e il Decreto emendato viene approvato all’unanimità con 25 voti su 25 presenti.
Fonte DIRE